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Paesi Brics e G7: la spinta delle economie emergenti e prove di nuovo ordine mondiale

Ci si chiede se siamo in vista di un nuovo bipolarismo, i G7 con i loro satelliti e i Brics con i loro seguaci? Una prima risposta la si potrà intravedere nelle formule intermedie - ad esempio il G20 - che in questo nuovo scenario rischiano di saltare. Riprova ne sono già le defezioni annunciate di alcuni leader al vertice G20, che si tiene a Nuova Delhi (India) in questo fine settimana, dal 9 al 10 settembre

Vi ricordate il G8 di Genova, quando l’Occidente ancora corteggiava la Russia? Era il luglio 2001, quando accanto ai sette Paesi più industrializzati (il G7 nasce a metà degli anni’70 come foro di coordinamento informale economico e finanziario, sulla scia della crisi energetica del 1973) già sedeva Putin. Nel novembre dello stesso anno, in una ricerca della banca di investimento Goldman Sachs, per la prima volta viene utilizzato l’acronimo Brics per indicare le economie emergenti, con il tasso di crescita più rapido del tempo.

Dal 1999, a seguito di alcune crisi finanziarie, i banchieri e gli economisti dei 19 Paesi più ricchi e l’Unione europea cominciarono a trovarsi, dando vita a un gruppo di lavoro chiamato G20. Si cominciò, così, per la prima volta, a uscire da una visione contrapposta di economie tra nord e sud del mondo, includendo nella discussione anche le economie emergenti, accanto ai Paesi più forti.

Per la cronaca, il corteggiamento dei G7 con Mosca durò fino al 2014, quando Putin decise di annettere la Crimea e venne esclusa dai vertici annuali. Poi l’uscita formale avviene nel 2017.

Punti in comune e contraddizioni

Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica (i P che formano il gruppo Brics) non sono ancora raggruppati in una vera e propria organizzazione intergovernativa. Anche se, a partire dal 2009, sono diventati un blocco geopolitico più coeso, con i loro Governi che si riuniscono annualmente in vertici formali, questi Paesi paradossalmente non sono alleati tra di loro.

Il gruppo, però, grazie alla forte crescita economica e demografica degli Stati che lo compongono, viene identificato come possibile contraltare economico ai Paesi del mondo occidentale industrializzato, ovvero al G7 e all’Unione Europea, anche se in questo caso si tratta di organizzazioni vere e proprie.

I Paesi Brics occupano, infatti, un posto sempre più importante nell’economia mondiale. In termini di Pil, a parità di potere d’acquisto, la Cina è l’economia più grande, l’India è terza, la Russia sesta e il Brasile ottavo. Insieme, rappresentano circa il 42% della popolazione mondiale, con il 30% del territorio e circa il 32% del Pil mondiale.

A livello geopolitico, ognuno dei Brics ha coltivato in questi anni i propri rapporti con quello che si vuole presentare come il direttorio della politica mondiale, sperando anche di farne parte (per un po’, dal 1999 al 2014, il G7 è stato un G8 con la Russia). La guerra in Ucraina e la polarizzazione che ne è derivata ha spinto i Brics ad accelerare i loro piani.

E se da una parte ci sono il Sudafrica e il Brasile che rimangono legati agli Stati Uniti, dell’altra la Cina e la Russia, note per la facilità con cui entrambe sfidano apertamente gli Usa, cercano di imporre un nuovo equilibrio mondiale. L’India si pone, invece, in un rapporto di equidistanza ma è il Paese più popolato.

Eppure questi Stati – ognuno di per sé quasi un continente – tra loro diseguali e con molte contraddizioni sono uniti dal voler rappresentare l’altra faccia della modernità di questo XXI secolo.

Verso un nuovo ordine mondiale

Nell’ultimo vertice, tenutosi dal 22 al 24 agosto 2023 a Johannesburg (Sudafrica) i Brics hanno deciso di prendere a bordo, dal 1° gennaio 2024, altri 6 Paesi dinamici e che nutrono più o meno forti recriminazioni anti-occidentali: Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Del gruppo allargato fanno parte, così, Paesi che sono in forte competizione economica (Cina, India), talvolta in aperto conflitto tra di loro (Iran e Arabia Saudita, Arabia Saudita e Etiopia, India e Cina), in default economico (Argentina) o in gravi crisi alimentare (Etiopia), sovrappopolati (India e Cina).

Un ampliamento massiccio che preoccupa l’Occidente, soprattutto dal punto di vista economico, dato che i Brics+6 rappresenteranno il 36% del Pil mondiale e il 47% della popolazione dell’intero pianeta. Gli analisti rilevano che, per rivendicare un maggiore ruolo nella definizione del mondo multipolare, non basta, però, rappresentare un maggior peso demografico, geografico o economico, ma bisogna che questi Paesi sappiano fare gioco di squadra e dipendano meno dall’economia cinese. Per la cronaca, il nuovo vertice dei Brics+6 è stato programmato a Kazan (Russia) nell’ottobre 2024.

Intanto ci si chiede se siamo in vista di un nuovo bipolarismo, i G7 con i loro satelliti e i Brics con i loro seguaci? Una prima risposta la si potrà intravedere nelle formule intermedie - ad esempio il G20 - che in questo nuovo scenario rischiano di saltare. Riprova ne sono già le defezioni annunciate di alcuni leader al vertice G20, che si tiene a Nuova Delhi (India) in questo fine settimana, dal 9 al 10 settembre.

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