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Ponte di Piave inaugura il nuovo centro servizi: punto di riferimento per la comunità

Il prossimo 25 settembre a Ponte di Piave verrà inaugurato il centro servizi per anziani gestito dalla cooperativa Insieme si può e intitolato al dottor Gianni Marin, medico di base ed ex sindaco, scomparso nel 2010.

Il prossimo 25 settembre a Ponte di Piave verrà inaugurato il centro servizi per anziani intitolato al dottor Gianni Marin, medico di base ed ex sindaco, scomparso nel 2010. E’ stato proprio Marin a condurre nel 2000 il comune all’acquisizione dell’edificio dalle suore del Cottolengo. Nel 2008 la cooperativa sociale Insieme si può ha vinto il bando per la gestione trentennale della struttura e avviato i lavori di ristrutturazione.
“Non è stato un percorso facile – ha spiegato la presidentessa della cooperativa Paola Pagotto –. I lavori sono stati organizzati in stralci successivi per garantire in ogni momento i servizi ai circa 70 ospiti che non hanno mai smesso di risiedere all’interno della struttura. E’ stato un impegno oneroso anche a livello economico visto che la cooperativa ha investito 6 milioni e mezzo di euro. Abbiamo avuto dei momenti di difficoltà nel 2014 quando la ditta che si occupava dei lavori è fallita all’improvviso. Fortunatamente il cantiere si è bloccato solo per tre mesi e siamo riusciti a concludere comunque i lavori entro i termini prefissati. Infine è stata una grossa sfida anche a livello umano: gli operatori dovevano fare i conti con situazioni sempre diverse che si modificavano con l’evolvere dei lavori. Per tutti questi motivi l’inaugurazione sarà un momento particolarmente significativo”.
La festa inizierà alle 10.30, vi parteciperanno le autorità comunali, provinciali e regionali e sarà animata dai ragazzi delle scuole e dalle associazioni di volontariato. Sarà un’occasione per far conoscere questa struttura anche dal di dentro. “La casa di riposo – ha commentato il sindaco di Ponte di Piave Paola Roma – è sempre stato un punto di riferimento per il territorio, era necessario metterla a norma, e ora vogliamo che svolga un ruolo centrale nella vita del paese, che diventi un punto d’incontro per i cittadini, un luogo aperto alla collettività”.
La residenza potrà ospitare fino a 99 persone più altre 25 in regime diurno. Negli spazi comuni si è voluta valorizzare la luce creando una continuità con gli spazi esterni del giardino che circonda la casa. Gli ospiti sono tutti non autosufficienti e l’accesso alle stanze è garantito anche agli anziani con disabilità motorie. La struttura è, se non la prima, una delle prime di questo tipo ad avere tutti i gas medicali sopra ad ogni testiera del letto. Agli accorgimenti per la sicurezza ed il risparmio energetico si accompagna la volontà di far assomigliare l’edificio il più possibile ad un ambiente domestico per non sradicare l’ospite dal suo contesto di vita. La casa si trova in centro al paese ed è raggiungibile a piedi, il che facilita il passaggio delle famiglie. Al suo interno lavorano 89 persone ed è provvista di cucina, servizio volto ad integrare i criteri dietetici con i gusti personali degli ospiti e ad offrire un menù più vicino possibile a quello di casa.

“La nostra mission – ha continuato Paola Pagotto – è quella di fornire servizi ad un prezzo sostenibile e alta professionalità nella cura delle persone anziane. Oltre all’assistenza, cerchiamo di mantenere le capacità residue della persona. Gli educatori svolgono attività mirate nel rispetto di chi si trovano davanti e della sua storia. Lo scopo è quello di valorizzarne l’individualità e ogni intervento riabilitativo è individuato da un team e condiviso con l’ospite e la sua famiglia. Questo piano viene poi rimodulato in base all’evoluzione della persona. Cerchiamo di favorire anche i momenti di condivisione e convivialità per esempio durante le feste tradizionali e i compleanni. Abbiamo una collaborazione molto intensa con volontari, scout, associati e singoli che in vari momenti si rendono presenti nella struttura con la loro proposta di attività. Siamo convinti che il benessere della persona viva nella reciprocità della relazione. Chi si avvicina agli anziani inoltre si porta via qualcosa della loro storia e del loro modo di osservare il mondo. Al di là dell’apparato, che deve essere efficiente, credo che l’elemento umano sia fondamentale. Siamo felici di aver trovato questa sensibilità anche nel personale pubblico con cui ci relazioniamo, con la rete istituzionale, i servizi sociali e l’azienda Ulss che anche nelle situazioni di emergenza lavora con professionalità, ma senza trattare le persone come numeri, con il cuore in mano”.

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