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Il Parlamento europeo dice sì alla scelta delle armi

Il Parlamento europeo sostiene ad ampia maggioranza il piano “ReArm Europe”; boccia la proposta di ribattezzarlo “Defend Europe”; sostiene che le risposte ai rischi e alle minacce alla sicurezza devono essere “simili a quelle in tempo di guerra”. In una risoluzione non vincolante, adottata il 12 marzo, con 419 voti a favore, 204 contrari e 46 astensioni, gli eurodeputati invitano l’Ue ad “agire con urgenza per garantire la propria sicurezza”

Il Parlamento europeo sostiene ad ampia maggioranza il piano “ReArm Europe”; boccia la proposta di ribattezzarlo “Defend Europe”; sostiene che le risposte ai rischi e alle minacce alla sicurezza devono essere “simili a quelle in tempo di guerra”. In una risoluzione non vincolante, adottata il 12 marzo, con 419 voti a favore, 204 contrari e 46 astensioni, gli eurodeputati invitano l’Ue ad “agire con urgenza per garantire la propria sicurezza”. Nel testo, che rappresenta il contributo dei deputati al cosiddetto “libro bianco” sul futuro della difesa europea, che la Commissione e l’Alto rappresentante dovrebbero presentare la prossima settimana, il Parlamento chiede misure concrete per avviare “sforzi realmente innovativi” e azioni “simili a quelle utilizzate in tempo di guerra”. Al contempo il Parlamento sostiene il piano “ReArm Europe” proposto dalla Commissione, e chiede di verificare la possibilità di introdurre un sistema di obbligazioni europee (Eurobond) per finanziare investimenti militari su larga scala e di fare ricorso ai “coronabond” inutilizzati, a integrazione del “ReArm Europe”. Inoltre, nel testo adottato si invita la Banca europea per gli investimenti (Bei) a “investire più attivamente nell’industria europea della difesa grazie all’abolizione delle restrizioni al finanziamento della difesa, nonché alla possibilità di emettere debito a destinazione vincolata”.

L’Unione europea, inoltre, resta il principale alleato strategico dell’Ucraina; sostegno continuo a Kiev per il suo diritto all’autodifesa; sì alla proposta per un cessate il fuoco, nella speranza che la Russia lo accetti; ok alla “coalizione dei volenterosi” per un’applicazione europea di un futuro accordo di pace; accelerare i negoziati di adesione dell’Ucraina all’Ue. Sono alcuni dei passaggi della risoluzione non vincolante adottata sempre mercoledì dal Parlamento europeo, riunito a Strasburgo e approvata con 442 voti a favore, 98 contrari e 126 astensioni.

I voti hanno concluso una due giorni che era iniziata con le comunicazioni della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha citato Alcide De Gasperi, ribadendo la necessità del piano ReArm Europe e affermando che, per quanto riguarda sicurezza e difesa, “è finito il tempo delle illusioni”. In un discorso dai toni fermi, ha usato un’espressione che si sarebbe sentita durante la guerra fredda: “Dobbiamo usare la deterrenza” per avere la pace. “Alcide De Gasperi 70 anni fa disse: «Non abbiamo bisogno solo della pace tra noi, ma di costruire una difesa comune. Non si tratta di minacciare o conquistare, ma di scoraggiare qualsiasi attacco dall’esterno, mosso dall’odio contro un’Europa unita. Questo è il compito della nostra generazione»”. De Gasperi fu il propugnatore, all’inizio degli anni ’50, della Comunità europea di difesa, che non ebbe però attuazione. Von der Leyen ha spiegato che “la pace non è scontata” e che oggi bisogna ottenere “la pace attraverso la forza”. Dunque, risorse economiche, investimenti, 800 miliardi dal piano ReArm, sostegno alle produzioni belliche. “Negli ultimi decenni pensavamo di godere di un dividendo di pace. Ma in realtà, stavamo solo gestendo un deficit di sicurezza. L’Europa è chiamata a prendersi maggiormente cura della propria difesa. Non in un futuro lontano, ma già oggi. Non con passi graduali, ma con il coraggio che la situazione richiede”.

Il piano ReArm Europe, comunque epocale, già approvato dalla Commissione europea e dal Consiglio europeo, prevede una spesa fino a 800 miliardi di euro. Una scelta che, in Italia, divide le forze politiche anche al loro interno, ma provoca reazioni diverse anche tra i cattolici, come dimostra il dibattito, decisamente franco, ospitato dalla Vita del popolo nel numero in uscita e anche in questo sito, con le interviste a Marco Tarquinio e Luca Diotellevi.

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