Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Accoglienza in sinergia: riuscito a Povegliano l'incontro tra migranti e comunità locali
Una trentina di giovani immigrati, ospitati presso la canonica locale, fraternizzano con la comunità. Linguaggi alternativi, quello della musica, della danza, della condivisione, accorciano le distanze fra le due sponde del Mediterraneo.
Vassoi di cuscus continuano a transitare attraverso l’entrata della sala grande dell’oratorio di Povegliano. Poi è la volta di belle teiere che emanano un intenso profumo di menta, e di dolci assortiti appena sfornati. Dall’interno proviene della musica africana, accompagnata dai tamburi che ritmano la danza.
Scatto un’istantanea per fissare questi momenti felici vissuti da giovani e famiglie che, pur incontrandosi per la prima volta, si stanno dicendo che la diversità è ricchezza per tutti.
E’ un evento straordinario quello che si va svolgendo, grazie ad una sinergia bene orchestrata tra Prefettura, Parrocchie, Comune, Caritas, Croce rossa, cooperativa Hilal, mediatori culturali.
Una trentina di giovani profughi, ospitati presso la canonica di Povegliano fraternizzano con la popolazione locale. Escono da un anonimato forzato ed entrano in sintonia con il territorio che abiteranno per qualche settimana.
Il linguaggio della musica, della danza, della condivisione del cibo e dei gesti d’amicizia coinvolge e trascina tutti alla gioia semplice dell’incontro. Sono i gesti della reciprocità più che i dialoghi in un inglese approssimativo ad esprimere i sentimenti più veri che si fanno strada tra persone diverse ma figlie di un’unica umanità.
Non c’è più distanza fra ospiti e ospitanti, fra sponde opposte del Mediterraneo, ma soltanto empatia fra simili.
I giovani profughi provengono dal Gambia, dal Senegal, Dal Burkina Faso, dal Pakistan, dalla Nigeria, dal Mali, ma assieme ai giovani di Povegliano, Santandrà, Camalò, Arcade, Treviso, se la intendono alla grande. Tutti sono seduti alla tavola comune, tutti attingono dai grandi piatti di portata. Tutti ballano al centro della sala, mentre gli adulti conversano e i bambini piccoli si assopiscono in braccio alle loro mamme.
Mentre scatto qualche altra istantanea, mi sale dentro una considerazione: forse non è impossibile che esperienze di accoglienza come questa possano diffondersi, possano entrare nel portato culturale delle nostre comunità locali. Certo dentro una cornice di seria organizzazione, di lungimirante pianificazione, di gestione trasparente delle sinergie della solidarietà.
Forse, la logica del poco lievito che movimenta una gran massa di pasta e del granello di senape che diventa albero può trovare riscontro nel tempo lungo, ma anche nel breve, purché diamo credito a questi “segni”: dall’incontro di culture e umanità diverse scaturisce la ricchezza dell’essere uomini fino in fondo.