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Le nuove strade delle residenze per disabili
Sabato 15 febbraio l'Auditorium Sant'Artemio della Provincia di Treviso ha ospitato il convegno “Residenzialità e disabilità” organizzato dalla Fondazione “Il nostro domani onlus”.

Sabato 15 febbraio l'Auditorium Sant'Artemio della Provincia di Treviso ha ospitato il convegno “Residenzialità e disabilità” organizzato dalla Fondazione “Il nostro domani onlus” (link http://www.ilnostrodomani.org/web/ )in collaborazione con la Provincia di Treviso e il Tavolo di coordinamento sulla disabilità della Provincia di Treviso. L'incontro si proponeva di fare il punto sui servizi residenziali presenti ad oggi sul nostro territorio per le persone con disabilità e di esplorare nuove strade da percorrere per il futuro.
I lavori sono stati introdotti dal senatore Angelo Pavan, vice presidente della Fondazione e dal suo presidente monsignor Ferdinando Pavanello; sono intervenuti inoltre Paolo Speranzon, assessore provinciale alle politiche sociali, Bernardo Zambon, sindaco di Valdobbiadene e presidente della Conferenza dei sindaci dell'Ulss 8, Remo Sernagiotto, assessore regionale ai servizi socio-sanitari e Ubaldo Scardellato, direttore servizi sociali dell'Ulss 9. Paola Vescovi, Natalino Filippin e Renata Gherlenda, responsabili dell'area disabilità rispettivamente dell'azienda Ulss 7, 8 e 9, hanno fatto il punto sull'attuale situazione abitativa nel territorio della provincia.
Più di 430 posti letto totali, divisi in 32 strutture: comunità, Rsa e gruppi di appartamenti. Unanime la constatazione che il buon servizio garantito attualmente debba essere tuttavia ripensato nel tentativo di dare maggiore rilevanza ai progetti di vita dei singoli individui. Ivano Pillon, presidente del coordinamento provinciale associazione handicappati propone una riflessione sul ruolo della famiglia e della società nella gestione della situazione, che devono integrarsi. Inoltre sottolinea la necessità di una redistribuzione più equa delle risorse.
Ciò che emerge dagli interventi è la necessità di percorrere nuove strade: nella varie residenze alloggiano persone con livelli di disabilità differenti, individui con la propria personalità, che deve essere messa in relazione con le esigenze degli altri ospiti della struttura. Lasciare la propria casa e la propria famiglia non è facile. La casa è il luogo delle nostre radici, della nostra appartenenza. Separarsi dalla propria famiglia comporta un profondo cambiamento nelle relazioni e nei rapporti affettivi. Per questo, anche attraverso la nuova scheda di valutazione dei soggetti, la S.Va.M.Di utilizzata dal 2013, si cerca di andare sempre più verso una personalizzazione del servizio che differenzi le risposte in base alle necessità del singolo individuo. Si tenta dunque di dare valore alla relazione della persona con gli altri e con il territorio, creando un senso di appartenenza, che protegga dai rischi di discriminazione sociale, nel rispetto del diritto alla salute per tutti, e che allo stesso tempo valorizzi le abilità e l'autonomia del singolo.
Cooperative, fondazioni e associazioni di volontariato sociale cercano quindi a tale scopo una cooperazione sempre più sistematica con le famiglie,le istituzioni locali, le aziende socio sanitarie e il terzo settore nel tentativo di rispondere alle esigenze di ogni persona e di creare una relazione tra strutture, individui e territorio.
Ad oggi andiamo verso progetti come quello di cohousing “Una casa su misura” portato avanti dalla cooperativa Solidarietà di Treviso (http://solidarietatv.altervista.org/) o “Weekend per le autonomie” promosso dal servizio integrazione sociale dell'Ulss 9, oppure ancora come le “Fattorie sociali”. Tutti progetti che assieme al ripensamento delle attuali residenze e comunità permetteranno alla persona con disabilità di poter progettare con maggiore autonomia la propria vita, ripensando il suo ruolo all'interno della società.