Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
I detenuti del carcere di Treviso: "A Pasqua il nostro cibo per i più poveri"
Dopo il gesto compiuto a novembre, per il Giubileo dei detenuti, digiuneranno anche nel giorno di Pasqua, devolvendo il cibo alla Caritas

Un gesto di solidarietà che avevano già fatto lo scorso novembre, in occasione del Giubileo dei carcerati, e che domani ripeteranno nel giorno di Pasqua.
Nessun pranzo delle feste, nessuna colomba per i detenuti della Casa circondariale di Treviso. Il giorno di Pasqua torneranno a digiunare e a devolvere i propri pasti alla Caritas diocesana. Una scelta che loro stessi spiegano con un fax arrivato nella redazione del nostro giornale nei giorni scorsi: “Nel giorno in cui si festeggia la Resurrezione di Gesù, noi detenuti, sia cristiani che musulmani o di altri credi religiosi, abbiamo aderito a un digiuno per fare un’opera di solidarietà con chi ha ancora meno di noi. Tutto il cibo che normalmente sarà distribuito il giorno di Pasqua all’interno del nostro istituto, sarà interamente donato alla Caritas affinché provveda alla distribuzione alle persone bisognose”.
“E’ un gesto molto bello che è partito anche questa volta da loro, spontaneamente – ricorda don Pietro Zardo, il cappellano del carcere – e tutti vi hanno aderito, è una scelta di bene contagiosa”.
Non un modo per cercare visibilità o, per dirla con le loro parole, “gloria o redenzione”. “Per noi – sottolineano - la gratifica è la felicità interiore che questo gesto potrebbe creare in chi lo riceve, facendo emergere dentro di noi quella parte buona che tutti nascondiamo”.
L’obiettivo è, dunque, aiutare chi ha meno di loro, molto semplicemente, rinunciando all’unica cosa di cui possono disporre nella situazione di vita “ristretta” in cui trascorrono le loro giornate.
Ma – e lo spiegano chiaramente nelle poche righe del fax – loro scopo è anche sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti del mondo del carcere, nel quale molte persone, spesso in situazioni precarie e di sovraffollamento, lavorano per un percorso di rinascita personale, aiutate dagli operatori, dai cappellani, dai volontari. Far aprire gli occhi al mondo di “fuori”, su quelle vite che spesso – spiegano - sono “oscurate dai muri che circondano questi Istituti di pena e che ledono la dignità umana”. A portare ai detenuti la vicinanza di tutta la chiesa diocesana, il giorno di Pasqua, sarà il vescovo, Gianfranco Agostino Gardin, che come da tradizione celebrerà la prima messa della giornata proprio con loro, con il personale di Polizia penitenziaria e la direzione del carcere.