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Il vescovo Michele sulle tragiche vicende di Godego e Vidor: "Il silenzio delle parole non diventi mutismo o rassegnazione"

Possiamo fare poco, è vero, ma possiamo esserci e tentare, per quanto possibile, di «portare i pesi gli uni degli altri», come da sempre la parola di Dio esorta a fare la comunità dei discepoli di Cristo. E in questo silenzio sgorgano le parole apparentemente fragili ma necessarie della preghiera, dell’affidamento al Signore della fatica e del dramma.

22/02/2021

Di fronte a tali notizie, di fronte all’abisso profondo del cuore dell’uomo, resta solamente il silenzio dei commenti e delle considerazioni. Siamo al cospetto di situazioni dolorose anche solo a pensarle, che vorremmo impossibili e che pure si danno, addirittura in due casi in poche ore, nelle nostre comunità. Ma in questo silenzio sento di dover dire invece le parole della vicinanza a chi soffre, alle famiglie direttamente coinvolte e alle loro comunità, affinché possano percepire di non essere da sole a portare pesi indicibili. Possiamo fare poco, è vero, ma possiamo esserci e tentare, per quanto possibile, di «portare i pesi gli uni degli altri», come da sempre la parola di Dio esorta a fare la comunità dei discepoli di Cristo.

E in questo silenzio sgorgano le parole apparentemente fragili ma necessarie della preghiera, dell’affidamento al Signore della fatica e del dramma. La nostra supplica, la nostra invocazione. Chi non è più tra noi possa essere accolto in un abbraccio eterno di misericordia, chi rimane possa sentire consolazione e conforto, pur in questa prova estrema.

Ma il silenzio delle parole non diventi mutismo o rassegnazione delle nostre comunità. Continuiamo a prenderci cura gli uni degli altri, affinché ci possa essere sempre qualcuno - non importa dove, non importa come - cui rivolgersi nella prova e insieme a cui affrontare le questioni della vita che talvolta rischiano di essere troppo grandi rispetto alle energie di un singolo. Insieme possiamo accoglierle e superarle. Soprattutto in questo tempo di distanziamento fisico e di grande fatica collettiva non perdiamoci d’animo, non chiudiamoci in noi stessi, cerchiamo ed offriamo legami comunitari, reti di solidarietà e di amicizia che possano raccogliere soprattutto chi tra noi fa più fatica a tenere il passo di un tempo esigente e complicato.  Il distanziamento non diventi isolamento, la prudenza non prenda i contorni del sospetto e della paura. Continuiamo a credere nelle ragioni della vita, rendiamoci sempre più attivi nel prestare ascolto e a tendere la mano nell’aiuto, portiamo segni di speranza, anche piccoli ma luminosi, che forse riusciranno ad alleviare una fatica e a offrire prospettive di futuro.

Continuiamo a credere che il domani ci riserva ancora cose buone, e rendiamoci disponibili a cambiare il passo della nostra società, affinché sia sempre più accogliente nei confronti dei più piccoli e dei più fragili. Impegniamoci tutti perché i bambini e le famiglie siano accolti, accompagnati, resi protagonisti della vita e dell’impegno delle nostre comunità.

+Michele, Vescovo

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