Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Monastier: le ragioni che portarono alla costruzione della nuova chiesa
L’apertura a Monastier delle iniziative culturali per avviare degli approfondimenti storici in occasione del centenario di costruzione della nuova chiesa abbaziale di Monastier ha previsto innanzitutto un ciclo di quattro conferenze, che si stanno svolgendo all’interno della chiesa arcipretale del paese.
Si tratta di un’occasione ulteriore per approfondire quegli studi che sono stati avviati ormai da qualche decennio e per riprendere le ricerche partendo dalla documentazione prodotta dalla monumentale opera di ricostruzione della chiesa, con dei lavori veramente giganteschi.
L’intera fase di discussione, decisione e poi di effettiva costruzione copre il periodo che va dal 1919 fino alla benedizione del nuovo tempio, impartita agli inizi del 1928.
La circostanza è propizia per precisare in questa sede quanto è stato scritto nel precedente numero di La Vita del Popolo del 14 gennaio, e cioè che l’antica chiesa abbaziale, solo in minima parte romanica e per il resto rinascimentale, precisamente del secolo XV, non venne distrutta durante i bombardamenti della Prima guerra mondiale quando, dopo la disfatta di Caporetto dell’autunno 1917, il fronte italiano si era assestato lungo la riva destra del Piave, vicina all’ex monastero.
Per ben tre volte successive la chiesa di Santa Maria Assunta in Monastier venne colpita dai colpi delle granate austriache lanciate dall’Oltrepiave, che avevano come obiettivo il campanile romanico dell’abbazia, utilizzato dall’esercito italiano come osservatorio, da dove le vedette potevano avvistare in anticipo gli aerei nemici che sopraggiungevano.
Fu in modo particolare il bombardamento del 22 giugno 1918, nel pieno dell’infuriare della Battaglia del Solstizio, a danneggiare seriamente la chiesa antica. Il crollo riguardò, però, soltanto la navatella minore di destra.
Tale danno, comunque, non si presentava come irrimediabile. Tanto è vero che, alla conclusione del dibattito sorto tra la popolazione e con le autorità religiose e civili, nel gennaio del ’19 si giunse a decidere di rabbracciare l’antica chiesa, per ritornare ad adibirla al culto, almeno provvisoriamente.
Nei mesi precedenti, quando la chiesa colpita non poteva ancora essere agibile, erano state adibite a luogo di culto, per la poca popolazione rimasta sul posto assieme al vicario parrocchiale don Valentino Spigariol, le scuole elementari di Monastier.
Cessate le ostilità, appena fu possibile, si provvide a innalzare una paretina in mattoni tra le colonne di destra della chiesa bombardata, in modo da chiudere lo spazio ecclesiale, pur privo della piccola navata laterale che si appoggiava al possente campanile, ancor oggi esistente: uno dei più bei monumenti dell’architettura romanica nel Veneto.
A quel punto, con l’intervento del beato Andrea Giacinto Lunghin, il 31 luglio 1919 il Santissimo Sacramento fu riportato nella chiesa antica.
Questa stessa chiesa, che aveva visto la celebrazione del culto negli ultimi secoli, anche dopo la soppressione napoleonica, continuò a essere officiata fino al 1° gennaio 1928, quando ancora una volta con la presenza sostenitrice del beato vescovo di Treviso, fu benedetto il nuovo, imponente tempio cristiano – per dimensioni, il terzo dell’intera diocesi – appena innalzato nella frazione di Fornaci di Monastier, su progetto dell’ingegnere Lorenzo Priuli Bon.
Il susseguirsi dei fatti, qui solo accennati, evidenzia che l’antica chiesa non era rimasta colpita in modo grave dagli ordigni austriaci e che furono ben altri i motivi che, spaccando nella fase decisionale il paese, portarono a deliberare per una nuova chiesa, da ricostruire in un sito differente da quello di Monastier.
Sostanzialmente furono due le motivazioni che indussero a quella coraggiosa decisione, sostenuta dalla tenacia del parroco del tempo, don Leone Lorenzetto.
Il vecchio capoluogo (che ora è detto “Monastier Chiesa Vecchia”) era rimasto poco abitato, sicuramente a causa della pervasiva presenza dei beni abbaziali, mentre il paese vero e proprio ormai da molto tempo si era maggiormente sviluppato nella località di Fornaci; pertanto, sarebbe stato opportuno, come scriveva il vicario don Valentino Spigariol, trasferire la chiesa dove viveva il popolo, ricordando che “Ubi populus ibi ecclesia”.
Il secondo motivo era rappresentato dalla rigogliesa crescita demografica in atto sin da tutto l’Ottocento, ragione per cui la vecchia chiesa non poteva più contenere tutte le persone tenute alla partecipazione dei riti.
Questi due seri motivi indussero ad avviare i lavori del nuovo edificio nel luglio 1923, su un fondo donato dal Comune e a portarli al compimento strutturale nel 1927, consentendo così di aprirlo al culto dal 1° gennaio 1928.
La benedizione impartita dal beato Longhin l’8 gennaio seguente accompagna ancor oggi la vita spirituale delle persone che vi accedono.