Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
I “piccoli segni di bene” per il doposcuola di Santa Bona
Crescono dopo la pandemia le persone che vogliono fare qualcosa per gli altri e per le proprie comunità
La pandemia porta anche buoni frutti. A raccontarlo suor Liliana Bettinsoli, delle Suore maestre di Santa Dorotea, che ha visto arrivare, nella comunità il “Mandorlo” della Collaborazione di Santa Bona, tanti nuovi volontari per il doposcuola con i ragazzi. Arrivano dal Santa Bona, dall’Immacolata, da San Liberale e San Paolo e hanno deciso di mettere a disposizione dei quartieri un po’ del loro tempo.
Avevamo raccontato di quest’esperienza di aiuto allo studio e di integrazione già l’anno scorso, tuttavia, a gennaio 2021 il doposcuola era stato chiuso a causa della pandemia. Ora il prezioso presidio per la periferia Nord di Treviso è ripartito alla grande con la collaborazione di tanti nuovi volontari provenienti dalle parrocchie.
“Con la pandemia - ha raccontato suor Liliana - molte persone hanno ripensato il loro modo di vivere e hanno cercato di trovare uno spazio per donare qualcosa agli altri”. I bambini e ragazzi di elementari e medie che frequentano il doposcuola sono inviati dalle scuole dei quartieri, su indicazione degli insegnanti, che chiedono di seguire gli studenti più in difficoltà. Grazie al moltiplicarsi dei volontari ora è possibile accompagnare i giovani quasi in un rapporto uno a uno, dando l’opportunità di colmare le proprie lacune e di essere seguiti con continuità e attenzione. Rimangono in vigore le restrizioni dovute al Covid, per cui sono 17 i bambini delle elementari che possono frequentare il doposcuola, con il dovuto distanziamento; una decina invece quelli delle medie, per i quali si è aggiunto un pomeriggio alla settimana per garantire maggiore continuità nel lavoro di recupero. In totale gli insegnanti volontari sono circa 20 e si dedicano ai loro alunni accompagnandoli personalmente in un percorso di apprendimento e di crescita.
“Le scuole ci mandano chi ha più bisogno - ha proseguito suor Liliana -. Non riusciamo ad accogliere tutti quelli che vorremmo, ma nei piccoli numeri troviamo la qualità dell’accompagnamento di cui questi ragazzi necessitano. I volontari che si sono uniti al nostro gruppo hanno creato una rete per cui chi veniva portava con sé un amico. In un momento di condivisione mi è stato detto: «In tempo di pandemia noi ci siamo resi conto che la vita non poteva essere tutta lì». E’ una comunità che si è messa al servizio degli altri, alcuni portano la merenda per le pause dallo studio, la cosa più bella a mio avviso è che questi piccoli segni di bene arrivano dai quartieri per i quartieri, ci si è resi conto che non serviva andare lontano per trovare qualcuno che avesse bisogno. Il «Mandorlo» è il nome della nostra comunità, ma è anche il primo albero a fiorire annunciando la primavera, un segno di speranza per tutti, come questi gesti che danno nutrimento al tessuto sociale”.
Nel doposcuola i giovani trovano uno spazio non solo per lo studio, ma anche per il gioco e per rafforzare le relazioni con gli altri, tutte azioni fondamentali alla luce del vissuto dei più piccoli nell’ultimo periodo: “I problemi con la pandemia si sono moltiplicati - ha spiegato suor Liliana -, c’era chi aveva gli strumenti per collegarsi alle lezioni ma non il supporto delle famiglie, magari semplicemente impegnate a lavorare. Alle volte mancavano gli spazi in casa, o la connessione. Molti ragazzi delle medie sono stati bocciati, alle elementari sono tanto indietro nell’apprendimento, ma soprattutto molti bambini portano con sé un’enorme insicurezza, la paura di uscire. Ci sono delle lacune grosse e ne vedremo le conseguenze nei prossimi anni. Questo è uno dei motivi per cui il doposcuola è importante, da noi arrivano bambini dalle provenienze più diverse, il primo lavoro che facciamo è quello di creare un legame con le famiglie, instaurare un rapporto di fiducia, dopo la pandemia notiamo che anche i più piccoli hanno compreso l’importanza di tale opportunità, sono più responsabili, arrivano sempre puntuali e seguono con attenzione”.
Il primo nucleo di questo progetto nasce dalla scuola di italiano per mamme straniere avviata una decina di anni fa a Santa Bona, da lì un paio di anni più tardi si sviluppa il doposcuola che prosegue ancora oggi, con sempre nuove forze, nell’accompagnamento della crescita dei ragazzi.