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Vascon: la pala è firmata... Tintoretto?

L'ipotesi attributiva, relativa a Domenico tintoretto, figlio del più celebre Jacopo, appartiene a Stefano Bravo d è attualmente allo studio, ma per una maggiore sicurezza sarebbe necessario un lavoro di restauro sul dipinto, che raffigura santa Lucia.

18/12/2018

Nella chiesa parrocchiale di Vascon, la presenza di un importante affresco giovanile di Giambattista Tiepolo ha portato gli studiosi a concentrarsi su tale nome di spicco, osservando marginalmente altre opere ivi presenti. Fra queste, di notevole interesse, è la pala dell’altare maggiore dedicata a Santa Lucia (immagine archivio ufficio Arte sacra diocesi di Treviso); lo stile del dipinto, che tra l’altro è bisognoso di restauro, richiama alla mente la mano di un pittore che ha operato in diocesi con poche ma significative opere. Prima di suggerire l’ipotesi di paternità del dipinto è opportuno tentare di datarlo e allo scopo sono importanti le visite pastorali pubblicate da Adriano Morandin nel libro “Vascon di Carbonera. Storia – arte – ambiente”. Nella visita pastorale del 10 maggio 1621, il vescovo Francesco Giustiniani ordina di “rinnovare quanto prima la pala e la pittura dell’altar maggiore”; nella visita pastorale del 10 ottobre 1640 non si trova scritta nessuna indicazione del vescovo Marco Morosini che pure ha osservato l’altare maggiore. Pare abbastanza probabile che l’ordine “rinnovare quanto prima”, riferito plausibilmente a un dipinto rovinato, deve essere stato successivamente eseguito se poi il vescovo Morosini non ebbe niente da eccepire. Nessun documento, per ora, ci permette di identificare con certezza l’autore della pala; tuttavia, ci pare efficace una ipotesi attributiva sostenuta da Stefano Bravo. A suo avviso lo stile del dipinto rappresentante Santa Lucia e i Santi Pietro e Gerolamo ha stringenti punti di contatto con quello di un noto “figlio d’arte”: Domenico Tintoretto (1560 – 1635). La semplicità della composizione della pala di Vascon richiama schemi praticati anche dal pittore trevigiano Bartolomeo Orioli, come si vede nella pala di S. Ambrogio di Fiera (1610) ed è forse conseguenza di una precisa committenza, magari in ricordo del precedente dipinto sostituito. Qui ci è dato di osservare che le figure e la loro gestualità, la fattura delle mani e dei volti, la forma degli occhi, sono cifre stilistiche vicine a quelle del figlio del più famoso e noto Jacopo. Domenico Tintoretto nel 1630 e nel 1631 esegue due opere in diocesi di Venezia che si possono confrontare con la pala di Vascon e a lui sono attribuiti anche due dipinti nel trevigiano, uno nella parrocchiale di Musano e uno in quella di Silea, in tempi recenti tolto dall’altare e collocato altrove. L’ipotesi attributiva relativa alla pala di Vascon è da verificare in considerazione del fatto che lo stato odierno del dipinto, i cui colori fanno ipotizzare una parziale ridipintura, deriva forse da un possibile intervento di “restauro”, magari di Antonio Beni che lì ha operato. Un auspicabile recupero con criteri aggiornati potrebbe restituire leggibilità all’opera e contribuire al confronto stilistico con altri dipinti di Domenico Tintoretto al fine di confermare tale attribuzione.

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