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Onigo: parco archeologico da promuovere e tutelare

“A Onigo non è crollata la chiesa di San Martino, ma sono caduti alcuni ruderi”. Lo sottolinea il sindaco Marco Turato. “Ora - continua il sindaco - il Comune ha predisposto un progetto di valorizzazione e di recupero dell’area di Mura Bastia. 

“A Onigo non è crollata la chiesa di San Martino, ma sono caduti alcuni ruderi”. Lo sottolinea il sindaco Marco Turato. Infatti - prosegue il primo cittadino - “da quasi tre secoli nemmeno i Vescovi della diocesi la citano nelle loro visite pastorali. Nel 1995 i resti dell’edificio furono puntellati da parte del proprietario, in seguito alla segnalazione della Soprintendenza per i Beni Ambientali di Venezia”. L’intervento eseguito veniva, però, compromesso da ulteriori crepe e cedimenti nel 1998, quando il proprietario segnalò alla stessa Soprintendenza l’impossibilità di sostenere ulteriori oneri finanziari per la messa in sicurezza della costruzione.

“Non è vero quindi che i proprietari e il Comune si siano disinteressati della chiesetta - dichiara Turato - visto che l’Amministrazione comunale fece fare anche dei sopraluoghi documentati. Sicuramente all’epoca il Comune non poteva permettersi investimenti in ambito privato, ma concentrò  l’attenzione sull’area acheologica adiacente della Mura Bastia, perché giusto trent’anni fa crollò parte del muro della torre del castello degli Onigo”.

A tal proposito, intervennero subito Comune e Opere pie d’Onigo, che ottennero dal ministero per i Beni culturali uno stanziamento di 300 milioni per il consolidamento statico e il restauro delle mura della torre Bastia di Onigo. Poi venne avviato un progetto di scavi archeologici con l’Università di Padova, coordinato dal prof. Guido Rosada, per esplorare e valorizzare l’area archeologica del castello Onigo.

“Ora - continua il sindaco - il Comune ha predisposto un progetto di valorizzazione e di recupero dell’area di Mura Bastia (2.600.000 euro) così da rendere fruibile il parco archeologico, tutelando uno dei siti più antichi del territorio: l’ex castello degli Onigo, la chiesetta di S. Elena, le trincee della grande guerra e il paesaggio che li circonda, fra i quali è compreso il luogo ove sorgeva l’antica chiesetta di S. Martino”.

“Sappiamo che la cappella di S. Martino - ci dice lo storico Agostino Vendramin - rimase unita alla pieve di Onigo per un secolo circa, dal 1467 al 1564. Poi venne abbandonata, come scrisse il vescovo Giorgio Cornaro nella visita pastorale a Onigo nel 1566 “il tetto minaccia di rovinarsi e (la chiesa) rimane aperta, essendo priva di porte”. Nel 1621 è un’altra visita pastorale a confermare che nella pieve di Onigo vi sono due chiese campestri distrutte: S. Martino di Onigo e S. Croce di Vittipan. Nel 1776 il vescovo Francesco Giustinani, racconta Vendramin, visitò il luogo ove esisteva l’antica chiesa campestre sotto il titolo di San Martino di Onigo, “da molti anni inofficiata, abbandonata e ridotta ad uso profano, con due muri laterali in istato sufficiente, e due molto pregiudicati, con porta maggior mal sussistente”. Poi “scese l’oblio e della cappella non si parlò più”, conclude lo storico. “Va invece apprezzato il fatto che il proprietario abbia recuperato a sue spese i resti dell’affresco che rischiava di andare distrutto con il crollo dell’altro ieri - conclude il sindaco Turato -. Adesso si tratta di trovare i fondi finanziari per tutelare l’intero parco archeologico”.

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