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Loreggia accoglie in parrocchia
Due migranti senegalesi sono arrivati da qualche tempo nell’ambito del progetto “Un rifugiato a casa mia”, proposto dalla Caritas tarvisina. Un’accoglienza che ha coinvolto tutta la comunità.

Mamoudou e Joseph sono due migranti senegalesi di 34 e 22 anni, che dalla metà di dicembre sono stati accolti in parrocchia a Loreggia, in seguito all’adesione al progetto della Caritas diocesana “Rifugiato in casa mia”. I due migranti sono stati accolti circa tre anni fa, subito dopo il loro arrivo in Italia, dalla Caritas. Giunti in Italia sui barconi salpati dalla Libia, hanno lasciato il loro paese di origine alla ricerca di una destinazione in cui poter costruire un futuro migliore per se e per le loro famiglie.
L’adesione della parrocchia al progetto della Caritas tarvisina è arrivata dopo un cammino di approfondimento, di discussione, di confronto, di valutazione e di discernimento all’interno degli organi parrocchiali (Consiglio pastorale e Consiglio per gli affari economici) e dei gruppi presenti in parrocchia. La fase preliminare all’adesione ha registrato una attenta attività da parte del parroco nella presentazione del progetto alla comunità e nella gestione dei pareri alterni che da questa venivano formulati sul progetto e sull’accoglienza dei migranti.
Alla fine, è prevalsa la convinzione di aderire al progetto della Caritas a cui ha fatto seguito la costituzione del “Gruppo di accoglienza” incaricato della gestione dell’intero progetto. Il gruppo è composto da dodici volontari, alcuni dei quali hanno partecipato al corso di formazione specifico previsto dalla Caritas. La parrocchia si è attivata per la ricerca di un appartamento e ha coinvolto la comunità parrocchiale per la ricerca di mobili e di elettrodomestici usati da destinare all’arredamento. In poco tempo è stato reperito l’immobile, sottoscritto il contratto di affitto e completato l’arredamento con l’attrezzatura e con i fondi offerti da alcuni parrocchiani.
La modalità organizzativa del progetto è stata determinata dopo una approfondita analisi di un’analoga esperienza in corso presso la parrocchia di Piombino Dese. Il progetto “Un rifugiato in casa mia” rappresenta uno stimolo di riflessione e di crescita per la comunità parrocchiale e trova un pieno riscontro nelle parole di papa Francesco pronunciate nella giornata del migrante e del rifugiato: accoglienza nel rispetto della diversità, protezione della dignità umana, promozione delle capacità originali, integrazione in una rete di relazioni per un inserimento pieno nella società di accoglienza.
Alcuni volontari si dedicano alle pratiche burocratiche, altri si incaricano di seguire i migranti nella frequenza scolastica e nella assistenza nelle attività di doposcuola. Alcuni li assistono nella gestione dell’appartamento e degli acquisti, altri nelle attività connesse alla ricerca di un possibile lavoro. La durata del progetto è di 6 mesi, prorogabili di ulteriori 6 mesi.
L’esito del progetto può avere due sbocchi. Con il pieno inserimento del migrante nella società attraverso l’attivazione di un contratto di lavoro e la conduzione di una vita autonoma in una abitazione gestita in proprio, oppure con il rientro presso la Caritas nel caso in cui le condizioni precedenti non si siano realizzate pienamente. Il gruppo di volontari si coordina settimanalmente. Ogni quindici giorni riceve la vista del tutor della Caritas per una verifica sulla evoluzione del progetto. Una volta al mese i rappresentanti del gruppo di volontari, accompagnati dei migranti, partecipano ad un incontro plenario presso la Caritas diocesana.
I costi per l’affitto dell’appartamento e le spese energetiche sono a carico della parrocchia. La Caritas eroga 200 euro al mese per migrante; 125 euro vengono dati alla parrocchia per le spese di vitto e altre spese ordinarie di gestione, con l’obbligo di una puntuale rendicontazione. I restanti 75 euro vengono consegnati direttamente al migrante per le proprie spese personali.
La parrocchia non riceve alcun contributo pubblico per la gestione del progetto. I due migranti prestano la loro opera in parrocchia, collaborando con il gruppo di volontari per le pulizie della chiesa.