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Castelfranco saluta mons. Dionisio Salvadori dopo un bel cammino di Chiesa

Un parroco che è stato soprattutto un pastore, convinto promotore della Collaborazione pastorale, attento alle tante espressioni della vita della Chiesa castellana, in dialogo con le istituzioni del territorio. Mons. Dionisio Salvadori saluta le parrocchie del Duomo, di Bella Venezia e di Villarazzo a Castelfranco dopo 9 anni di servizio pastorale, e per raggiunti limiti di età oltre che per motivi di salute, andrà ad aiutare don Giuseppe Tosin, parroco di Paese

Un parroco che è stato soprattutto un pastore, convinto promotore della Collaborazione pastorale, attento alle tante espressioni della vita della Chiesa castellana, in dialogo con le istituzioni del territorio. Mons. Dionisio Salvadori saluta le parrocchie del Duomo, di Bella Venezia e di Villarazzo a Castelfranco dopo 9 anni di servizio pastorale, e per raggiunti limiti di età oltre che per motivi di salute, andrà ad aiutare don Giuseppe Tosin, parroco di Paese.

“Quando sono arrivato qui, nel 2014, ho trovato una realtà diversa rispetto a Godego, anche dal punto di vista religioso - racconta mons. Dionisio -. L’intera area castellana, che non corrisponde solo al centro e al Comune, fa riferimento a Castelfranco, con delle differenze tra città e periferia che richiedono di trovare punti di equilibrio non sempre facili, ma necessari”. In questa dinamica la Chiesa è, a suo dire, un cantiere aperto: “Me lo avevano detto ancora nel ’72, quando sono stato ordinato sacerdote”, commenta sorridendo.

Grazie anche a quanto seminato da chi lo ha preceduto - don Lino Cusinato e poi don Adriano Cevolotto, insieme a tutto il presbiterio castellano - la Collaborazione pastorale è senza dubbio l’esperienza principale portata a compimento nei 9 anni del ministero di don Dionisio, insieme al recente percorso del cammino sinodale. “La comunità del Duomo - riflette - non è subito evidente, bisogna imparare a conoscerla e, dunque, ad apprezzarla. Ci sono diverse espressioni di questa Chiesa locale, numerosi itinerari formativi che vengono da realtà non solo parrocchiali e che arricchiscono la vita di fede della comunità locale: gli ordini religiosi, lo scoutismo e l’Ac, il movimento neocatecumenale e quello di Rinnovamento dello spirito, i gruppi di ascolto del Vangelo”. Una realtà, dunque, multipla, dove il compito del pastore è coltivare la comunione ecclesiale, perché tutti si sentano parte della stessa Chiesa.

Cita la Caritas cittadina, animata da tutte e 10 le parrocchie della Collaborazione del comune, ma anche le scuole dell’infanzia paritaria che, seppure in una fase non facile, restano un punto di riferimento per le famiglie del territorio. “Con fatica e fiducia, le nostre comunità parrocchiali hanno camminato insieme, condividendo la formazione dei giovani, la catechesi degli adulti e tanti momenti celebrativi. Non si tratta - precisa don Dionisio - di uno scambio di servizi ma soprattutto di un progetto sinodale di Chiesa. E’ così che, nonostante il calo evidente della pratica religiosa, si può continuare ad avere fiducia”. Due temi, a suo dire, restano terreno aperto: la distanza tra fede e vita anche nelle persone che vivono da vicino la vita della comunità e il ruolo dei ministeri laicali, per risvegliare la coscienza e la partecipazione dei laici a vivere la vocazione battesimale a servizio delle diverse dimensioni pastorali.

In questi anni don Dionisio si è confrontato anche con le istituzioni del territorio, politiche, sanitarie, imprenditoriali. “Esco sereno per raggiunti limiti di età previsti dall’ordinamento della Chiesa, portando con me anche dei problemi di salute che negli ultimi tempi si sono manifestati in maniera importante. Il Vescovo ha condiviso la mia richiesta di continuare a essere utile nella comunità di Paese. La malattia, oggi, mi impedisce un veloce passaggio, e pertanto resterò nella Castellana fino alla conclusione della prima parte delle terapie post operatorie. Con l’Avvento mi trasferirò - conclude -. Sono contento che arrivi un sacerdote più giovane perché credo che potrà essere strumento del Signore in questo tempo presente caratterizzato dalla complessità, dentro e fuori la chiesa, la società, la testa e l’anima delle persone”.

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