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Giavera: cittadini e ambientalisti per la chiusura della pista di motocross
La struttura di Santi Angeli continua a far discutere. E da un po’ ci sono in corso anche delle indagini giudiziarie. Già l’esistenza di per sé di un circuito per moto fa a pugni oggettivamente con una realtà collinare molto delicata e fragile.

La pista per il motocross di Santi Angeli sul Montello, nel territorio comunale di Giavera del Montello, continua da anni a far discutere. E da un po’ ci sono in corso anche delle indagini giudiziarie. Già l’esistenza di per sé di un circuito per moto fa a pugni oggettivamente con una realtà collinare molto delicata e fragile, che rappresenta uno dei pochi angoli dell’alta Marca trevigiana non ancora completamente deturpati e che da decenni, fra l’altro, è sottoposta a salvaguardia paesaggistica e ambientale ed è un sito naturale e storico di importanza comunitaria (Sic).
Sta di fatto che, negli ultimi anni la situazione, secondo alcuni abitanti che vivono nella zona del circuito per motocross, si è ulteriormente aggravata. Le moto producono rumori assordanti durante le gare o le prove, ed i rombi dei loro motori si sentono anche a diversi chilometri di distanza. Non ci sono regole né orari. Nondimeno i centauri con i loro mezzi sollevano un’enorme quantità di polvere che si espande nel territorio vicino.
Il rispetto delle norme a tutela del paesaggio collinare
Ci racconta Giorgio Marcon, che assieme ad alcuni cittadini e associazioni ambientaliste si batte per difendere un bene comune e chiede il risarcimento danni subiti dalla presenza della pista nei confronti dell’amministrazione di Giavera del Montello e del Moto Club Montello: “La pista nasce all’inizio degli anni ’70 a Santi Angeli, quando gli appassionati del motocross affittarono dei terreni per correre con le moto. Ma non era regolare né dal punto di vista della sicurezza né da quello urbanistico. Del resto il motodromo è stato inserito pure nel Piano d’Area del Montello tramite un escamotage. Infatti il decreto ministeriale del 14 aprile del 1975 relativo specificatamente alla zona del Montello, prevede la tutela di tutta l’area collinare dalla Schiavonesca al Piave e da Nervesa della Battaglia fino a Biadene e a Crocetta”.
A partire dagli anni ’80 - sottolinea ancora Marcon, citando varie pagine di documenti - “sono state approvate diverse norme a tutela dell’ecosistema, del paesaggio e del patrimonio storico collinare. Lo Stato ha quindi demandato alla Regione il controllo del rispetto della normativa ambientale e del paesaggio. In tal senso il Piano d’Area parla chiaro, dicendo che tutte le attività inquinanti devono essere dislocate al di fuori del Montello e che è necessario ripristinare i luoghi modificati a tutela di flora, fauna e della conformazione geomorfologica del colle. Senza dimenticare che il Montello è un’area archeologica tutelata. Di conseguenza – chiosa Marcon – il circuito doveva essere chiuso da parte delle diverse Amministrazioni comunali che si sono alternate negli ultimi decenni, perché è abusivo. Le uniche due cose fatte in modo regolare sono la torretta e la struttura cronometrica”.
Modifiche effettuate senza autorizzazioni
Un sopralluogo compiuto qualche mese or sono dalla Sovrintentenza per i Beni ambientali e paesaggistici – evidenzia Marcon – “ha rivelato inoltre che non risultano agli atti dell’ente autorizzazioni prima e dopo il 1975 ed è emerso, sulla base della documentazione conservata presso il Comune di Giavera, confrontata con le fotografie aeree scattate negli scorsi anni e con la situazione attuale, che nella parte nord della pista c‘è stato un ampliamento con l’espianto in parte di una zona boscata, mentre gli scavi di recente realizzazione hanno inciso in profondità nel terreno e i lavori di rimodulazione della pista hanno causato escavazioni, che avrebbero dovuto essere preventivamente autorizzate dagli enti competenti in materia. E, ciò che ancor di più fa riflettere, è che la stessa Provincia di Treviso ha evidenziato come modificazioni e interventi si sono susseguiti senza le necessarie approvazioni edilizie e paesaggistiche, e ha invitato il Comune a risistemare i luoghi e ad eseguire interventi per ridurre l’inquinamento acustico”.
Purtroppo invece - rimarca Marcon - le gare e le prove continuano a svolgersi, è stata approvata dal Consiglio comunale una deroga (in zona Sic non è possibile farlo) per i rumori causati dalle moto e da chi frequenta il circuito. Peccato ci si dimentichi che sia il Prg che il Piano d’Area affermano che era possibile inserire una pista se c’erano le caratteristiche per farlo. Il circuito motociclistico però è abusivo e non poteva essere sanato: la zona è vincolata dal punto di vista ambientale e il PdA dice che devono essere fermate le attività rumorose.
Da ultimo – afferma Marcon – la legge regionale 4 del 2016 prevede che le domande di rinnovo e concessione ora devono essere sottoposte a Via (Valutazione impatto ambientale). Il Comune così dovrebbe ora presentare un progetto per la pista, depositarlo in Provincia e verificare se è ecocompatibile. Per ora esiste solo uno “stato di fatto” per avere l’omologazione della pista dall’organo sportivo. Una vicenda annosa che non trova pace.