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Con la Cittadella dello sport Villorba prova a "cambiare vita". Mauro Benetton in esclusiva: "Sono solo il capotreno"

Il Comune che più di ogni altro fa i conti con i “buchi neri” causati dalla crisi e da iniziative private troppo avventurose, dall’ex Panorama alla Maber, cerca di ripartire
da una parte con il progetto guidato dall'imprenditore, che si augura di essere il volano per un coinvolgimento dal basso; dall’altra con il “biologico”, grazie al “prosecco made in Pontebbana”. Il sidnaco Serena ci crede. Ma l’opposizione accusa: “Finora i processi non sono mai stati guidati”.

21/07/2017

Si fa fatica ad immaginare un centro sportivo, con impianti per l’arrampicata, gli skateboard, il pattinaggio, o ad un luogo di tendenza per i giovani, mentre si cammina lungo l’immensa spianata vuota del “quasi ex” centro commerciale di Villorba, in zona industriale, dove sono rimasti aperti solo tre negozi. Eppure Villorba, il comune che più di ogni altro fa i conti con i “buchi neri” causati dalla crisi e da iniziative private forse un po’ troppo avventurose, cerca di ripartire dallo sport e dal “biologico” (grazie al “prosecco made in Pontebbana”) per dare un po’ di ordine al suo sviluppo.
Lo assicura il sindaco, Marco Serena, convinto che l’idea della Cittadella sportiva all’ex Panorama (vedi articolo sotto) sia la leva per avviare anzitutto il recupero dell’ormai obsoleta area industriale, costruita in gran parte negli anni Settanta. Quello è il buco nero più grande di tutti, anche se nel comune non mancano altri luoghi problematici: dall’eterno cantiere dell’ex Mondial a Carità fino alla zona direzionale di Catena, di fronte alla Benetton, caduta nell’abbandono con il fallimento della Maber.
Se a questo si aggiunge che per 15 anni l’altra zona commerciale di Castrette (l’attuale Panorama) era rimasta bloccata, in molti si chiedono il senso di una nuova area commerciale a Castrette (all’ex Cantina sociale), in un terreno di proprietà della Lualgi Srl di Gino Gaion, uno dei “padri” del centro Tiziano di Olmi (Decathlon e Mediaworld). Per la nuova area di 38mila mq si parla dell’interesse di un’azienda austriaca, probabilmente per un negozio di arredamento e casalinghi.
In tale quadro di incertezza e tra tanto cemento sprecato resta ben visibile l’unica novità di questi mesi: interi campi di vigneti, lungo la Pontebbbana e nelle aree vicine a dove passerà la futura superstrada Pedemontana. Il prosecco “made in Pontebbana” è tutto coltivato con caratteristiche “bio”, in gran parte dalla cantina Pizzolato. Ma c’è che si interroga sull’opportunità di dare così tanto spazio ad una monocultura non solo sui colli ma anche in pianura.
Di fronte a questioni complesse e intrecciate, il sindaco Marco Serena puntualizza: “Diciamo innanzitutto che attualmente nel nostro territorio comunale c’è un unico supermercato di grandi dimensioni, il Panorama; e uno di medie dimensioni, il Famila di viale della Repubblica. E che, comunque, a Castrette non sorgerà un altro supermercato. All’ex Cantina Sociale il proprietario ha acquisito da anni il diritto a costruire. Quanto alla Maber, al di là delle diverse discussioni sulla qualità architettonica dello stabilimento, sono convinto che la situazione si sbloccherà con l’apertura della Pedemontana. Attualmente va sottolineato che gli unici interessi sono di fondi d’investimento”. Ma il nodo che più interessa a Serena è quello della grande zona industriale: “Siamo arrivati alla proposta della Cittadella dopo aver provato ad offrire altre soluzioni, come il Fondo abbattimento, perseguendo l’idea della riconversione e del consumo zero. Ma non abbiamo avuto risposte. Oggi il degrado dell’ex Panorama è indiscutibile, il progetto emerso in questi mesi, con Mauro Benetton e un fondo tedesco, offre una visione per rigenerare uno spazio degradato che ha ormai esaurito il compito per cui era nato. Certo, nessuno ha la bacchetta magica e serve una svolta culturale”.
Sul prosecco, Serena dice di comprendere “i rischi della monocultura. Speriamo non sia una bolla, però mi conforta il fatto che tutte le coltivazioni sono biologiche. Questo ci porta a pensare anche a nuovi progetti, ancora in via di definizione, legati proprio all’agricoltura biologica, magari un nuovo distretto...”.
Dall’opposizione la capogruppo del Pd Alessandra Callegari guarda nel complesso positivamente all’idea della Cittadella sportiva, ma boccia l’operato delle Giunte leghiste degli ultimi vent’anni: “Serena parla sempre di grandi progetti, pensiamo al tunnel per la Pontebbana a Carità... Ma si dimentica delle piccole cose. Ad esempio, le aziende fuggono dalla zona industriale anche per la sua viabilità, mi sarei aspettata qualcosa almeno sul manto stradale. In generale, poi, imputiamo alle ultime Amministrazioni il fatto di non aver avuto capacità di pianificazione e di guida politica. Certo, sono consapevole che parliamo in tutti i casi di progetti privati. Però il Comune non è mai riuscito a interloquire, ad essere presente nelle scelte in accordo con i privati”.
La Callegari cita un esempio: “Non ci si può opporre alla nuova area commerciale di Castrette. Però il privato ha tutto l’interesse a valutare proposte alternative. Perché non pensare ad un’area centrata sulla cura alla persona, vista la vicinanza con Casa Marani e con il distretto sanitario? Ad esempio il Centro di Medicina ha l’esigenza di spazi maggiori rispetto agli attuali di viale della Repubblica”. Sulla Cittadella, “il giudizio è positivo, il progetto va benissimo. E’ chiaro, però, che anche in questo caso l’Amministrazione non può limitarsi a dare il suo consenso. E deve comunque esserci un impegno a riqualificare l’intera zona, a partire dalla viabilità”. Senza dimenticare una vigilanza perché “la Cittadella porti benefici alla comunità, non sia una zona di lusso o solo una vetrina per le aziende”.

Mauro Benetton: quello della Cittadello dello sport è un progetto di carattere sociale, io sono solo il "capotreno"

E’Mauro Benetton il jolly calato nei giorni scorsi dal sindaco Marco Serena per dare corpo alla sua idea (già abbozzata durante la campagna elettorale) di dare vita ad una Cittadella dello sport all’ex Panorama: 91.000 metri quadrati di superficie (di questi 43mila coperti) di cui disporre. Una struttura in grado di completare l’offerta già notevole, in un comune dove sorgono il Palaverde, l’Arep, impianti per il rugby e i campi di calcio di Lancenigo (mentre il lago e l’impianto natatorio delle Bandie sono a pochi passi dal confine comunale).
Proprio per questo la nuova Cittadella, i cui progetti stanno muovendo i primi passi, dovrà essere qualcosa di alternativo rispetto all’esistente in loco o anche alla stessa Ghirada di Treviso. Ne è consapevole l’interessato, figlio di Luciano e fratello di Alessandro. Finora Mauro Benetton non ha rilasciato dichiarazioni alla stampa sul progetto: “Non mi interessano le polemiche, ma con voi della Vita del popolo parlo volentieri”, ci dice.
I “contenuti” della nuova creatura sono ancora incerti, naturalmente: “E’ evidente che qui non faremo campi da rugby come alla Ghirada, o campi da calcio. L’idea è quella di dare spazio a sport alternativi, che coinvolgono i giovani e le famiglie”. Per esempio sport acrobatici, come skateboard o bmx, l’arrampicata sportiva, e molti altri che saranno valutati strada facendo. Vengono messe nel conto, in collaborazione con il Comune, modifiche alla viabilità esistente.
Ma a Benetton interessa soprattutto il metodo con il quale arrivare al risultato: “Mi ha chiamato il sindaco Serena e mi ha detto: «C’è questo progetto, perché non mi aiuti tu?». Ho  detto di sì perché mi sento da sempre coinvolto nel sociale. Non sono qui per fare tutto da solo, ma per fare il «capotreno», il volano... per contribuire a fare un buon progetto, quello di riuscire a convertire quest’area. Il segreto è quello di muovere energie, la comunità deve uscire fuori. Questo progetto funzionerà se si coinvolgono le piccole aziende e la comunità”. L’imprenditore fa degli esempi: “Faremo magari una pista di pattinaggio... Ebbene coinvolgeremo le aziende che producono pattini. Faremo qualcosa che riguardi la montagna, lo sci... contatteremo tutte le aziende che abbiamo in zona. Il coinvolgimento paga. Guardiamo al basket: quando c’era la Benetton che vinceva gli scudetti, il Palaverde si riempiva solo per le finali. Ora, la squadra di A2 gioca sempre con il tutto esaurito, perché è stato fatto un lavoro dal basso”.
Insomma, anche nello stile la nuova Cittadella si distanzierà dalla Ghirada, altro gioiello di famiglia, visto più che altro come un dono dall’alto alla città di Treviso: “Sì, la Ghirada viene ritenuta poco «sociale», forse perché a lungo è stata frequentata da campioni di livello mondiale, ma le idee iniziali non erano queste, mi piacerebbe che fosse più vissuta dalle famiglie trevigiane, dai figli e dai genitori. Ed è proprio questo che vorremmo fare con la nuova Cittadella”.

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