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Migranti: Italia, fatti (bene) avanti

Il fatto che i Paesi del Nord Europa abbiano rifiutato di modificare le regole sul diritto d’asilo non alimenta certo l’ottimismo. Tuttavia, il Governo italiano ha la possibilità di giocare un ruolo da protagonista. Sull'attuale emergenza 'intervento del presidente del volontariato trevigiano.

Il fatto che i Paesi del Nord Europa abbiano rifiutato di modificare le regole sul diritto d’asilo non alimenta certo l’ottimismo. Tuttavia, il Governo italiano ha la possibilità di giocare un ruolo da protagonista a condizione che sia capace di non disgiungere la gestione dell’emergenza profughi dalla necessità di impostare una più chiara politica comune verso i Paesi della sponda nord dell’Africa, a partire dalla ridefinizione della relazione tra confini nazionali e confini europei (tema presupposto dalle scelte in tema di asilo politico). Il merito di una iniziativa di questo tipo sarebbe quello di lanciare un tema europeo non riducibile alla sola questione economico-finanziaria, che pare l’unica dimensione rilevante quando si parla di Europa. Nonostante l’euro e la liberalizzazione della mobilità interna, la percezione dell’esistenza di comuni confini è, tra i cittadini del Vecchio Continente, molto debole. Eppure la storia insegna che le istituzioni politiche possono nascere solo nel momento in cui, attraverso l’elaborazione di esperienze comuni, si formano una opinione pubblica e una coscienza comuni. 

Il disagio, un problema di accoglienza che si riscontra oggi in Europa, non deriva forse dal fatto che la struttura della vita quotidiana continua a essere basata unicamente su riferimenti nazionali? In fondo, paghiamo tasse nazionali, ascoltiamo tg nazionali, facciamo scioperi nazionali, votiamo partiti nazionali. Avendo nel frattempo unito l’economia mediante la moneta unica, ciò non può che determinare una grave asimmetria che rischia di trasformare l’Europa in una matrigna, che chiede senza dare. Che manchino politiche lungimiranti lo si vede anche dalle piccole cose qual è l’accordo sottoscritto da vari Comuni e da organizzazioni della società civile come il volontariato della Provincia di Treviso dove l’ambizioso obbiettivo di far fare lavori di utilità sociale è fallito visto che i casi in cui questo si è verificato coinvolgono qualche decina di richiedenti asilo rispetto agli oltre 2.000 presenti in provincia. Questo succede per le modalità con cui si è pensato di dare applicazione all’accordo stesso tant’è che lo stesso volontariato, disponibile fin da subito a collaborare, dovendo misurarsi con questo meccanismo farraginoso ha preferito rinunciarci.

Il fatto poi che in molti comuni non si fa accoglienza, per scelta di partito, comporta ulteriori difficoltà anche per il volontariato che non vuol mettersi in contrasto con l’amministrazione con cui collabora su altri terreni. Come se ne potrebbe uscire? Innanzitutto prendendo atto che il problema non si risolve negandone l’esistenza e neppure rinunciando a salvare le persone in mare, ma rendendo più semplice il tutto a partire dal potenziamento degli apparati pubblici che della materia devono occuparsi. La non politica, una legislazione superata dai fatti con una mera applicazione burocratica, non può che dare l’impressione, peraltro diffusa, di essere invasi, cosa assolutamente non vera come ben dimostrano i numeri. (Alberto Franceschini, presidente Volontarinsieme – Csv Treviso)

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