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Cohousing per anziani dell'Israa: ecco i primi appartamenti

Il piano per la realizzazione di alloggi per anziani, che possano vivere in autonomia, ma allo stesso tempo all’interno di una rete protetta, era stato messo a punto quattro anni e mezzo fa e oggi si vedono i primi risultati: la residenza Tito Garzoni è stata completamente rimessa a nuovo e mette a disposizione 11 unità abitative autonome.

Inaugurata lo scorso venerdì 7 settembre la prima residenza del progetto di cohousing dell’Israa. Il piano per la realizzazione di alloggi per anziani, che possano vivere in autonomia, ma allo stesso tempo all’interno di una rete protetta, era stato messo a punto quattro anni e mezzo fa e oggi si vedono i primi risultati: la residenza Tito Garzoni, palazzo dell’Ottocento in via Manzoni, al civico 39, è stata completamente rimessa a nuovo e mette a disposizione 11 unità abitative autonome, che si affacciano su una corte interna. L’edificio dispone anche di zone comuni per la socializzazione, è accessibile alle persone con disabilità, dotata di tecnologie domotiche per facilitare la fruizione della casa e collegata con l’Israa per eventuali emergenze.
“Quattro anni e mezzo fa è nato un sogno che oggi comincia a essere realizzato – ha commentato il presidente dell’Israa Luigi Caldato -, una sfida, quella di pensare al di fuori delle mura delle nostre residenze che portano assistenza a persone anziane non autosufficienti; di pensare a un’assistenza più territoriale, lavorando con le persone per essere sempre più vicini e coprire le esigenze del futuro. Oggi le persone anziane sono il 23% della popolazione, saranno il 30% nel 2050 e noi per i nostri residenti rappresentiamo l’ultimo ricordo”.
Tra i residenti qualcuno, come la signora Teresa Chiavellati, vive già da qualche giorno nel proprio appartamento, che sta arredando a proprio gusto: “Ho iniziato il percorso per la richiesta dell’alloggio due anni fa - ha spiegato - nel frattempo ho venduto la mia casa per far parte di questo progetto, che è un capolavoro trevigiano di discrezione e serenità, un nuovo nido che con le sue istanze di mutuo aiuto porta un nuovo modo di vivere l’invecchiamento”. L’idea consiste in sostanza nella ristrutturazione di diversi edifici di proprietà dell’Istituto destinati a ospitare persone tra i 60 e gli 80 anni, che potranno vivere in autonomia nei loro alloggi e tuttavia in una situazione protetta, grazie agli accorgimenti architettonici e di design degli appartamenti e alla rete creata dagli spazi comuni e dalle attività organizzate da Israa, volte a evitare l’isolamento e a creare una comunità partecipata.
Altre 13 abitazioni, iniziate lo scorso gennaio, saranno completate tra settembre e dicembre 2018. La residenza sorgerà in borgo Mazzini, vicino all’Umberto I, mentre avranno affaccio su piazzale Burchiellati gli ultimi 23 appartamenti, i cui lavori dovrebbero iniziare e terminare nel corso del 2019. Il costo complessivo dell’operazione sarà di 12 milioni di euro: un milione di euro fornito dai vitalizi, 5 dalla vendita degli immobili e 6 dall’Europa che si sta dimostrando particolarmente sensibile ai temi del buon invecchiamento.
La tipologia delle abitazioni, adatte a ospitare una o due persone, varia dai 38 ai 60 mq. I costi, invece, dai 690 euro per una singola ai circa mille per la doppia. Il canone comprende anche le utenze e la manutenzione e dà inoltre l’opportunità di usufruire di una rete leggera di supporto, con servizi di monitoraggio della salute e la partecipazione ai momenti aggregativi proposti da Israa.
Al taglio del nastro sono intervenuti anche il sindaco di Treviso Mario Conte, il consigliere della Provincia di Treviso Roberto Fava, il prefetto Maria Rosaria Laganà, che ha sottolineato come il progetto contribuisca anche, tra le altre cose, a favorire la rigenerazione del centro storico; l’assessore ai servizi sociali della Regione Veneto Manuela Lanzarin e il vescovo, mons. Gianfranco Agostino Gardin che ha concluso la cerimonia: “Mi ha colpito nell’intervento dell’ospite la parola «nido»; gli estremi si toccano, l’inizio e la fine della vita si toccano e li accomuna una situazione di precarietà, tuttavia l’ultima fase si sta allungando sempre di più, per cui è importante prendersi cura, con un’attenzione particolare, degli anziani, in modo da fornire loro la capacità di portare ancora frutto nella società”.
L’inaugurazione iniziata nel chiostro dell’Umberto I a causa del maltempo è proseguita poi alla residenza Tito Garzoni con il taglio del nastro e la benedizione da parte del Vescovo.

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