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Il Vescovo ad Arcade e Povegliano, dove due parroci seguono quattro parrocchie
E’ questa la situazione, per molti aspetti inedita, che vivono i fedeli di Arcade, Povegliano, Santandrà e Camalò, che riceveranno a partire dal 26 marzo la visita di mons. Gianfranco Agostino Gardin.

Quattro parrocchie, nei due comuni confinanti di Arcade e Povegliano. E due parroci, che, “in solido” seguono tutte e quattro le comunità, vivendo insieme a Camalò. E’ questa la situazione, per molti aspetti inedita, che vivono i fedeli di Arcade, Povegliano, Santandrà e Camalò, che riceveranno a partire dal 26 marzo la visita pastorale del vescovo, mons. Gianfranco Agostino Gardin. E’ il primo appuntamento del vicariato di Nervesa e, come, negli altri casi, diversi aspetti della visita sono orientati all’istituzione della Collaborazione pastorale, che in questo caso si chiamerà Collaborazione di Arcade-Povegliano.
“In realtà – dice don Giovanni Kirschner, che tra i due parroci è il moderatore - la collaborazione è già reale in molti aspetti della vita delle quattro parrocchie. Ha contato molto anche la nostra scelta di vivere insieme, che non era scontata”. Continua don Corrado Cazzin l’altro parroco in solido: “Abbiamo scelto di abitare a Camalò, la comunità che nel 2012 ha ‘perso’ il suo parroco”. Nel 2012, infatti quando il Vescovo ha preso la decisione di affidare a don Giovanni e don Corrado le quattro parrocchie, già i due sacerdoti prestavano il loro servizio nel territorio. Don Corrado era “solo” parroco di Arcade, don Giovanni già si prendeva cura di Santandrà e Povegliano. E i fedeli si stanno gradualmente abituando alla novità: “C’è chi è ripartito con entusiasmo, e chi fa più fatica – continua don Corrado -. Dipende anche dalle generazioni, alcuni tendono a vivere questi cambiamenti con sofferenza. Altri hanno colto la ricchezza, qualcuno dice che i parroci sono… addirittura due!”.
Prosegue don Giovanni: “Molto dipende anche da che visione si ha del prete e del suo ruolo nella Chiesa: c’è chi ha una visione formale del prete e chi sostanziale. Se il prete visto come un erogatore di servizi, scatta la sindrome della canonica chiusa. Invece le canoniche non abitate da noi sono comunque frequentate dai giovani, diventano un luogo comunitario”.
Molti, allora, gli ambiti di collaborazione già avviati: “Spontaneamente – racconta don Corrado - è sorta la collaborazione tra corali parrocchiali, con due concerti di Natale. Abbiamo avviato un’esperienza di Consiglio pastorale interparrocchiale, embrione del futuro Consiglio di collaborazione. Abbiamo messo in comune l’esperienza formativa delle catechiste, promosso insieme una veglia della famiglia. Per i giovani c’è un avvio di collaborazione, con un’esperienza di preghiera il martedì sera e con la collaborazione tra educatori”. Tra le associazioni, nel territorio sono presenti l’Azione cattolica e il Noi, visto che in ogni parrocchia c’è un oratorio. L’attenzione alla carità, attraverso la “Rete” nelle parrocchie di Povegliano e la Caritas ad Arcade, si sta sempre più integrando. La questione centrale, però, secondo don Giovanni “non è come fare insieme le cose, è trovare il modo per testimoniare il vangelo oggi. E il fatto di essere insieme costituisce un segno un po’ più credibile”. Tra la gente, dice, don Corrado, “sta diventando spontaneo chiamarsi comunità sorelle. Anche se poi i campanili ci sono”. Del resto, nonostante la vicinanza, i contatti tra Arcade e Povegliano non sono molti dal punto di vista civile. Povegliano gravita verso Villorba, tanto è vero che i poveglianesi avrebbero gradito la fallita fusione tra i comuni; Arcade invece trova un riferimento nella vicina Spresiano.
I rapporti tra parrocchia e società civile sono intensi, soprattutto con le tante associazioni esistenti. A Povegliano ci sono delle Pro loco molto attive, l’Auser, l’Avis, gli Alpini. Ad Arcade ugualmente gli Alpini, i Trevisani nel mondo, il circolo Corazzin. Non manca l’attenzione ai soggetti più deboli, con la casa di riposo a Santandrà e il Ceod, sempre a Santandrà. Qui sono presenti circa venti disabili, e si è creato un bel rapporto con il territorio. La crisi economica si sente anche qui: “Molte le famiglie in difficoltà, anche se esiste ancora una rete di protezione sociale - spiega don Corrado -. C’è stata una riduzione di iscritti alle scuole materne”.