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Da Conscio impronte solidali in Colombia

Remo De Marchi racconta il viaggio in Colombia nella missione dove il progetto adozioni a distanza dell’Associazione “Impronte di Vita” sta portando frutti davvero straordinari.

Partito un mese fa, è ritornato a Conscio il signor Remo De Marchi, dopo un viaggio in Colombia nella missione dove il progetto adozioni a distanza dell’Associazione “Impronte di Vita” sta portando frutti davvero straordinari. Ricordando una delle anime fondatrici, la missionaria Rita Gasparini, morta in un incidente stradale l’anno scorso proprio in terra colombiana, in occasione delle festività pasquali, abbiamo colto l’occasione per intervistarlo su questa bella esperienza di missione e solidarietà. De Marchi ha 52 anni e vive a Conscio da sempre, lavora in un negozio di alimentari/tabaccheria con la sorella Lorella e la mamma Giovanna. E’ sposato da 12 anni con Marica e ha tre bambine, Maria, Elena ed Elisa.
Come è nata “Impronte di vita”?
Il progetto adozioni a distanza, che finanzia borse di studio, nasce nel 1992 per una decisione del “mio” gruppo missionario, legato al Gruppone, di prenderci un impegno missionario, ma legato alla nostra parrocchia. Parlando con suor Rita, nasce la proposta di aiutare alcune famiglie povere della città di Granada, nella provincia del Meta in Colombia, per far studiare i loro bambini. Così i primi 17 bimbi vanno a scuola grazie ai primi padrini di Conscio e Zerman, poi, nel corso degli anni, altri amici si aggiungono. Il passaparola coinvolge Casale, Casier, Lancenigo, Fagarè, Roma, Bologna, Trieste. Rita e Nelly, nel frattempo, si trasferiscono a Villavicencio, sempre nella provincia del Meta, per questioni di sicurezza; erano state minacciate più volte da un gruppo armato. Passa il tempo e la famiglia dei padrini diventa sempre più grande. Oggi siamo più di 200, e circa 500 bambini mangiano nei refettori di  Huellas. Qui, nel maggio del 2009, grazie all’intraprendenza di un preside in pensione, Mario Gavanelli, il progetto prende la forma giuridica di onlus con il nome Impronte di Vita, che è la traduzione di Huellas de Vida, la fondazione che in Colombia si occupa della realizzazione effettiva del progetto, consegnando ai bambini uniformi e materiale didattico, seguendoli con progetti di doposcuola e attività integrative, incontri formativi per i genitori. I padrini ricevono periodicamente una lettera e una foto del bambino affidato.
Come ha trovato la realtà colombiana?
La Colombia è uno stato potenzialmente ricchissimo che però, come tutti i paesi in guerra (la guerra civile dura da oltre 50 anni, ndr), è impoverito dalle spese per le armi, dalle violenze che i poveri subiscono, dallo sfruttamento delle multinazionali straniere… Non ho trovato la stessa situazione di 15 anni fa: la situazione di vita è migliorata, i quartieri che, un tempo, erano invasi da case di legno o di nylon, ora sono costruiti con mattoni e qualcuno sta un po’ meglio, ma ce ne sono altri che vivono nella stessa condizione. Ho incontrato alcuni dei primi 17 bimbi che abbiamo aiutato: Didier ora è padre Didier ed è diventato parroco a Puerto Rico vicino a Granada, poi c’è Leydy Juliet che va all’Università e aiuta nel refettorio del Nuevo Amanecer ed infine Huberney, Sebastian, Yanjaira, altri tre ragazzi, che continueranno a studiare e aiuteranno Huellas De Vida nel servizio ai bimbi più piccoli. Certo, molti altri non hanno fatto tesoro dell’occasione che gli si offriva, è vero, ma almeno hanno potuto studiare un anno in più e credo sia stata comunque una cosa positiva.

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