venerdì, 22 novembre 2024
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Appello dal mondo del volontariato: "L'importanza dell'accoglienza"

Ad un anno dai “fatti di Quinto” e all’indomani della protesta dei richiedenti asilo, come mondo del volontariato ci siamo imposti una seria riflessione, che è maturata in un documento condiviso da molte realtà del nostro territorio.

Ad un anno dai “fatti di Quinto” e all’indomani della protesta dei richiedenti asilo, ospiti alla Caserma Zanusso di Oderzo, senza contare i disagi che si leggono in altri centri di accoglienza del Veneto, ad esempio Cona, Bagnoli e Agna, come mondo del volontariato ci siamo imposti una seria riflessione, che è maturata in un documento condiviso da molte realtà significative del nostro territorio.
L’appello del Prefetto Laura Lega, con la quale è aperto un dialogo da tempo, in virtù di un protocollo a cui abbiamo da subito aderito, ci impone questa presa di posizione culturale.
Ci mobiliteremo, tra le nostre associazioni e volontari, per sollecitare chi ha degli immobili a renderli disponibili all’accoglienza, ma è necessario fare un passo in più.
La società in cui viviamo è diventata sempre più plurale. Vi sono posizioni diverse e, talvolta, in conflitto le une con le altre circa la costruzione della convivenza con una prospettiva comune per il Paese e il territorio in cui abitiamo. Ciò è dovuto ad una complessità di cause e situazioni in rapido mutamento. Sentiamo perciò importante, come associazioni di volontariato che sottoscrivono il presente documento, riaffermare alcuni valori che condividiamo e che riteniamo fondamentali. Questi valori sono il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza, alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato, all’asilo in caso di persecuzioni, alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale e in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla dignità e al libero sviluppo della personalità.
Le migrazioni nell’area mediterranea sono profondamente mutate negli ultimi anni. Da un lato, con il cronicizzarsi della crisi economica ed occupazionale, molti degli immigrati “stanziali” presenti nel nostro territorio stanno riconsiderando il proprio progetto migratorio secondo nuove prospettive di mobilità: in genere non si tratta tanto di rientrare nel paese d’origine, quanto di cercare altrove, soprattutto in Europa, nuove opportunità di lavoro.
L’altro fenomeno, che sta mutando più radicalmente le dinamiche migratorie locali, è il consistente arrivo di “profughi”, cioè di persone che fuggono da situazioni di guerra, di persecuzione, di minacce alimentari o ambientali, e che chiedono asilo in Europa. A costoro si mescolano un certo numero di cosiddetti “migranti economici”, i quali non trovano altro modo per entrare nel nostro paese, dopo la chiusura delle quote di immigrazione per lavoro.
Si sono messi in moto, in Italia, in Europa e in generale in Occidente, movimenti di stampo populista e xenofobo, che agitano fantasmi terrorizzanti circa il futuro delle nostre società. Vengono alimentate paure che spesso sfociano in forme sempre più preoccupanti di razzismo e intolleranza. Questo clima, ulteriormente inasprito dai terribili atti della criminalità terroristica, assume dimensioni sempre più preoccupanti, registrando movimenti xenofobi organizzati che si propagano entro le sfere istituzionali (Consigli Comunali, Regionali, Parlamenti e, in alcuni casi, anche nei ruoli di governo) e vanno a pesare entro le Organizzazioni Sindacali, le Istituzioni Religiose e, in alcuni casi, nelle stesse Associazioni del Volontariato. Vogliamo, quindi, proporre ad associazioni, comitati, Istituzioni e singoli cittadini l’avvio di riflessioni e di azioni comuni per contrastare con mezzi culturali, politici, educativi e legali la regressione di civiltà che terrorismo e razzismo stanno provocando.
A chi vuole alzare i muri in difesa dell’identità veneta va detto che sono le parole razziste e le espressioni di violenza a contraddire buona parte della nostra storia e della nostra cultura e, quindi, la nostra stessa identità.
Crediamo sia necessario proporre possibili livelli di intervento, per la creazione di un clima di accoglienza nei confronti degli immigrati e per contrastare le plateali forme di intolleranza che in misura crescente sembrano prevalere su forme di convivenza civile pur fermamente presenti nel nostro territorio.
Si deve intervenire, sotto il profilo culturale, con incontri che approfondiscano il tema in maniera seria e circostanziale; sotto il profilo politico, cercando di trasmettere ai rappresentanti in Parlamento e in Regione idee e proposte che favoriscano elaborazioni lungimiranti e risolutive e creando le condizioni perché le nostre realtà associative siano presenti presso i tavoli istituzionali che governano il fenomeno (Prefettura, Regione, Comuni); sul profilo comunicativo, collaborare, anche con i media locali, per migliorare la comprensione del fenomeno e allo stesso tempo la sensibilità emozionale delle comunità; da un punto di vista organizzativo, progettando azioni che potenzino il processo di inserimento degli immigrati, soprattutto nel lavoro e nel volontariato.
E’ importante, infine, che siamo consapevoli che la sensibilizzazione deve partire dalle nostre associazioni, dai nostri iscritti, dai nostri soci. Vi sono alcuni valori di base che dovrebbero accomunare le associazioni di volontariato, come l’attenzione all’altro, la vicinanza, lo sguardo a chi è in difficoltà. Discutiamo e confrontiamoci per elaborare modi di vedere e di agire capaci di intelligenza creativa, ben oltre visioni pietistiche o “buoniste”. 

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