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Moniego, la chiesa ha 700 anni

Domenica 21 marzo, alle 11, messa presieduta dal vescovo Michele

Sarà una festa sobria, nel rispetto delle norme anticontagio e del tempo difficile che stiamo vivendo, ma un compleanno speciale - i 700 anni dalla consacrazione della chiesa parrocchiale - andava celebrato. La comunità di Moniego ricorda questo anniversario domenica 21 marzo, con la messa solenne, alle 11, presieduta dal vescovo Michele. “Non possiamo fare molto, con le attuali restrizioni – sottolinea il parroco, don Valeriano Mason –, ma la cosa più importante è riunirci attorno all’Eucaristia, per ringraziare il Signore e per fare memoria di una storia di vita e di fede, caratterizzata dall’affidamento a Lui nei momenti difficili e gioiosi della vita della nostra comunità e di ogni famiglia. E lo faremo con il nostro pastore, che accoglieremo per la prima volta nella nostra parrocchia”.

Un’altra occasione per ricordare l’anniversario della consacrazione della chiesa sarà proprio nella festa dell’Annunciazione della Beata Vergine Maria, a cui la chiesa è dedicata: giovedì 25 marzo saranno celebrate due sante messe, alle 16.30 e alle 19.

La chiesa arcipretale di Moniego, una delle tre frazioni del Comune di Noale, è certamente tra i gioielli artistici della zona. Pur essendo l’apice del territorio più orientato verso la Marca trevigiana, la comunità moniecense è appartenuta per lungo tempo, fino al 1818, al patriarcato di Aquileia e alla diocesi di Udine.

La prima consacrazione della chiesa di Santa Maria Annunziata di cui si ha notizia è quella del 25 marzo 1321 compiuta dal patriarca Pagano della Torre, 700 anni fa. Per l’occasione la parrocchia ha realizzato un depliant per una visita guidata alla chiesa hanno collaborato Roberto Simionato e il dott. Alberto Furlanetto. Inoltre, Simionato che per anni ha collaborato con il prof. Luigino Bovo nelle ricerche di archivio, ha curato la pubblicazione dell’ opuscolo “Moniego 1321-2021 I 700 anni della chiesa S.Maria Annunziata di Moniego” ricco di foto e di note per conoscere e gustare la ricchezza storico-artistica della chiesa. Ecco alcune note storiche riportate nel notiziario parrocchiale: “Molti elementi, non ancora suffragati da reperti archeologici, fanno pensare che già nell’VIII secolo ci fosse una pieve a Moniego. Il prof. Dal Mas, della Facoltà di architettura di Roma, ad esempio, ritiene che ci dovesse essere una chiesa paleocristiana sorta su un precedente sacello di divinità pagane. Una cappella è menzionata nelle Rationes Decimarum Italiae del 1297. La dipendenza fino al 1815 della parrocchia dal patriarcato di Aquileia è uno dei fatti più significativi. Luigino Bovo e Giovanni Zorzetto nel libro “L’antica Pieve di Moniego” ipotizzando che il nome Moniego derivi da “Mulinego” o “Molinego”, cioè “paese del mulino”, vista la presenza del fiume Draganziolo, ritengono che fosse “pertinenza” dell’Abbazia benedettina di Sesto al Reghena (Pn) in seguito a una donazione.

Della struttura originaria della chiesa, consacrata appunto nel 1321, restano tracce fra gli archetti del sottotetto, una iscrizione in caratteri gotici del 1365 nella vecchia sacrestia e la custodia degli Oli sacri. Alla fine del ‘400 la chiesa fu ampliata e la facciata e il tetto rifatti. Oggi, dopo la ristrutturazione del 1926, le pareti sono completamente spoglie ma, come testimonia lo storico Fapanni, alla fine del secolo scorso sia le pareti laterali sia il soffitto erano affrescati con scene evangeliche. Incuriosisce la statua del Redentore sopra la cupola del quattrocento. L’interno è rettangolare a una navata e ha cinque altari. Il campanile è stato eretto nel 1512 di fronte alla facciata”.

La comunità di Moniego è molto devota a due santi. Il primo - come da ricerche dell’associazione Cultura Avventura - è san Valentino, a cui è dedicato un altare a destra del presbiterio dove è visibile un dipinto eseguito nel 1960 dal pittore Borsato in sostituzione della tela del ‘600 andata distrutta da un incendio. La scena è ambientata a Moniego e il santo è raffigurato nell’atto di intercessione e di sollievo a una donna del posto, colpita da attacco epilettico. La pianeta rossa che indossa, simbolo del suo martirio, è conservata in un armadio in sacrestia ed è opera di paziente ricamo di tante giovani di Moniego. A sant’Urbano è dedicato invece l’altare a sinistra del presbiterio. Vi si trova un dipinto, sicuramente seicentesco, che riproduce il santo pontefice e martire, con ai lati i santi Benedetto e Francesco. Altra notizia curiosa riguarda la presenza della statua della “Madonna del Pan”, datata 1492. L’8 dicembre, solennità dell’Immacolata, la Madonna è ricordata con questo titolo, mentre sono benedetti e poi consumati alcuni quintali di grossi pani.

Da visitare la cappella Grimani, la vecchia sacrestia. L’interno conserva le uniche decorazioni rimaste dopo la ristrutturazione dei primi decenni del Novecento. La costruzione della cappella risale senz’altro ai primi anni del ‘500.

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