martedì, 19 novembre 2024
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Anziani e solitudine a Castelfranco: il Progetto tapparella funziona

Grazie all’instaurazione di rapporti personali con i vicini che vivono in solitudine, e nel rispetto della privacy, è possibile sconfiggere la solitudine. In una società che tende ad invecchiare senza rigenerarsi, a Castelfranco istituzioni e popolazione civile progettano e sperimentano soluzioni innovative per tutelare (e valorizzare) la figura dell’anziano.

In una società che tende ad invecchiare senza rigenerarsi, istituzioni e popolazione civile progettano e sperimentano soluzioni innovative per tutelare (e valorizzare) la figura dell’anziano. Almeno così avviene a Castelfranco, cittadina che con i suoi 7225 abitanti oltre i 65 anni d’età, il 21,8% della popolazione, si attesta intorno alla media nazionale del 21,7% (dati ISTAT rilevati il 31 dicembre 2015 ed elaborati da tuttitalia.it).

In tale contesto, la Consulta della Terza Età, organo comunale, negli ultimi mesi del 2014 ha ideato il Progetto tapparella, un prontuario di buone pratiche da attivare nei confronti dei vicini di casa anziani.

Grazie all’instaurazione di rapporti personali con i vicini che vivono in solitudine, e nel rispetto della privacy, è possibile far fronte ad eventuali emergenze. Infatti, se l’anziano lascia un suo recapito telefonico e quello di un familiare ai vicini, questi, notando qualche anomalia (come la tapparella abbassata) proveranno a contattarlo telefonicamente. Se non riceveranno risposta avvertiranno un parente, che verificherà di persona lo stato dell’anziano. Queste due semplici azioni possono prevenire, o almeno contenere, le conseguenze di situazioni emergenziali.

Come è successo a Castelfranco in un significativo numero di casi, a un anno e mezzo dall’avvio del progetto.

A questo proposito il sig. Gianni Boldrin, presidente della Consulta della Terza Età, ci racconta un fatto esemplare, in cui i vicini di un anziano, notando le tapparelle abbassate ed essendo a conoscenza della sua condizione di solitudine, hanno provato a mettersi in contatto con lui. In seguito al fallimento dei loro tentativi, hanno deciso di contattare le autorità, che, intervenute sul posto, hanno constatato lo stato di bisogno del soggetto, non autosufficiente e incapace di occuparsi autonomamente di se stesso e della sua abitazione. “In questo caso i vicini hanno scoperto e risolto il problema. Ed è proprio la creazione di una rete di sensibilità del vicinato il senso primo dell’iniziativa - commenta Boldrin, e aggiunge - “È un’idea della Consulta della Terza Età, ma la Consulta è un organismo del Comune, con cui lavora in stretta collaborazione”.

Ecco, allora, che il tema verrà rilanciato mercoledì 4 maggio in Terza Commissione: il passo successivo del progetto consiste nella sua divulgazione presso associazioni e quartieri, con l’obiettivo di sensibilizzare all’attenzione verso le persone più deboli, in previsione del periodo estivo, in cui gli anziani sono generalmente più soli, al riparo dal caldo nelle loro abitazioni. “Quartieri e associazioni faranno da ponte fra noi e la comunità - afferma l’assessore ai Servizi Sociali Sandra Piva -. D’altra parte, questo progetto è un modo per fare rete all’interno del quartiere, per avere un occhio di riguardo nei confronti delle persone più bisognose. E per la sua efficacia è giusto riproporlo”.

Insomma, la popolazione sta invecchiando, ma non mancano le idee per far fronte a questo cambiamento, con un risvolto senz’altro positivo: l’educazione all’apertura al prossimo, attraverso semplici, ma efficaci, gesti di solidarietà.

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