Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Cava Morganella: voragine sotto la falda
La Regione Veneto, lo scorso dicembre, ha autorizzato i proprietari della cava di Ponzano a scendere fino a 60 metri di profondità: significa estrarre ancora 4 milioni di metri cubi di ghiaia, ma soprattutto significa "sguazzare" dentro l'acqua che rifornisce i pozzi di Treviso

Vi siete mai domandati perché le cave si riempiono d’acqua? Perché queste grandi voragini nel terreno raccolgono l’acqua piovana? Non è così. Quell’acqua, in genere piuttosto pulita, non è altro che l’affiorare della falda acquifera che nella pianura trevigiana si trova mediamente attorno ai 30 metri di profondità e che trasporta le acque accumulate nella Pedemontana, acque che vengono utilizzate anche per l’alimentazione. Ciò che di solito è protetto nel ventre della terra, in parte al sicuro da inquinamenti e agenti atmosferici, emerge per opera dell’uomo, che è alla ricerca di un prezioso materiale, la ghiaia. Questi sassi e sassolini accumulati nel sottosuolo in milioni di anni filtrano l’acqua e permettono all’acqua piovana di scendere in profondità fino alla falda: quando vengono estratti, l’acqua risale in superficie.
Nella cava di via Morganella, a Ponzano, questo fenomeno è evidente. Si è scavato fino a 40 metri e la falda è emersa. Si tratta di una cava enorme, in questo momento non proprio in attività: si lavorano materiali che provengono da altri siti della Superbeton, del Gruppo Grigolin, che l’ha appena rilevata da Biasuzzi. Si estende per circa un chilometro ed è ampia 500 metri. Forse una delle più estese in Europa. Ora c’è bisogno di approfondire lo scavo, perché possa essere ancora “coltivata”. La Regione Veneto, lo scorso dicembre, ha autorizzato i cavatori a scendere fino a 60 metri di profondità: significa estrarre ancora 4 milioni di metri cubi di ghiaia, ma soprattutto significa “sguazzare” dentro l’acqua che rifornisce i pozzi di Treviso. Non che finora non lo si facesse, solo che ora si arriva a scavare ancora di più, rimescolando il materiale che si è accumulato sul fondo della cava.
Il settore è poderoso, a Treviso sono rimasti due giganti, Grigolin e Mosole, a dividersi un mercato che morde il freno: a momenti partiranno tutti i lavori legati al bonus 110 per cento, l’edilizia sta scaldando i motori. Con la ghiaia si fa quasi tutto in edilizia, in primis la calce, e queste ditte si sono altamente specializzate nelle produzioni di materiali per questo settore. Sono aziende che partono dalla materia prima e offrono prodotti finiti, seguono tutto il ciclo, dai calcestruzzi alle vendite immobiliari. Il costo delle ghiaia è minimo, si paga una specie di tassa demaniale di circa 1 euro e mezzo a metro cubo, e poi la si rivende anche a 15 euro a metro cubo o più, alla fine del ciclo. I costi maggiori sono legati al trasporto. Già, questo è un altro dei temi che spaventano gli abitanti di Ponzano: da una cava entrano ed escono, per gestire un milione di metri cubi l’anno, 272 camion al giorno.
Nessuno si attendeva la concessione di questo ulteriore scavo, una mozione del Consiglio regionale del 2014 e un ordine del giorno del 2016 impegnavano la Regione a indagare la natura e la pericolosità dei materiali presenti sul fondo cava. Per di più a Treviso, la nuova legge sulle cave del 2018, assegna, per gli anni futuri, zero milioni di metri cubi di estrazione, anche per riequilibrare il peso di queste attività che finora “premiavano” solo Treviso. La legge sulle cave ha una postilla che salva tutte le concessioni in essere. Così, sembra che agli uffici tecnici della Regione sia arrivata addirittura una diffida a dare la concessione e che l’avvocatura non abbia trovato alcun appiglio. E si è dovuto procedere, acqua o non acqua. L’Ats, Alto trevigiano servizi, che gestisce l’acqua potabile, per bocca del suo presidente, Fabio Vettori, annuncia una interlocuzione stretta con la Regione per la verifica, attraverso l’Ulss e l’Arpav, di tutti i parametri della potabilità dell’acqua. “Il primo interesse è la salute dei cittadini - afferma Vettori -, controlliamo l’acqua ogni 15 giorni nei pozzi”. Resta il problema della profondità, si può derogare anche su questo o è illegale? Si possono raggiungere i 60 metri? Per i tecnici della Regione sì.
La richiesta di autorizzazione giaceva in Regione dal 2008 e probabilmente il nuovo proprietario si è dimostrato più deciso del precedente ad andare fino in fondo sui “diritti acquisiti”. A cosa servono altri 4 milioni di metri cubi di ghiaia dopo che la Superstrada pedemontana veneta ha permesso di ricavarne 10 milioni? Già tutta venduta e utilizzata? Ai tempi della crisi finanziaria della Sis, il consorzio per la realizzazione della Spv, si citavano le minori entrate dovute alla vendita della ghiaia, le cifre attese non sono arrivate perché i depositi erano pieni e il prezzo era crollato. Ora la richiesta è ripartita? Si possono piazzare sul mercato quantitativi così grandi di ghiaia? Se la risposta fosse positiva vuol dire anche che ci sarà maggior occupazione in futuro. Serve valutare, però, l’impatto sul paesaggio, sulla vita quotidiana dei cittadini e essere certi che abbiamo fatto tutto il possibile per riciclare il materiale già utilizzato; che grandi aziende, come la Grigolin, puntino sul riuso dei materiali, su un modello circolare da cui possono ricavare economie di scala e, perché no, anche profitti.
Maggiori approfondimenti e interviste nel numero di Vita del Popolo del 28 marzo