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Castelfranco, dignità agli invisibili

Ospitalità in un appartamento a Campigo, preso in affitto dall'associazione di promozione sociale Castellana solidale, braccio operativo di Caritas. L'accoglienza ha durata limitata per consentire a più persone che hanno bisogno di poter usufruire del servizio

Ha mosso i primi passi a Castelfranco il nuovo progetto “Dare dignità agli invisibili”. In una casa di Campigo, presa in affitto dall’associazione di promozione sociale Castellana solidale, braccio operativo della Caritas, è entrato la scorsa settimana il primo ospite. “Verrà seguito da una specifica équipe - spiegano i referenti del progetto, che era stato anticipato durante l’inaugurazione della rinnovata mensa dei poveri al Palazzetto alla presenza del cardinale Silvano Maria Tomasi un paio di settimane fa -. L’accoglienza ha una durata limitata per consentire l’avvicendarsi di diverse persone in stato di bisogno. Con l’autonomia della casa e la residenza si vuole raggiungere poi l’inserimento lavorativo e, in definitiva, una uscita dallo stato di precarietà”.

Un progetto ambizioso, non senza incognite, ma verso il quale la Chiesa castellana tutta fa quadrato ed è fiduciosa nella convinzione che lavoro e casa siano due sfide essenziali a cui accennare qualche forma di risposta. “Anche nel nostro territorio, in linea con i dati e la situazione nazionale, conosciamo persone che vivono in situazioni drammatiche di precarietà ai limiti della sopravvivenza - raccontano -. Alcune sono critiche anche sul piano abitativo e vivono senza una fissa dimora. Come associazioni di volontariato siamo consapevoli di poter incidere solo limitatamente, eppure constatiamo che gli enti pubblici riescono a offrire risposte solo parziali e rivolte quasi in via esclusiva a persone un po’ più «visibili», con un minimo di voce”. Come cristiani, e come uomini e donne di “buona volontà”, i volontari Caritas hanno abbozzato il progetto “Dare dignità agli invisibili”, che prevede appunto una forma di accoglienza abitativa temporanea e un percorso di inserimento sociale e lavorativo tramite lo strumento del tirocinio.

“Si tratta, e lo sappiamo, di risposte che non risolveranno tutto, ma vogliono rappresentare un segno tangibile della nostra umanità e solidarietà. Se muore la solidarietà - scrivono nel documento che hanno consegnato ai fedeli - muore anche la parte migliore di noi, la nostra capacità di fare comunità, la speranza di progredire verso una migliore crescita culturale e di progresso, la mission di noi credenti”.

Tra gli altri obiettivi di questo progetto c’è la realizzazione di una rete comunitaria, esperienza aperta di dialogo tra diverse realtà che hanno a cuore il bene comune; inoltre, il reperimento di risorse e immobili, anche da riqualificare, proprio per sviluppare questo progetto; infine il coinvolgimento della comunità che potrà finanziare il progetto o mettere a disposizione il proprio contributo sotto forma di volontariato o esperienze professionali qualificate, utili all’accompagnamento di chi sarà accolto.

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