Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Il centrodestra inciampa in Sardegna. Si complica ancora di più un altro mandato per Zaia?
Un mese fa, nessuno lo avrebbe detto. Poi, l’andamento della campagna elettorale e i sondaggi riservati della vigilia avevano fatto presumere che la partita si fosse riaperta. Effettivamente, in Sardegna (Regione anomala, ma spesso anticipatrice di fenomeni più ampi), Alessandra Todde ha conquistato la presidenza per il centrosinistra, imperniato sull’alleanza, finora mai del tutto decollata, tra Pd e M5S.
Un risultato che ha avuto due effetti immediati: da un lato, ha dato fiato alle speranze del centrosinistra, arrivato a questo primo appuntamento elettorale di un anno cruciale, in seguito a una serie di sconfitte che sembrava interminabile.
Dall’altro, ha minato le certezze del centrodestra, e allargato il solco, soprattutto, tra Giorgia Meloni e il sempre più traballante Matteo Salvini. Anche per questo, il voto in Sardegna avrà effetti sulla controversia tutta interna alla coalizione sul “terzo mandato” e, di conseguenza, sulla possibilità di una nuova candidatura di Luca Zaia in Veneto.
Una prima domanda rispetto alla quale cercare risposta è: solo un episodio o la spia di un’inversione di tendenza nell’elettorato? Difficile rispondere. Una prima controprova si avrà in Abruzzo, tra una settimana. Sicuramente, però, in Italia i cicli politici, negli ultimi anni, sono stati più brevi di quello che ci si sarebbe potuto aspettare. Dieci anni fa, per esempio, eravamo in piena era renziana, e il Pd governava in quasi tutte le Regioni, a parte nel Lombardo-Veneto. Di conseguenza, l’attuale maggioranza farà bene a non sottovalutare il segnale, anche perché la sconfitta è giunta in seguito a divisioni, errori, impuntature (il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, è stato “imposto” dalla premier Giorgia Meloni, nonostante la sua poca popolarità). Più in generale, gli elettori sono propensi a punire candidature calate dall’alto. Quella di Todde, in questo caso, è stata percepita come una candidatura “locale”, nata dal basso, e in quanto tale la candidata del centrosinistra è stata premiata.
Una seconda questione riguarda, appunto, il futuro del centrosinistra. Il politologo Roberto D’Alimonte, dopo le elezioni sarde, ha fatto notare che, in questo momento, gli elettorati di Pd e M5S sono molto più compatibili rispetto a qualche tempo fa. E’ prevedibile che, dopo le elezioni Europee (nelle quali, con il proporzionale ognuno va per conto suo) questa alleanza si consolidi. Piuttosto, appare evidente che un centrosinistra che voglia essere competitivo non può non guardare al centro e ai partiti (oggi divisi), di quello che fino a qualche mese fa si chiamava “terzo polo”.
Infine, l’ulteriore domanda riguarda la coalizione di centrodestra. Al di là delle dichiarazioni, soprattutto Fratelli d’Italia e Lega sembrano sempre più lontane. A dividere le due forze politiche è anche la posizione sul terzo mandato. Ecco perché il risultato sardo finisce per incidere anche sul futuro del presidente del Veneto, Luca Zaia. Salvini appare dentro il suo partito sempre più debole, e non può permettersi di aprire in modo esplicito un fronte con il presidente del Veneto. Ma un possibile via libera al terzo mandato passa solo attraverso un ritrovato accordo all’interno della maggioranza. Ipotesi sempre possibile, anche se, a oggi, non facilmente prevedibile, visto il clima che regna tra i partiti e i leader. Così, in Veneto, lo “stato maggiore” della Lega è sempre più a disagio, soprattutto rispetto alla ventilata candidatura del generale Roberto Vannacci.