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Il ritorno di san Martino nella "sua" chiesa

l'artista Sergio Favotto, ha realizzato un affresco che è stato mostrato proprio il giorno della festività. l'11 novembre. L'opera è stata donata alla chiesa dalla Comunità di Sant'Egidio.

La scorsa domenica, 11 novembre, nella chiesa di San Martino Urbano a Treviso, in occasione della festa dedicata al santo patrono, al termine di una bella liturgia che ha visto la presenza di tanti bambini del catechismo della Cattedrale, è stata svelata e benedetta un nuova pala dedicata proprio a san Martino. Si tratta di un ritorno, dopo 74 anni di assenza.
Per oltre tre secoli, la chiesa di San Martino Urbano era adornata dalla bella pala del grande pittore trevigiano Bartolomeo Orioli, vissuto a cavallo del 1600, fino a quel fatidico 7 aprile 1944, giorno del bombardamento di Treviso, quando l’opera, insieme alla chiesa, andò completamente distrutta.
Un altro grande pittore trevigiano di opere sacre, Sergio Favotto, ha realizzato per la Comunità di Sant’Egidio un affresco che è stato mostrato proprio il giorno di San Martino.
La Comunità di Sant’Egidio ha donato quest’opera alla chiesa locale. La presenza di questo affresco non solo aiuterà la giusta venerazione del santo, ma anche metterà in evidenza il ruolo che questa chiesa sta assumendo negli ultimi anni verso gli ultimi nella città di Treviso, proprio partendo dall’immagine di questo gesto di carità che san Martino ha per l’uomo della strada, infreddolito e bisognoso.
Dalla chiesa di San Martino, infatti, escono settimanalmente le coperte che andranno a riscaldare i poveri della nostra città. Bella anche l’immagine di San Martino che accoglie i poveri della strada rimasti fuori dai dormitori, durante l’ultima gelata a Treviso quando le temperature sono scese molto sotto lo zero, oppure le immagini di poveri che partecipano alle preghiere per la pace e malati promosse dalla Comunità di Sant’Egidio e terminate poi con una cena nell’oratorio di San Martino.
Dunque, chiesa di San Martino, sempre più come chiesa dei poveri, perché negli ultimi 10 anni il loro numero è quintuplicato nella nostra provincia, complice la crisi economica scoppiata nel 2008, i cui effetti ancora si sentono a distanza di 10 anni, ma anche complice l’attuale sistema di accoglienza dei profughi che, terminato il loro iter per ottenere lo status di rifugiati, in molti casi finiscono proprio nelle strade della città. Una situazione che ora, con l’ulteriore stretta portata avanti dal nuovo Governo, aumenterà ulteriormente.

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