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Il "ritorno" di padre Luigi Tezza all'ospedale San Camillo di Treviso

La reliquia del beato, che è stata in peregrinatio a Treviso in occasione dell'apertura dell'anno giubilare (padre Tezza morì a Lima, in Perù, il 26 settembre 1923), "é motivo di incoraggiamento e consolazione per tutti", ha detto suor Aline Ilboudo, superiora e direttrice amministrativa dell'ospedale San Camillo.

“E’ come avere con noi il nostro fondatore, il nostro padre, tornato per la prima volta da quando è partito, nel 1900”: lo dice con emozione suor Aline, che in questi giorni sta curando la peregrinatio a Treviso della reliquia del beato padre Luigi Tezza, in occasione dell’apertura dell’anno giubilare. Ricorre, infatti,  il 26 settembre 2023 il centenario della morte di padre Tezza, avvenuta a Lima (Perù). A Treviso, oltre alle Figlie di san Camillo, c’è la comunità dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi (Camilliani), che hanno la cura della Cappellania ospedaliera del Ca’ Foncello.

Luigi Tezza nasce a Conegliano il 1° novembre 1841. Emette la sua prima professione nell’ordine dei ministri degli infermi nel 1858 e viene ordinato sacerdote nel 1864 dal vescovo di Verona. Dopo essere stato in Francia, a Roma incontra Giuditta, che sarà poi santa Giuseppina Vannini, e con lei realizza la fondazione di un ramo femminile dell’ordine: le Figlie di San Camillo, la sua più grande opera.

Suor Aline Ilboudo, infermiera, direttore amministrativo dell’ospedale San Camillo di Treviso, che dallo scorso febbraio è anche superiora della comunità delle religiose Figlie di San Camillo, ricorda il momento preciso in cui le capitò in mano un santino con l’immagine di san Camillo che tiene in braccio un malato. “Volevo farmi suora, ma non avevo ancora deciso in quale famiglia religiosa entrare. Il mio desiderio di aiutare le persone, l’esperienza di servizio in casa, con alcuni vicini malati o anziani, ha trovato in quel momento una risposta concreta, e così sono entrata tra le Figlie di San Camillo, che erano presenti anche nel mio Paese, il Burkina Faso”. 

Dopo la formazione e la consacrazione, gli studi come infermiera e poi il servizio, da 23 anni, in varie zone d’Italia, Roma, Rieti, Treviso.

In questi giorni la reliquia è stata visitata da molte persone: malati, famigliari, personale, cittadini di Treviso e non solo, sono entrati in chiesa per un saluto, una preghiera, una richiesta di grazia. “Le reliquie dei santi ci dicono molto - sottolinea suor Aline -, ci fanno vedere come queste persone hanno vissuto, ci fanno riflettere su come noi portiamo avanti la nostra vita e ci dicono che la santità è davvero alla portata di tutti, perché significa essere disponibili a fare il bene verso le persone che il Signore ci mette accanto e a farlo bene”. Il San Camillo ha vissuto il tempo duro della pandemia come ospedale Covid, in collaborazione con il Ca’ Foncello e tutta l’Ulss 2. “Abbiamo dato nostro contributo per il bene delle persone di questo territorio - sottolinea suor Aline, è stata un’occasione di testimonianza importante. Dopo quei momenti difficili, ora questa presenza ci dona coraggio e forza, ci sprona a vivere ancora di più la nostra vita per amore a Dio e al prossimo”. 

Quello di padre Tezza è un invito, rinnovato dalla sua “presenza”, a vivere la carità nel senso più pieno accanto ai malati, come vuole il carisma camilliano. “Ci spinge a vivere come figli suoi, imitando le sue virtù, i suoi insegnamenti, per onorarlo come padre. Noi camilliane e camilliani auguriamo a tutte le persone che in questi giorni si avvicinano alla reliquia e alla figura di padre Luigi Tezza, di ottenere forza, coraggio e consolazione, e guarigione e tutte le grazie che ognuno desidera chiedergli. Nessuno andrà via senza aver ricevuto qualcosa”. 

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