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Mussolente: vicenda di guerra e di dolore

Il 1° aprile in oratorio, lo scrittore e storico del Monte Grappa Loris Giuriati, alle 20.45, presenta il suo documentario che ricostruisce la storia del soldato Nannicini

Alcune ossa ritrovate nel cimitero di Mussolente, un’identità non chiara, hanno permesso a Loris Giuriatti, scrittore e storico del Monte Grappa, di recuperare una vicenda di guerra e di dolore senza riscatto. La storia è quella del soldato Giuseppe Nannicini di Prato che, dopo aver combattuto tutta la Prima guerra mondiale, dal Carso a Caporetto, al Grappa, viene a morire nell'ospedaletto da campo n° 309, allestito accanto a Villa Eger a Mussolente. “Un’amica mi aveva segnalato questo ritrovamento nel cimitero di Mussolente con l'indicazione del nome probabilmente sbagliata”. Così Giuriatti racconta l'inizio della sua ricerca che lo ha condotto, insieme alla giornalista Anna Roscini e all’amico runner Giampietro Comin, di realizzare un documentario dal titolo “Il soldato del 309”.

Il documentario sarà presentato in anteprima, il 1° aprile, alle 20.45, nella sala polifunzionale dell'oratorio San Michele di Mussolente. “E’ utile parlare di guerra in tempi di guerra, permette di prendere coscienza degli errori del passato. Anche in questo caso, la guerra in Ucraina, come all'inizio della Seconda guerra mondiale, tutti pensavano che sarebbe durata poco e invece non è stato e non sarà così”. Giuriatti è anche formatore in un centro professionale, oltre che guida naturalistica ed escursionistica. Spesso agli studenti racconta le sue storie, tutte ambientate sul Massiccio del Grappa. Ha cominciato con il romanzo “L'Angelo del Grappa”, per poi continuare con “La perla del Brenta” e “Lassù è casa mia”. In questi giorni esce “Alpe Madre”, un romanzo che corre tra passato e presente, in cui racconta le persone che vivono e lavorano sul Grappa: vuole dare loro voce e far conoscere la loro importanza.

“Gli studenti non hanno la nostra complessità, hanno un senso di giustizia, se vogliamo ingenuo, ma che fatica a capire quello che sta succedendo. Non trovano giustificazioni alla guerra in Ucraina”. Quelle giustificazioni che alla fine non ha trovato neppure il soldato Nannicini di Prato. “Sul suo atto di morte, il sacerdote appunta che non ha voluto i conforti religiosi. Forse un estremo atto di ribellione alla vita che lo aveva portato a partire per la guerra il 25 maggio, giorno del suo compleanno. Mentre combatteva è rimasto orfano di entrambi i genitori. Poi, sopravvissuto anche a Caporetto, viene a morire in questo piccolo paese, in un ospedale da campo, non per le ferite, neppure eroicamente combattendo sul monte sacro, ma di malattia”.

Il documentario si snoda tra le pendici della Grappa, tra luoghi e ricordi. “Siamo stati anche fortunati, abbiamo colto delle luci e degli scorci del Grappa unici. La fortuna ha voluto che la macchina da presa fosse in posizione proprio mentre il sole giocava con il massiccio. Abbiamo raccolto belle testimonianze, come quella di Gino Eger che ha raccontato quello che sapeve sull’ospedaletto 309. Si è commosso raccontando la storia del mantello realizzato per un cugino e poi dato a un soldato che partiva per la Russia, visto che il cugino nel frattempo era disperso in Albania. Ebbene quel mantello salvò la vita a quel soldato, gli permise di sopportare la terribile ritirata di Russia”.
Dopo la prima a Mussolente, il documentario farà alcuni passaggi a TvA di Vicenza e poi sarà inserito sul canale Youtube di Giuriatti.

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