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Tassa di soggiorno: a Treviso e piccole strutture ricettive in rivolta

“Oltre al danno, anche la beffa”. Sono su tutte le furie gli aderenti al trevigiano gruppo di Strutture ricettive unite, che rappresenta titolari di piccole attività come bed&breakfast, agriturismi, alloggi adibiti a locazione turistica.
Non solo, infatti, sono quelli che maggiormente hanno risentito degli aumenti dell’imposta di soggiorno, entrati in vigore a inizio anno, ma, ora, la Giunta promuove una nuova modifica al regolamento, che deve essere votata in Consiglio comunale e che “non sposterà nulla, per cui ci sentiamo presi in giro: se prima la tassa si pagava fino a dieci giorni consecutivi, ora hanno ridotto a sei, peccato che facciamo fatica ad avere soggiorni più lunghi di un giorno, alcuni di noi hanno dovuto bloccare le prenotazioni per meno di due notti consecutive per poter rientrare dei costi. Poi c’è l’esenzione dei minori che viene estesa dai 14 ai 16 anni, ma ragazzi tra i 14 e i 16 anni noi ne vediamo davvero pochi, raramente viaggiano coi genitori, i nostri clienti sono coppie o famiglie con bambini piccoli, per cui le modifiche al regolamento che ha proposto il Comune sono del tutto irrilevanti”.
Ma partiamo dall’inizio: l’imposta di soggiorno è una tassa presente un po’ ovunque, sia in Italia che all’estero. Le strutture ricettive la riscuotono per le Amministrazioni, compilano accurati rendiconti dei versamenti in base alle presenze in uno specifico portale, che a Treviso è cambiato da poco, e trimestralmente versano ciò che hanno riscosso nelle casse del Comune. Le tariffe sono state ritoccate al rialzo nei mesi scorsi e per le strutture non classificate, cioè che non hanno né le stelle come gli alberghi, né i leoncini alati come i bed&breakfast, né i girasoli come gli agriturismi (stiamo, dunque, parlando di appartamenti affittati a uso turistico) sono quadruplicate, passando da uno a quattro euro a persona a notte.
L’importo, in base alla qualifica della struttura, da gennaio, può oscillare tra i 2 e i 4 euro a persona a notte. Si fa presto a fare due conti rapidissimi: una coppia che alloggia due notti in un albergo a tre stelle spenderà dieci euro di imposta di soggiorno. “Ci sentiamo anche in imbarazzo a chiedere tutti questi soldi - spiegano alcuni titolari -, senza contare che se qualcuno si rifiuta di pagare, o se facciamo errori, dobbiamo mettere il denaro di tasca nostra, inoltre ora è obbligatorio fare il versamento con PagoPa, due euro per la transazione, è una questione di principio, facciamo un servizio per il Comune e ci rimettiamo anche economicamente”.
E non è tutto: “Quelli che hanno avuto gli aumenti più consistenti hanno ricevuto anche delle cancellazioni di prenotazioni, per non parlare del rischio che i turisti vadano a dormire nei Comuni del circondario”. Tra il ritocco della tassa di soggiorno e l’introduzione delle giornate a pagamento per accedere a Venezia, il timore degli “host” è che i turisti si sposteranno altrove.
“L’Amministrazione dice che i soldi della tassa di soggiorno andranno a beneficio dei servizi turistici - concludono dal gruppo -, ma per ora l’ufficio turistico apre solo al mattino, non ci sono mezzi pubblici, non ci sono eventi attrattivi, di che cosa stiamo parlando?”.
Più morbido, nel suo giudizio, Giovanni Cher, presidente di Federalberghi della provincia di Treviso, che pure è più critico sulla vicenda rispetto al momento dell’annuncio degli aumenti: “Non crediamo sia giusto che una tassa turistica ricada solo sugli albergatori - spiega -, a livello nazionale stiamo lavorando per trasformare la tassa di soggiorno in un’addizionale dell’Iva, che riguardi tutte le categorie dell’accoglienza, compresa la ristorazione. A livello locale auspichiamo che l’Amministrazione faccia pressione con i Comuni limitrofi, affinché adeguino le imposte, perché la concorrenza oggi ci preoccupa. La cosa fondamentale, però, è che questi soldi vengano investiti nei servizi: negli uffici turistici, nella presenza di taxi, che ora non sono sufficienti”.
In conclusione Cher avverte: “A Venezia non ci sono regole chiare per il nuovo contributo d’accesso, gli stranieri che cercano di capire si trovano in difficoltà, probabilmente in certe giornate alla città fa comodo avere meno gente, ma bisogna fare attenzione a cosa si fa con i turisti”, sicuramente tutti gli addetti del terzo settore lo hanno sperimentato in pandemia.