martedì, 17 settembre 2024
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Davide, castellano "atipica-mente” down, si racconta in un libro. Con la prefazione di Luciana Littizzetto

Nel volume i l racconto della vita del giovane disabile, ma soprattutto la ricerca di Dio, il passaggio dall’idea di essere stato cattivo con pensieri cattivi, e per questo punito, al sentirsi figlio amato dal Padre. La postfazione è scritta da mons. Cevolotto.

Un uomo, down, lento, muto, caparbio, permaloso, forte, ricco, pieno di sogni, felice. Così si descrive e si racconta Davide Rossanese, castellano doc, che con l’aiuto di Lisa Molon, esperta di comunicazione facilitata, ha dato alle stampe “Io atipica-mente down”, in arrivo nelle librerie in questi giorni. “Parlo di me – spiega - di cosa vuol dire avere una mente vivace racchiusa in sembianze da grave ritardato e camminare con faccia da down. Di come l’amicizia fa bene all’anima”. Le pagine corrono veloci, si soffermano su qualche aneddoto, sulle fatiche scolastiche (Davide si è diplomato all’istituto alberghiero e ha sostenuto con successo alcuni esami all’università prima di ritirarsi perché troppo faticosa la logistica e la gestione dello stress ndr). Ma sono soprattutto la ricerca di Dio, il passaggio dall’idea di essere stato cattivo con pensieri cattivi, e per questo punito, al sentirsi figlio amato dal Padre, che rappresentano il cuore di questo lavoro tanto da far scrivere nella prefazione a Luciana Littizzetto: “E’ un libro vero, di vita pulsante nascosta dentro un mistero. Forse per questo Dio gli è stato tanto di aiuto. Perché lui (Davide) di misteri se ne intende. Un ragazzo diventato adulto che piano piano ha saputo trasformare la rabbia in dolcezza, il silenzio in parola, in nero in luce. Niente male. Proprio niente male…”.
E intrecciate a questo percorso ci sono le storie di amicizia autentica, quella con Lisa che lo aiuta a trovare un modo per comunicare il suo mondo; quella con suor Michela che lo accompagna nella preparazione ai sacramenti, gli si fa accanto con gioia; con Italo, fraterno compagno di suonate; e con don Adriano Cevolotto, per tempo suo parroco e confessore, che nella postfazione racconta cosa è stato essere “alla scuola di Davide” e cosa ha imparato: il prezzo della gratuità; la pazienza del rispetto dei tempi del dialogo con l’altro; il regalo prezioso del tempo non scandito dall’urgenza dell’orologio. “Ma soprattutto rimane indelebile ciò che mi ah commosso ed entusiasmato maggiormente. Ovvero il rivelarsi in Davide dell’opera di Dio scoprendolo abitato dalla Sua presenza”.
E così, a stretto giro, nella castellana arriviamo a tre: tre libri che hanno per protagonisti persone molto diverse tra loro ma che mettono tutti a tema percorsi di vita collegati alla disabilità. Non male, nemmeno questo. (F.G.)

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