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Trevignano: accoglienza e aiuti per le persone ucraine

Viaggi in Ucraina della Collaborazione pastorale e Comune. Anche il parroco don Silvio Caterino si è recato a Tiszabecs, paesino ungherese al confine con l’Ucraina per prendere parenti di badanti che vivono nel territorio

10/03/2022

A un migliaio di chilometri dal nostro territorio, meno di quelli che ci separano da grandi città europee come Barcellona, Parigi, Amsterdam, Berlino, Praga, c’è un fiume. Si chiama Tibisco e, dopo un percorso tortuoso, va a sfociare nel Danubio poco prima di Belgrado. Le sue acque sgorgano dalle montagne dell’Ucraina e, per un certo tratto, segnano anche il confine con l’Ungheria, ovvero con l’Unione europea. Quella linea, quella sponda, quel posto di frontiera segnano il passaggio da un Paese invaso e violentato a un territorio più sicuro. E’ lì, a Tiszabecs, paesino ungherese di mille abitanti, che ormai da due settimane arrivano i viaggi umanitari partiti da Trevignano.

Di là della frontiera c’è Vylok e, a poche decine di chilometri, l’esercito russo. Già a poche ore dall’invasione, la Collaborazione pastorale di Trevignano si è attivata per fare quanto possibile. “La prima idea - spiega il parroco don Silvio Caterino -, sentiti i Consigli delle quattro parrocchie, è stata di riunirsi in preghiera, assieme alle persone ucraine presenti nel territorio. Dobbiamo ricordarci, da cristiani, che la preghiera è potente e dobbiamo crederci”.

Nelle stesse ore si viene a sapere che una badante, in servizio dai genitori di una parrocchiana, si trovava in quei giorni in Ucraina con la figlia, ma era riuscita a trovare un modo di tornare in Italia. “La stava riportando qui un uomo ucraino di nome Slavik, che da 16 anni fa la spola tra Italia e Ucraina per portare merce e talvolta riaccompagnare a casa le badanti dei nostri anziani. E’ molto conosciuto ed è stata la molla che ha fatto scattare anche il nostro intervento materiale”.

Il suo mezzo si è, infatti, trovato in panne in Romania e il parroco si è adoperato, tramite social ,per trovare la disponibilità di un mezzo sostitutivo. La disponibilità è stata immediata e abbondante, tanto che si contano già una decina di viaggi e un centinaio di persone messe in salvo. “Tramite i numerosi contatti di Slavik, sono arrivate altre richieste di aiuto per uscire dall’Ucraina e ci siamo attivati per avere anche altri pulmini. Si arriva lì sapendo chi sono le persone da far salire, dandosi appuntamento nel centro di smistamento lì organizzato dall’Ungheria, a poca distanza dalla frontiera.

Tutte le persone hanno già una destinazione precisa e si ricongiungono ad altri parenti qui in Veneto o in altre parti”. All’iniziativa si è aggiunto anche il Comune di Trevignano, mettendo a disposizione un mezzo della Protezione civile. Molti volontari si sono prestati per organizzare la raccolta di materiali e merce richiesta, da inviare sul posto. Della guerra e dei suoi orrori, durante il viaggio, non si parla. “C’è rispetto e pudore per quello che possono provare quelle persone, che salgono a bordo con una sola valigia e magari hanno lasciato padri, fratelli e mariti in patria. Quello che stiamo facendo lo trovo del tutto normale, lo faremo finché servirà e finché si potrà. La generosa risposta delle persone è straordinaria e ringrazio chi sta dando un contributo. Ogni viaggio costa dai 300 ai 400 euro”.

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