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Treviso rimane ai primi posti nella classifica delle città italiane più inquinate
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Nel 2024 Treviso si colloca al dodicesimo posto dei capoluoghi di provincia italiani (che sono 107) per inquinamento da pm10 (polveri sottili): 28,9 microgrammi per metro cubo. Lo sancisce il report di Legambiente, appena sfornato, “Mal’aria di città” che si basa su dati delle Arpa regionali. Nel corso del 2023 la centralina di rilevazione della qualità dell’aria di via Lancieri ha superato i limiti di legge per 53 giorni, mentre quella in strada Sant’Agnese per 46 (35 è il numero massimo di giorni di superamento annui consentiti). Non si ride nemmeno sul fronte del biossido di azoto NO2 (altra sostanza molto inquinante), dove ci troviamo il 21° posizione con una concentrazione di 25,1 microgrammi per metro cubo per il quale sarà necessaria una riduzione del 20% per raggiungere la soglia proposta dalla direttiva Aaqd.
In termini di superamenti dei limiti giornalieri, la prima città veneta si trova al terzo posto ed è Verona, che però diventa prima per concentrazione media annuale di Pm 10, con 32,6 microgrammi per metro cubo, la peggiore tra tutte le città capoluogo italiane. Per quanto riguarda NO2, in vetta c’è Napoli con 40,3 microgrammi per metro cubo (tra le venete a “vincere” stavolta è Venezia con 28 μg/mc).
Per quanto riguarda Treviso, oltre al dodicisemio posto nella classifica delle emissioni totali annuali di Pm10, il capoluogo ha anche un ben poco invidiabile tredicesimo posto nella classifica che riguarda il superamento dei limiti giornalieri. I dati sembrano leggermente migliori rispetto al rapporto dell’anno scorso, che inchiodava Treviso al terzo posto della ben poco lusinghiera classifica, ma ancora lontani dall’indicare un’atmosfera salubre e priva di inquinanti. La stima è, infatti, che serva una riduzione delle emissioni del 31%, per rientrare nei parametri per attestarsi sotto i limiti massimi proposti dalla nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria (Aaqd) che entreranno in vigore dal 2030 (20 microgrammi di pm 10 per metro cubo)
“Il quadro resta grigio ed è evidente che visto il leggero margine di miglioramento degli ultimi anni, è necessario fare sforzi ancora più coraggiosi e incisivi se vogliamo arrivare ai livelli previsti dall’Unione europea per il 2030 - la considerazione della sezione trevigiana di Legambiente -, che sono addirittura inferiori a quanto proposto già oggi dall’Oms. Su questo tema urge più che mai una riflessione sulla mobilità. In questi giorni si è parlato di metropolitana di superficie su gomma: finalmente si comincia a ragionare sui mezzi pubblici e non sulle auto private; resta però da valutare se questa sia davvero la soluzione ideale. Sicuramente investire nella mobilità pubblica è una scelta migliore rispetto alla costruzione di nuove strade (e pure molto costose) come il Terraglio est e il quarto lotto della tangenziale, anche perché secondo il paradosso matematico di Braess il problema del traffico di fatto non viene risolto, ma anzi si crea nuovo traffico”.