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Ospedale di Castelfranco: una storia lunga 800 anni

Sarà il vescovo di Treviso mons. Gianfranco Agostino Gardin a presiedere la santa messa di domenica prossima 23 luglio alle ore 18.45 nella cappella dell’ospedale di Castelfranco Veneto, in occasione della solennità di San Giacomo apostolo e per gli 800 anni dall’edificazione del primo nosocomio in città.

Sarà il vescovo di Treviso mons. Gianfranco Agostino Gardin a presiedere la santa messa di domenica prossima 23 luglio alle ore 18.45 nella cappella dell’ospedale di Castelfranco Veneto, in occasione della solennità di San Giacomo apostolo e per gli 800 anni dall’edificazione del primo nosocomio in città.

“A questo appuntamento liturgico abbiamo invitato i malati, i loro familiari, i dirigenti dell’Ulss e il personale a servizio dei degenti, i sacerdoti, i religiosi e i collaboratori laici del territorio castellano – spiegano i volontari che si occupano dell’assistenza religiosa insieme a don Manuel Simonaggio, cappellano dell’ospedale -. Si tratta di una occasione per ritrovarci insieme attorno all’altare del Signore, per affidarci alla sua misericordia ed accogliere il suo Spirito d’amore, per vivere il servizio secondo lo stile di Gesù “buon samaritano dell’umanità”.

Alla ricorrenza per il patrono del nosocomio cittadino si è dunque unita quella per gli 800 anni della sua fondazione per la quale già diverse iniziative “laiche” sono state messe in cantiere, tra cui una mostra pronta per l’autunno e curata dallo storico castellano Giacinto Cecchetto. 

Una storia millenaria, quella dell’ospedale, iniziata nel 1217 quando venne realizzato il primo ospizio dedicato ai pellegrini di passaggio e agli indigenti. Per secoli e con alterne vicende il nosocomio manterrà questa destinazione d’uso. Solo nell’ottocento viene avviata la trasformazione in struttura sanitaria come la conosciamo noi con i primi reparti, medicina, chirurgia, maternità e l’isolamento per gestire i casi di epidemie da colera. Nel 1963 si mette la prima pietra per la costruzione del padiglione K e successivamente della piastra e del monoblocco.

“Un luogo non facile da abitare, ricco evidentemente di dolore e sofferenza ma anche di tanta umanità e di accoglienza – racconta don Manuel che il prossimo 4 ottobre festeggia i due anni di servizio come cappellano del nosocomio -; la disponibilità e l’organizzazione del personale che si occupa dell’assistenza religiosa sono stati anche per me un punto di partenza su cui cominciare a costruire nuovi percorsi in risposta alle esigenze espresse. Penso in particolare al dialogo con il territorio, primo segno di missionarietà, grazie anche all’uscita di alcuni contributi su «La vite e i tralci», foglietto settimanale della collaborazione pastorale di Castelfranco e al lavoro che stiamo svolgendo per stilare lo statuto del consiglio pastorale ospedaliero”.

La prossimità agli ammalati “non è semplice né scontata. E’ palestra di vita che mi invita a riflettere molto, anche «dopo» gli incontri, quando il pensiero diventa preghiera di affidamento e di intercessione, per le persone conosciute e per tutti noi – conclude don Manuel -; ci richiama continuamente all’essenzialità della vita e al valore unico e prezioso di ogni storia, oltre il pregiudizio”.

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