Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Moniego: Domenica festa per il primo anno del centro di accoglienza Casa Karibu
Vivere, insieme la quotidianità - spiegano i volontari di Casa Karibu - abbatte in un secondo ogni barriera. Andare a fare la spesa, oppure cenare insieme o scambiarsi i consigli su una buona lettura, fa diventare l’integrazione un atto dovuto.
“Quando ci si incontra è tutto più semplice!”. Così si esprimono i volontari di Casa Karibu, il centro d’accoglienza straordinaria di Moniego di Noale che, in questi giorni, compie un anno. Un anno pieno di fatiche che ha portato, però, risultati incredibili. Casa Karibu, se per certi aspetti segue le linee guida europee per la gestione dei Cas (la parte tecnico - legale - amministrativa è affidata alla cooperativa “Il Villaggio Globale”), per altri può vantarsi di seguire un metodo assolutamente nuovo, o quanto meno diverso, per tutto quello che concerne la parte relativa all’integrazione.
La presenza, costante e giornaliera dei volontari, ha consentito una sorta di naturale abbinamento “one to one”. “Vivere, insieme la quotidianità - spiegano i volontari di Casa Karibu - abbatte in un secondo ogni barriera. Andare a fare la spesa, oppure cenare insieme o scambiarsi i consigli su una buona lettura, fa diventare l’integrazione un atto dovuto. La conoscenza non concede spazio alla paura. E la conseguenza è una bella convivenza che arricchisce tutti”.
Proprio con questo spirito, domenica 17 giugno, a Casa Karibu si è tenuta la festa di fine Ramadan. Cristiani e musulmani si sono incontrati per dimostrare che nessuno è un pericolo per l’altro e che, in fondo, sono tantissime le cose che si hanno in comune. Si è parlato di preghiere, di carità, di digiuni e di rispetto. E tutto nel solito clima familiare che si respira, sempre, a Casa Karibu.
“Naturalmente - tiene a precisare Galdino Cagnin, presidente dell’associazione «Karibu - Un altro mondo è possibile» - non è tutto rose e fiori. Spesso sia noi che i ragazzi ospiti ci scontriamo con diffidenza e veri e propri atteggiamenti razzisti. Se da un lato sono moltissime le persone che ci danno una mano e si mettono in discussione, anche solo semplicemente per capire, ce ne sono altrettante che alzano muri o, ancora peggio, dicono di voler accogliere ma, nella sostanza, ostacolano l’integrazione. Ma noi non ci arrendiamo, guardiamo al bene che cresce: un altro mondo è davvero possibile!”.