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Restaurata la chiesetta di Santa Filomena a Treviso

Domenica 8 giugno alle ore 17 con la presenza delle autorità ecclesiali, civili e della popolazione, verrà riconsegnato al territorio l’Oratorio nel suo antico splendore, e nell’occasione sarà scoperta una lapide marmorea dedicata a tutti i figli scomparsi in giovane età.

Dopo 10 anni dall’inizio lavori, per volere dell’allora parroco don Rodolfo Budini, finalmente il restauro dell’Oratorio di S. Filomena è ultimato, grazie agli sforzi di don Antonio Mensi (attuale parroco dell’Immacolata e S. Bona), dei parrocchiani tutti, benefattori e ai contributi della Regione e del Comune. Domenica 8 giugno alle ore 17 con la presenza delle autorità ecclesiali, civili e della popolazione, verrà riconsegnato al territorio l’Oratorio nel suo antico splendore, e nell’occasione sarà scoperta una lapide marmorea dedicata a tutti i figli scomparsi in giovane età.
L’edificio sorge sull’area occupata dall’antica chiesa parrocchiale di S. Bona, esistente fino al 1771.
Nel 1908, il parroco di S. Bona, don Natale Reginato, decise di creare un segno tangibile della propria devozione alla santa vergine e martire Filomena, di cui il culto si era diffuso verso la metà del sec. XIX in seguito alla guarigione prodigiosa del curato d’Ars S. Giovanni Maria Vianney.
Il progetto di edificazione fu affidato al parrocchiano Agostino Biscaro, che prestò la sua opera a titolo gratuito.
Il 16 dicembre 1908, il vescovo beato Andrea Giacinto Longhin benedisse la prima pietra, assistito dall’arciprete don Natale, dal cappellano don Pio Bordignon, dai sacerdoti don Carlo Corazza e don Edoardo Lazzarini.
Il tempietto venne eretto in onore della natività di nostro Signore Gesù Cristo, di S. Filomena, S. Chiliano, S. Cristina, S. Parisio. La “pietra angolare”, chiusa in un vaso di pietra bianca, con una pergamena dettata da mons. Carlo Agnoletti, che ricorda il cinquantesimo della ordinazione di papa Pio X e l’Immacolata di Lourdes, venne calato nel lato sud, “in Cornu Evangelii”. La chiesetta fu aperta al culto l’11 agosto 1911, con la benedizione del vescovo Longhin. Vi fu una solenne cerimonia e l’altare venne consacrato con la posa delle reliquie di S. Cristoforo.
Nel dicembre 1971, il parroco di S. Bona, don Gino Stradiotto, provvide a restituire alla pinacoteca comunale i quadri da questa avuti in prestito per abbellire il tempietto. Rimase la Pala di S. Filomena, dipinta da Enrico Reinhart, posta a tergo dell’altare e un’altra immagine pittorica del sudario.
Dal primo gennaio 1972, l’oratorio fu chiuso al culto, con grande dispiacere degli abitanti del Galletto. Il tempietto presenta pianta ottagonale delimitata sul fondo da un’abside con due gradini che introducono all’altare in marmo policromo sormontato da due colonne con capitelli corinzi che sostengono un timpano curvilineo a conchiglia.

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