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Dopo l'esperienza di Lourdes: "I nostri occhi erano cambiati"

Si è recentemente conclusa l'esperienza di sei giorni di servizio a Lourdes, nell’ambito del pellegrinaggio mariano della diocesi di Treviso, organizzato dall’Unitalsi per quattordici giovani dell’Azione Cattolica della parrocchia del Duomo e di tre scout del clan Agesci Castelfranco 3 accompagnati, rispettivamente, dai loro educatori e capi scout.

“I nostri occhi erano cambiati”: questo il commento di Giulia, educatrice AC, dopo sei giorni di servizio a Lourdes, nell’ambito del pellegrinaggio mariano della diocesi di Treviso, organizzato dall’Unitalsi. Sei giorni che hanno scalfito l’esistenza di quattordici giovani dell’Azione Cattolica della parrocchia del Duomo e di tre scout del clan Agesci Castelfranco 3 accompagnati, rispettivamente, dai loro educatori e capi scout.

Intensa l’esperienza che li ha visti caricare e scaricare insieme ai barellieri adulti i bagagli dei malati, preparare in treno oltre 2mila cestini, trasportare quest’ultimi dalle stanze al refettorio e alle varie funzioni liturgiche. Le ragazze, inoltre, erano impegnate nel servizio ai pasti; alcuni educatori, invece, aiutavano i malati nell’igiene personale e nella vestizione.

“Alcuni ragazzi, all’inizio, erano molto spaventati – ammette Giulia, educatrice venticinquenne dell’AC –, sia per il contatto con gli ammalati che per la relazione con loro: non sapevano cosa dire mentre li spingevano. Ma una volta scomparso l’imbarazzo iniziale di alcuni, si sono tutti messi in gioco, senza alcuna difficoltà. Anzi, nella verifica finale è emerso che erano gli ammalati stessi a mettere a proprio agio i ragazzi”.

Che riconoscono di aver dato, ma anche ricevuto: “Il donarsi agli altri riempie il cuore: nonostante la stanchezza del viaggio,  la gioia che ho portato a casa è stata grandissima” racconta Giulia. “Abbiamo imparato a metterci al servizio e a donare il nostro tempo agli altri” dice Riccardo, uno scout del clan. "I servizi occupavano gran parte della nostra giornata – prosegue – ma pur essendo stanco ero contento di aiutare queste persone”. E aggiunge: “Sono sempre stato abbastanza scettico verso questi luoghi, ma mi son reso conto fin dall’inizio che le persone che stavamo portando con noi, pur essendo in situazioni di difficoltà e di sofferenza, avevano affrontato un viaggio faticoso sempre con il sorriso e la gioia”.

D’altra parte, la Padrona di casa “chiama”. “C’è questa dimensione personale di fede e di preghiera che viene approfondita e vissuta in maniera molto intensa, confermando e anche scuotendo quelle che magari sono delle posizioni o dei cammini di fede che hanno bisogno di una scossa” spiega don Luca Guzzo, assistente ecclesiastico della Pastorale Giovanile di Castelfranco. Come nel caso dei giovani, che quel lungo cammino l’hanno appena iniziato. E proprio per questo, è stato importante alimentarlo con un’esperienza di servizio di questo tipo, che porta a mettersi a disposizione con gratuità, con semplicità, con disponibilità, "senza guardare il dove, ma sempre pronti e con uno stile buono”, come afferma don Luca. “Poi c’è una valenza formativa dal punto di vista ecclesiale – aggiunge –. Non solo si accompagnano le persone anziane o ammalate”. Ma c’è anche quel “prendersi cura reciproco fra barellieri, sorelle, ragazzi – conclude –. Mi sembra di aver visto quell’ospedale da campo di cui parla Papa Francesco. E i ragazzi hanno bisogno anche di questo: vedere una Chiesa che si prende cura reciprocamente, al di là delle età e delle generazioni diverse”.

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