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C'è famiglia in canonica

Da fine dicembre i coniugi Calò, Antonio e Nicoletta, vivranno con don Giovanni Kirschner, parroco di Sant’Angelo e S. Maria sul Sile, alla periferia di Treviso. Un progetto di condivisione maturato negli ultimi anni e valutato insieme al Vescovo. Una possibile risposta alle diverse solitudini della società odierna.

La famiglia si ricrea in canonica. Un tempo era normale per un parroco avere accanto qualcuno dei suoi famigliari, i genitori, una zia o una sorella che “si dedicavano” al parente in canonica. E che diventava punto di riferimento per lui ma anche per la comunità. Ricordi di venti o trent’anni fa. Da tempo non è più così. Canoniche disabitate o abitate da un solo sacerdote, oppure tentativi di vita condivisa tra confratelli per sostenersi e condividere le difficoltà quotidiane della vocazione.
A fine anno, però, in diocesi di Treviso, “debutterà” una nuova forma di vita condivisa: un parroco e una coppia, marito e moglie. A vivere questa esperienza, nella canonica della comunità di Santa Maria del Sile, alla prima periferia di Treviso, saranno il parroco don Giovanni Kirschner e la coppia Antonio e Nicoletta Calò. Sì, proprio loro, la famiglia che da tre anni ospita nella propria casa di Camalò sei richiedenti asilo. E’ bene dirlo subito: il progetto “accoglienza agli stranieri” non si interromperà per questa nuova esperienza dei Calò. Lì rimarranno i figli naturali con i figli “acquisiti” con i genitori che vigileranno.
Questa nuova “avventura”, invece, non è frutto di un colpo di testa da parte dei tre protagonisti. E’ una riflessione partita oltre due anni fa e che mette in luce la fatica di essere prete oggi, di affrontare le problematiche, la necessità di confrontarsi nel quotidiano. Aspetti che possono essere condivisi non solo tra confratelli che vivono la stessa vocazione ma anche con laici che hanno una vocazione diversa, ma a volte stessi problemi e stesse difficoltà.
Ed è quello che ci spiegano quando li abbiamo incontrati: “Da una parte questa esperienza che andremo a fare serve a umanizzare la vita del prete, a normalizzare, dall’altra dà un senso di chiesa che valorizza anche la vita famigliare in una custodia reciproca della persona, prete o laico, che fa bene agli uni e agli altri”.
I Calò non assumeranno alcuna “funzione particolare se non quella di essere famiglia, di vivere un pezzo di storia insieme a don Giovanni nel segno dell’accoglienza”. Accoglienza che ha segnato in questi anni la vita sia di don Kirschner che dei Calò. I quali si sono sentiti dire dal figlio più grande: perché alla vostra età, negli ultimi anni della vostra vita, non ve ne state tranquilli? In realtà lo scambio tra le due abitazioni - Camalò/Santa Maria del Sile - sarà continuo, con quell’idea di apertura che rimane risposta ai bisogni di chiunque, nel bisogno, bussi alla porta. Ora si mettono insieme aspetti che si stanno già vivendo, “due sacramenti per costruire o ricostruire lo spirito comunitario che in questo momento storico manca”. Si mettono insieme anche fragilità umane. “Ed è bello poter immaginare che ci sia un luogo dove si possa condividere la fragilità e che già questo sia un modo per superarla. Vivere la casa-canonica come luogo di incontro... bello che arricchisce”.
E’ chiaro che un’esperienza del genere non poteva partire se non con persone che si conoscono, si stimano, hanno più o meno la stessa età, sono accomunati dalla stessa sensibilità.  Dopo la presentazione dell’idea che sostiene il progetto, si passa ad aspetti più pratici che Nicoletta risolve così: “L’esperienza va fatta partendo da cose semplici in un rapporto paritario. Il distacco dal valore delle cose ci aiuterà ad affrontare questo che è l’ottavo trasloco per me e Antonio. Ognuno di noi continuerà a fare il suo lavoro, e gli aspetti concreti andranno definendosi di giorno in giorno. Succederà in modo spontaneo, senza regole. Ci vedremo più che altro alla sera, avremo spazi di confronto e di preghiera”.
Un altro messaggio di speranza che questa coppia sposata da 31 anni il 6 dicembre, 4 figli, di 29, 25, 24 e 19 anni, insieme a don Giovanni Kirschner invia: non abbiate paura ad aprirvi agli altri.

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