Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Economia solidale, dibattito dopo l'invito del Vescovo. Piovesana: "Riprendiamo con coraggio"
Il vescovo di Treviso Michele Tomasi è intervenuto con una riflessione sull’importanza fondamentale di una economia solidale per la “fase 2” per “riuscire a mantenere la solidarietà sociale ed economica che ci ha contraddistinto nella storia e che ancora ci contraddistingue”. la riflessione della presidente di Assindustria Veneto Centro.
Il vescovo di Treviso Michele Tomasi è intervenuto con una riflessione sull’importanza fondamentale di una economia solidale per la “fase 2” per “riuscire a mantenere la solidarietà sociale ed economica che ci ha contraddistinto nella storia e che ancora ci contraddistingue”. Non ci salviamo da soli, ma serve il contributo di tutti.
Sui punti toccati dal nostro Vescovo, abbiamo chiesto un ulteriore approfondimento a persone che per il ruolo che rivestono sono in prima fila per fare in modo che nessuno, soprattutto i più deboli e i più fragili, sia lasciato indietro nel momento in cui l’economia ripartirà.
Ringrazio il vescovo di Treviso, monsignor Michele Tomasi, per l’importante contributo di pensiero pubblicato nell’ultimo numero de “La vita del Popolo”.
Una riflessione che ci interroga innanzitutto come persone, ma anche come imprenditori per il ruolo che abbiamo nella nostra comunità in questo momento complesso e difficile della vita.
L’emergenza sanitaria ci è piombata addosso, nelle sue dimensioni e ripercussioni, facendoci entrare in una dimensione inedita che sta cambiando nel profondo le nostre abitudini.
La nuova normalità non sarà facile
Il vescovo Tomasi ci interroga sul futuro, su quella ripartenza che tutti attendiamo. Non dobbiamo nasconderci come la «nuova normalità», come si usa dire, che ci attende da maggio in poi non sarà facile, per nessuno. Per noi, per le imprese, il lavoro, la comunità, il nostro Paese.
Si chiedono provvidenze, liquidità, bonus per chi ha visto sospese le proprie fonti di reddito, assistenza e tutela, ed è necessario farlo per non aggravare ulteriormente i problemi economici e sociali che ci troviamo ad affrontare.
Ma i soldi non bastano da soli per ripartire. Serve altro, uno «scatto come nel Dopoguerra», ha detto recentemente Giuseppe De Rita, lo spirito che hanno avuto i nostri padri e le nostre madri quando hanno fatto crescere questo territorio in condizioni di partenza ben più limitate di adesso. Avendo saldi i valori della famiglia, della fede, della comunità, del lavoro, sono partiti alla conquista del mondo, con sacrificio, rinunce, nostalgia e hanno saputo creare quel benessere e quelle opportunità in cui sono cresciute le generazioni successive. E’ la generazione che ha creato quel capitalismo popolare di cui andiamo fieri, le filiere auspicate dal beato Giuseppe Toniolo che il vescovo Tomasi ha ricordato quale perno strutturale di un’economia attiva e solidale.
E’ un nuovo “dopoguerra”
Oggi affrontiamo un nuovo «dopoguerra» e questo ci dà una grande responsabilità. Ripartire, certo, per guarire le molte ferite che questa emergenza ha prodotto, ma avendo anche imparato che dobbiamo sentirci parte di un Noi che accoglie i percorsi di ciascuno.
E’ il legame che ci fa sentire impegnati per il bene comune, in un paradigma che sia sostenibile per l’ambiente, l’economia, la società.
Abbiamo tutti negli occhi l’alto esempio di papa Francesco in piazza San Pietro e il presidente Mattarella all’Altare della Patria.
Ognuno deve sentirsi chiamato a contribuire con il proprio lavoro, le proprie scelte, i propri comportamenti.
E ancor più ne sono chiamate le aziende, che sono comunità e infrastruttura sociale nella realizzazione legittima di valore. Per fare solo qualche esempio, come Assindustria Venetocentro fin dall’inizio della pandemia abbiamo chiesto alle aziende di rispettare i termini di pagamento ai propri fornitori, quella filiera che è la nostra forza e ci farà ripartire. E ricordo anche la raccolta di fondi per la sanità e la ricerca medica che abbiamo promosso, raccogliendo quasi 1,5 milioni di euro. Il mondo associativo e i corpi intermedi sono componente fondante di questa nostra comunità e della stessa democrazia, per rafforzarne la coesione anche quando siamo chiamati a superare le prove più difficili.
Proprio i nostri comportamenti in questo periodo hanno dato dimostrazione di pazienza, spirito di sacrificio, orientamento verso un bene comune superiore. Virtù che non vanno disperse, anzi valorizzate e potenziate.
Ecco, forse è vero: ne usciremo migliori, come spesso si dice esprimendo un senso di speranza, se sapremo creare insieme una comunità più solidale e se avremo la volontà e capacità di cambiare il nostro Paese superando ostacoli, burocrazie, rallentamenti, rendite di posizioni che non hanno più senso di esistere.
Con coraggio, motivazione e fiducia riprenderemo il nostro lavoro e ricominceremo, pensando ai più giovani, a guardare insieme al nostro futuro.
*presidente di Assindustria Venetocentro Imprenditori Padova Treviso