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Gaza, raggiunto l’accordo sugli ostaggi. Dalla Chiesa: “Ora dare respiro ai civili”

Nella notte l’accordo tra Israele e Hamas, mediato da Qatar, Egitto e Usa, per una tregua militare e per il rilascio degli ostaggi israeliani e di detenuti palestinesi. Primo risultato diplomatico raggiunto dal 7 ottobre. La soddisfazione della Chiesa locale, con le dichiarazioni del card. Pizzaballa e di padre Patton
22/11/2023

La notizia è arrivata nella notte: il governo di Benjamin Netanyahu ha approvato l’intesa sugli ostaggi della guerra tra Israele e Hamas, mediata da Qatar, Egitto e Stati Uniti. Si tratta del primo risultato diplomatico dallo scoppio della guerra avvenuto il 7 ottobre scorso. Ci sono volute diverse ore di riunione, sotto la presidenza del premier israeliano, tra gabinetto di guerra, consiglio di sicurezza e governo, per arrivare al via libera all’accordo con Hamas che prevede il rilascio di 50 ostaggi tutti israeliani o con doppia nazionalità - 30 minori con 8 madri e altre 12 donne - in cambio di 4 giorni di tregua militare e della scarcerazione di 150 palestinesi (1 israeliano per 3 palestinesi), in gran parte donne e minori, che non scontano condanne per terrorismo. A riguardo il ministero della Giustizia israeliano ha pubblicato un elenco di 300 detenuti palestinesi che potrebbero essere rilasciati. La consegna dovrebbe avvenire a partire da domani, 12-13 ostaggi al giorno, fino alla liberazione di tutti gli ostaggi. Un’ulteriore liberazione di altri ostaggi - Hamas e Jihad islamica ne detengono almeno 240 - potrebbe portare all’estensione della tregua. Nel quadro dell’accordo anche l’arrivo a Gaza, via Egitto, di 300 camion di aiuti umanitari.

Le reazioni

Unanimi le reazioni della comunità internazionale. L’accordo raggiunto “dà qualche speranza” alle devastate famiglie degli ostaggi israeliani e “un po’ di respiro ai palestinesi di Gaza”, scrive su X Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, mentre Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, salutando con soddisfazione l’intesa, dichiara che “la Commissione europea farà tutto il possibile per utilizzare la pausa per l’invio di aiuti umanitari a Gaza”. Il presidente americano Joe Biden, in una dichiarazione citata dai media internazionali, accoglie con soddisfazione l’accordo, ringrazia “lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani del Qatar e il presidente Abdel-Fattah al-Sisi dell’Egitto per la loro collaborazione nel raggiungimento dell’intesa” e si dice “straordinariamente gratificato” al pensiero della imminente liberazione degli ostaggi. Anche la Cina, attraverso la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, “accoglie con favore l’accordo per il cessate il fuoco temporaneo” e auspica che questo “contribuisca ad alleviare la crisi umanitaria e ad allentare le tensioni”.

La voce della Chiesa locale

Soddisfazione per questo primo risultato diplomatico arriva anche dal Patriarcato Latino di Gerusalemme. In una breve dichiarazione resa al Sir, il patriarca latino, card. Pierbattista Pizzaballa afferma: “Siamo contenti della notizia e ci auguriamo che questo porti ad un ulteriore sviluppo positivo che si arrivi ad una conclusione del conflitto”.

“Di buona notizia” parla al Sir anche il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, per il quale “l’intesa tra Hamas e Israele va nella direzione di quanto papa Francesco chiede da molte settimane. Speriamo che davvero questa tregua possa ora servire alla liberazione degli ostaggi da un lato e dall’altro dare respiro e sollievo alla popolazione civile di Gaza perché non rimanga schiacciata dal conflitto in corso”.

“Una tregua – aggiunge – è solo un breve momento di respiro ma la nostra speranza è quella che si possa arrivare a una soluzione politica di questa vicenda per conseguire una pace tra Israele e Palestina che riconosca ai cittadini israeliani e palestinesi di vivere sicuri e con dignità all’interno dei rispettivi Stati”.

Da Betlemme, in Cisgiordania, dove dall’inizio della guerra si registrano scontri, con morti e feriti, tra palestinesi e Esercito israeliano, suor Fayeza Ayad, delle Francescane minime del Sacro Cuore, auspica che “con questo accordo ora cessino le armi e si faccia spazio al dialogo e all’ascolto reciproco”. Che qualche cambiamento fosse nell’aria, rivela al Sir la religiosa, “si era capito perché l’altro ieri mattina, per la prima volta dallo scoppio della guerra, Israele ha concesso a molti insegnanti che lavorano a Gerusalemme di passare il check point alla tomba di Rachele. Un segno molto buono”.

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