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San Zeno, tre rifugiati accolti in canonica per i prossimi sei mesi nell'ambito del progetto Caritas

Anche a San Zeno attuato il progetto "Rifugiato a casa mia": la comunità si sta sensibilizzando al tema dell'accoglienza e ha intrapreso un percorso di solidarietà e apertura all'altro.

Il 26 febbraio scorso la parrocchia di san Zeno ha aperto le porte a tre giovani richiedenti asilo. I ragazzi, due originari del Mali e uno del Gambia, sono stati inseriti nel progetto Caritas “Rifugiato a casa mia” che sta sperimentando un piano di accoglienza diffusa su tutto il territorio italiano, tramite famiglie e parrocchie, di rifugiati, titolari di protezione sussidiaria o permesso umanitario e richiedenti protezione internazionale. Due dei tre ragazzi accolti a san Zeno infatti hanno già ottenuto un permesso per motivi umanitari, mentre Basady, 27 anni, cittadino del Gambia, sta aspettando l’esito del ricorso per ottenere i documenti.
E’ arrivato dalla Libia in Sicilia nel gennaio dello scorso anno, via mare, come tanti altri giovani che attraversano il Mediterraneo. Per un breve periodo è stato in un centro di prima accoglienza sull’isola, poi è stato trasferito a Treviso. L’iter per i documenti è lungo e per lui non è ancora terminato. Di cosa lo ha spinto a partire preferisce non parlare, ma ci tiene a precisare che a chi di dovere ha raccontato tutta la verità e che nel suo Paese non ci può tornare. Il Gambia non è un paese in guerra. Tuttavia, secondo l’osservatorio per i diritti umani Human Rights Watch “il governo del presidente Yahya Jammeh, al potere dal colpo di stato del 1994, commette frequenti serie violazioni dei diritti umani, tra le quali detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate e torture contro chi si oppone alla politica governativa”. Jammeh inoltre, lo scorso 12 dicembre ha ufficialmente dichiarato il suo Paese repubblica islamica, in linea con la maggioranza della popolazione che per il 90% è di religione musulmana. Una scelta di rottura con il passato coloniale, nel 2013 il Gambia era uscito dal Commonwealth, ma che tuttavia, almeno a parole, dichiara la volontà di continuare a rispettare le minoranze religiose presenti nel Paese.
I ragazzi saranno ospitati per sei mesi nella canonica della parrocchia in regime di semi autonomia. Il progetto è volto a fare da paracadute per quei rifugiati che avendo già ottenuto i documenti dovrebbero essere inseriti nel tessuto sociale italiano. “Due di loro hanno intrapreso un percorso di studi – ha raccontato don Luca Vialetto, parroco di san Zeno – uno fa anche volontariato con la Caritas, mentre un altro ha iniziato a lavorare da un barbiere. All’interno della comunità stanno sperimentando il fatto di doversi arrangiare e di rendersi autonomi. Grazie al progetto cerchiamo di favorire l’integrazione. Alcuni dei nostri parrocchiani hanno frequentato dei corsi di formazione in Caritas per poter essere di aiuto ai migranti. La comunità si sta sensibilizzando al tema dell’accoglienza e ha intrapreso un percorso di solidarietà e apertura all’altro”.
“Ora sono felice – ha concluso Basady –, in Italia ho trovato accoglienza ed ospitalità ed è qui che vedo il mio futuro. Sto studiando, imparare l’italiano non è facile, ma voglio impararlo. La sfida più difficile sarà trovare un lavoro, ma spero di trovarlo presto”.

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