venerdì, 11 aprile 2025
Meteo - Tutiempo.net

CRONACHE DALLA PANDEMIA. In Ungheria i "pieni poteri" di Viktor Orban

"Quello che è successo non suona bene", racconta Marco Dolcinelli, veronese emigrato a Budapest -: il Governo a metà marzo aveva già dichiarato lo stato di emergenza. Questo gli consentiva di prendere misure straordinarie”. Solo propaganda o volontà di approfittarsi della situazione?

In buona parte del pianeta le persone sono confinate in casa, vengono compresse le libertà personali e accentrati i poteri legislativi per velocizzare le reazioni all’emergenza sanitaria in corso. Spesso ci si è chiesti quale fosse il limite oltre il quale la democrazia poteva essere a rischio. La risposta è arrivata dall’interno dell’Unione europea, più precisamente dall’Ungheria e dal suo presidente Viktor Orban. Il primo ministro ha emanato una legge, approvata dal Parlamento dove ha una solida maggioranza, che gli permette di promulgare decreti senza che sia necessaria la ratifica da parte del Parlamento stesso. I pieni poteri del presidente non hanno una data di scadenza, si dice alla fine dell’emergenza coronavirus, ma in realtà li sta già usando per legiferare su tutt’altro, mentre si teme anche per la libertà di stampa. Non è stato fissato un termine, le opposizioni avevano provato a porre un limite di 90 giorni, ma l’emendamento non è passato. Il Governo acquisisce maggiori poteri, può governare con decreto legge, può promulgare leggi d’emergenza senza consultare il Parlamento, può modificare o annullare leggi in vigore. Durante questo periodo non si possono svolgere elezioni di qualsiasi tipo nel Paese e chi diffonde fake news sul virus potrà essere punito con la reclusione da 1 a 5 anni.

“Quello che è successo non suona bene – ha raccontato Marco Dolcinelli, veronese emigrato a Budapest –: il Governo a metà marzo aveva già dichiarato lo stato di emergenza. Questo gli consentiva già di prendere misure straordinarie. Solo che i decreti dovevano poi essere ratificati dal Parlamento. La nuova legge gli permette di emanare i decreti da solo.

Tra le cose più preoccupanti di questa nuova legge c’è la reclusione per chi diffonde fake news sull’emergenza virus. Se però lo decide Orban cosa sia fake news l’impressione è quella di una censura sul suo operato...”.

E infatti il primo provvedimento non riguarda l’emergenza sanitaria, ma le persone transgender che non potranno segnalare il cambio di genere nel documento di identità. Si tratta di una proposta di emendamento alla legge sui Registri di stato civile, ma non è chiaro se e quando il Parlamento potrà dibattere e votare. O se sia necessario che lo faccia alla luce della legge sui pieni poteri.

“Orban può fare decreti e sospendere leggi già esistenti se ritiene che serva a proteggere la popolazione. Ma in una situazione come questa è tutto grigio. La gente ha reagito in modo prevedibile. Cioè chi lo appoggia dice che bisognava farlo. Gli altri sono molto preoccupati, persino Jobbik, che è un partito di destra, neanche tanto moderata, si è opposto”.

“A voler essere ottimisti si può parlare di mossa di propaganda per prendersi i meriti a crisi terminata: alle ultime amministrative, pur avendo ottenuto ancora la maggioranza, si era registrato un lieve calo di consensi e aveva perso alcune città grosse tra cui Budapest. Lo scenario più negativo invece è che Orban approfitti della situazione e non se ne vada più a suon di censura fino a quando l’Unione europea non prenda provvedimenti seri”.

“Ho letto che si è detta preoccupata e che sta monitorando. Comunque l’Europa dà molti soldi all’Ungheria, sarebbe avventato fare qualcosa di netto. A meno che Orban non creda di poter entrare nelle simpatie russe (che sarebbe «divertente» visto che il comunismo e il 1956 qua ancora lo ricordano molto bene)”.

Intanto i casi di coronavirus nel Paese continuano a salire, il 7 aprile erano arrivati a 800, con quasi 50 morti. Secondo il decreto emanato il 28 marzo e fino all’11 aprile le scuole sono chiuse con insegnamento da remoto, i ristoranti aperti esclusivamente da asporto, gli anziani possono uscire per fare la spesa solo al mattino. La tenuta del sistema sanitario preoccupa: “La sanità è pubblica e generalmente non è nemmeno così male. Ma non sono probabilmente organizzati per gestire numeri grossi. Ci sono meno di 3.000 respiratori in tutto lo Stato”. Un numero basso se consideriamo che l’Italia partiva da 5.400 posti letto nelle terapie intensive e ora è arrivata a 7.800 letti, anche se dobbiamo considerare che in Ungheria la popolazione non arriva a 10 milioni di persone.

SEGUICI
EDITORIALI
archivio notizie
10/04/2025

Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...

TREVISO
il territorio