Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Comunali a Mirano: mai così tanti candidati
Mai si era arrivati ad otto candidati sindaco. Una frammentazione totale del quadro politico: al primo turno, in sostanza, nessuno si allea con nessuno. E visto il clima, viene difficile pensare anche ad apparentamenti per l’eventuale ballottaggio.
Chiunque vinca, saranno comunque elezioni da record. Mai, nella storia di Mirano, si era arrivati ad otto candidati sindaco. Una frammentazione totale del quadro politico: al primo turno, in sostanza, nessuno si allea con nessuno. E visto il clima, viene difficile pensare anche ad apparentamenti per l’eventuale ballottaggio. Riassumendo, ai nastri di partenza si presentano la sindaca uscente Maria Rosa Pavanello (PD, Io scelgo Mirano e Avanti insieme per Mirano), il consigliere regionale Alberto Semenzato (Lega Nord), il consigliere comunale uscente Antonio Milan (5 Stelle), Maria Giovanna Boldrin (Forza Italia, Evoluzione Mirano e Mirano 5.0), Giorgio Babato (Insieme per il bene comune, civica “figlia” dell’Udc in maggioranza nella scorsa legislatura), Marco Marchiori (anche lui consigliere uscente 5 Stelle, ma dopo la rottura con i grillini sostenuto da La tua Mirano e Indipendentisti per Mirano), Luigi Gasparini (La Sinistra per Mirano) e Stefano Tigani (Movimento Cittadini di Mirano e La Famiglia Solidale, civiche nate dai comitati di via Luneo e via Desman, con la benedizione di Fratelli d’Italia).
Tante voci, che animano soprattutto sul web un dibattito fattosi negli ultimi giorni fin troppo vivace, tra presunti profili falsi di utenti Facebook e commenti dai toni ben oltre l’accettabile. La partita vede Pavanello difendere ovviamente il suo operato, snocciolando dati sulla vivibilità di Mirano (al 77° posto, secondo il Sole 24 Ore, tra i comuni più vivibili d’Italia) e puntando molto, per il prossimo quinquennio, sulla causa intentata alla Regione per ottenere gli ormai famosi 19 milioni di euro promessi a suo tempo come forma di risarcimento per l’impatto del Passante. Dai sette avversari arriva invece l’accusa di un sostanziale immobilismo, rappresentato dalla mancata approvazione del Pat (i cui elaborati sono stati sottoscritti con la Regione solo alla vigilia del voto) e dall’assenza di un Piano urbano per la mobilità. Da un lato dunque lo sviluppo urbanistico, con molti angoli della città stravolti negli ultimi anni dagli effetti del Piano Casa; dall’altro la viabilità, problema sempre più sentito soprattutto per quanto riguarda il traffico di attraversamento. Praticamente neutralizzati altri due temi potenzialmente caldi. Per la sicurezza torna praticamente in tutti i programmi la triade potenziamento infrastrutturale della caserma dei carabinieri, videosorveglianza e controllo del vicinato. Pochi accenni anche all’immigrazione, grazie probabilmente alla precoce adesione del Comune al progetto Sprar che ha evitato le tensioni verificatesi in altre località.
L’impressione, però, è che le riflessioni sul futuro della città stentino a decollare. Tornano ultradecennali e mai risolti dibattiti sulla pedonalizzazione della piazza e sui parcheggi a pagamento, mentre sembra cadere nel dimenticatoio il fatto che Mirano è il comune più anziano del Miranese (età media 46,3 anni) e abbia perso, negli ultimi quindici anni, quasi 800 residenti tra i 19 e i 30 anni. Significativo in tal senso l’invito lanciato dal locale circolo Acli, che in collaborazione con Agesci, Masci e Collaborazione pastorale, ha organizzato per il 5 giugno un dibattito tra i candidati sindaco (ore 20.45 auditorium Padri Giuseppini). “Chiediamo ai candidati di proiettare il loro sguardo e la loro azione su Mirano 2030, provando a immaginare quale vorrebbero fosse il volto di questa città. È un tempo lungo, ma non lontano, che chiede di progettare adesso, per avere frutti domani. Pensare Mirano 2030 richiede lo sforzo di tornare a coniugare pensiero ed azione, che oggi sembrano procedere drammaticamente divisi. Il pensiero, soprattutto in politica, dovrebbe precedere l’azione e in particolare l’elezione. Perché poi la velocità dell’amministrare non permette più di progettare. Il pensiero e la progettazione sembrano oggi però latitare. Per costruirli servono però comunità di senso, sempre più rare nella eclisse delle forme-partito tradizionali. Ricostruire queste comunità di senso - conclude l’appello - è un compito che spetta non solo alla politica, ma a tutti noi”.