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Cresima rinviata a Treville: ecco perché

Il parroco don Silvio Mariga spiega in questa intervista la scelta di rinviare la celebrazione del sacramento ad autunno: "Comunità e famiglie al cuore della questione educativa".

A Treville, a un mese e mezzo dalla cresima, la celebrazione del sacramento viene rinviata perché i ragazzi “non sono ancora pronti”. In paese si apre il dibattito. Il parroco, don Silvio Mariga, e una catechista ci motivano questa scelta.
Cosa significa “i ragazzi non sono ancora pronti”?
La mancanza di impegno e di responsabilità di alcuni cresimandi, nonostante i ripetuti inviti, ha raggiunto il culmine. Per questo, dopo un incontro con i genitori e le catechiste, è stato deciso di rimandare la cresima a quest’autunno.
Secondo voi, per quale motivo la decisione è stata così discussa in paese?
E’ stata contestata la scelta di “punire” anche i ragazzi più disciplinati. Ma la cresima era stata concepita come un cammino di gruppo, dove ognuno si assume le proprie responsabilità e collabora attivamente. Si è abituati a pensare che la cresima scatti automaticamente al termine di un percorso catechistico vissuto anche passivamente.
Cos’altro serve?
Il comportamento del ragazzo è il primo indicatore della sua crescita umana; poi è necessaria la consapevolezza del cammino che sta svolgendo. E siccome questo percorso viene vissuto in gruppo, sono fondamentali anche il rispetto della persona nei compagni e nei catechisti. Inoltre, vorremmo far riflettere i ragazzi sul valore delle cose e in particolare sull’importanza del sacramento della cresima.
A chi va attribuita la responsabilità di questa “emergenza educativa”?
Siamo abituati a considerare la fede come un puro “momento interiore”. Invece, tutta la comunità dovrebbe farsi carico del percorso spirituale dei nostri ragazzi. Inoltre è necessario che la famiglia, come principale trasmettitrice della fede, sia investita di una forte responsabilità. Non possiamo ignorare le problematiche che investono la famiglia d’oggi, ma è necessario che i genitori diventino parte attiva di questo progetto educativo.
Sul piano pratico, in che modo coinvolgerete le famiglie?
I genitori si impegneranno a discutere con i figli sulle tematiche proposte dai catechisti. Questa collaborazione richiederà impegno e fatica ma, se avrà buon esito, traccerà un sentiero percorribile anche in futuro. Nel frattempo si sta riflettendo su come concretizzarla.
Cosa augurate ai ragazzi?
Auguriamo di scoprire che cos’è importante per loro da un punto di vista umano e cristiano, di avere il coraggio di andare controcorrente. Noi li assisteremo con affetto in questo percorso.

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