Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Al Cfp di Fonte tornano le liste d'attesa
Mentre gli altri istituti registrano meno iscritti al primo anno, è boom di richieste per il centro professionale. Non sarà possibile accontentare tutti anche perché mancano i soldi della Regione...
La notizia, se per certi aspetti può apparire negativa, in realtà ha rallegrato molte persone: la Scuola professionale di Fonte, uno degli enti che fanno capo alla nostra Diocesi, non è riuscita ad accontentare tutte le richieste di iscrizione al primo anno. Don Roberto Trevisan da due anni gestisce il Centro professionale.
Don Roberto, come spiega, in mezzo alla diminuzione delle iscrizioni ai primi anni delle scuole superiori, un risultato, invece, così sorprendente e confortante per voi a Fonte?
Le ragioni ritengo che siano diverse, ma riassumibili in due grossi capitoli. Il primo: le famiglie hanno ritrovato piena fiducia in questa scuola (abbiamo sentito il parere dei genitori) e il passaparola ha fatto il suo effetto. Le famiglie sono state felicemente impressionate dalla serietà (anche disciplinare), dal rapporto molto umano che intercorre tra allievo e formatore, il ragazzo non è numero, ma una persona da accompagnare passo passo (siamo una scuola cattolica!) e, credo, abbia giocato perfino un ruolo significativo il nuovo look che abbiamo dato: colori, rinnovo degli ambienti, l’immagine di pulizia e allegria allo stesso tempo… Il rapporto con i presidi delle scuole medie si è fatto più fitto e forte e il credito e la stima reciproca danno i loro frutti.
E qual è, invece, il secondo motivo?
La seconda ragione sono convinto siano i risultati, direi strepitosi, nel trovare impiego da parte di chi esce dal nostro Centro. Pensiamo ad un giovane che non abbia tanta voglia di studiare, e che magari abbia problemi economici in famiglia (ce ne sono molti), il quale, finiti i tre anni, a volte in pochissimi giorni (il 30% dei casi) entra nel mondo del lavoro, o nel peggiore dei casi vi riesca nel giro di pochi mesi. A luglio volevo quasi fotografarli questi ragazzi, appena qualificati e già assunti come operai, e metterli su “Vita”, per dare speranza a tutto il nostro territorio! Il lavoro è una molla molto forte. A 17 anni un ragazzo già si rende utile alla famiglia e aumenta in autonomia.
Veniamo allora all’aspetto negativo: è un peccato davvero non accogliere tutti quelli che chiedono l’iscrizione e hanno effettivamente bisogno di entrare al Cfp!
Lo so, è un grande dispiacere, ma le regole di una scuola sono ferree, maggiormente per quelle professionali: gli spazi vitali per la didattica sono ben determinati, e ancor più quando si lavora con macchinari come torni, autovetture, saldatrici… E’ questione di salute e di sicurezza, su cui giustamente veniamo puntualmente controllati e ispezionati dagli enti preposti.
La soluzione sarebbe allargare la struttura?
Certo! Stiamo progettando e studiando questa eventualità, con disegni e consultazioni allo stato avanzato. Ma al momento siamo lontani... Si pensi che avanziamo dalla Regione Veneto ancora tre milioni di euro! Si tratta di stipendi dei professori, di bollette della luce, di riscaldamento etc., che noi abbiamo già pagato da un anno. Come si fa in queste condizioni ad ampliare il fabbricato, quando facciamo fatica ad assicurare lo stipendio ai dipendenti?
E come riuscite ad andare avanti con tali incredibili ristrettezze?
Grazie alle banche, le quali si fidano del nostro Vescovo; grazie alle assicurazioni con cui “proteggiamo” i nostri corsi. Ma le confido che è una pena estenuante, sconfortante e alquanto dispendiosa.
Cosa si potrebbe fare per il bene di questi ragazzi e di questi insegnanti?
Dovremmo avere dei politici che prendessero veramente a cuore la Formazione professionale e di fatto, non solo con slogan, che lo facciano attraverso i Centri di formazione, anche solo calcolando il vantaggio economico enorme e reale che essi forniscono al territorio, e quale servizio umano di recupero e riqualificazione offrano alle famiglie e ai ragazzi in difficoltà. Invece noi incassiamo tante amarezze e delusioni... Ma sono argomenti delicati, e spero proprio che Vita del Popolo, così attenta al sociale, un giorno vicino ci aiuti a squarciare questo velo denso che copre la Formazione professionale. Per ora la lista di ragazzi in attesa resta appunto tristemente “in attesa”, al pari degli stipendi dei rispettivi docenti. Che il Signore, che ha prediletto gli umili e gli ultimi, guardi alla nostra situazione e apra un varco di speranza per tutti, dagli adolescenti ai padri di famiglia coinvolti nella stupenda ed evangelica missione della formazione professionale!