La morte ha la forza di farci riconsiderare le priorità della vita e, forse, di dare loro un po’ di ordine....
Un convegno e una pubblicazione sul beato Enrico da Bolzano
“Il beato Enrico da Bolzano nel suo tempo” è il titolo del convegno di studi che si terrà venerdì 9 ottobre nella sala Longhin del Seminario vescovile. La San Liberale pubblica un volume di Ivano Sartor
“Il beato Enrico da Bolzano nel suo tempo” è il titolo del convegno di studi che si terrà venerdì 9 ottobre nella sala Longhin del Seminario vescovile. L’iniziativa è promossa insieme dalla Diocesi, con il Comitato per il VII centenario del beato Enrico, e dall’Ateneo di Treviso.
Dopo i pellegrinaggi delle due diocesi, di Treviso e Bolzano, l’inaugurazione del restaurato tempietto, la solenne celebrazione del 10 giugno, e la dedicazione dell’emporio della solidarietà, il convegno rappresenta il culmine delle celebrazioni per il settimo centenario della morte di questo laico, povero e penitente, che mendicava per le strade di Treviso redistribuendo poi ai poveri della città ciò che raccoglieva. Un uomo dalla straordinaria carità, che viveva una vita evangelica radicale, fatta di povertà e di penitenza, di preghiera e di straordinaria carità. Un testimone di santità che è stato, dal suo arrivo a Treviso fino alla morte, figlio di questa città e di questa Chiesa.
Il suo corpo è custodito in un’urna collocata in cattedrale, e a lui sono stati dedicati un tempietto a Treviso (in via Canova), appena restaurato, e un oratorio a Biancade, dove visse con la famiglia.
Si tratta delle celebrazioni più importanti sul beato, visto che quelle del sesto centenario, nel 1915, furono avviate e poi bloccate a causa dell’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale.
“Nella memoria popolare possiamo dire che è lui il santo patrono della città - ha sottolineato mons. Stefano Chioatto, presidente del Centro Studi San Pio X, durante l’incontro con la stampa -. La ricorrenza del VII centenario della morte del Beato diventa occasione propizia per riscoprirne e rivalutarne la figura da differenti prospettive: quella spirituale, con le sue articolazioni devozionali e liturgiche; quella storica e culturale, ricostruendone la biografia, aggiornata con i risultati delle ricerche più recenti ed illustrando gli echi del Beato durante i secoli nella letteratura, nell’arte, nella pietà popolare. Per una chiesa locale il culto e la memoria dei propri santi non è secondario nella determinazione della propria identità”.
Ecco che il 9 ottobre sarà l’occasione per parlare della santità dei laici nel Medioevo, della società e delle istituzioni a Treviso al tempo del beato Enrico, degli Ordini religiosi e dei conventi tra i secoli XIII e XIV, delle migrazioni e delle colonie di tedeschi nella pianura padano-veneta dell’ultimo medioevo, degli eremiti e penitenti a Treviso tra Duecento e Trecento, ma anche dell’iconografia del beato dal XIV secolo all’età contemporanea, e della panegiristica su d lui, fino alla presenza di Enrico in una novella del Boccaccio. Insomma, un contributo alla storia della città di Treviso, oltre che alla storia della chiesa locale.
Durante la conferenza stampa sono state presentate anche le due pubblicazioni uscite in occasione del centenario: la biografia “Beato Enrico da Bolzano - il santo che venne dal nord”, Editrice Velar / Elledici, scritta da Gian Domenico Mazzocato, che propone la vita del santo fuori della tradizione agiografica e sulla spinta della grande religiosità popolare che l’ha sempre sostenuta, e la monografia, curata da Ivano Sartor (“Enrico da Bolzano – l’umile beato di Treviso”), che è ben più di una biografia. Il Comitato l’ha voluta commissionare allo studioso trevigiano, non solo per la consolidata competenza storica, che spazia dalle origini dell’era cristiana ai nostri giorni, ma anche per le sue origini in quel di Biancade, che insieme a Bolzano e Treviso è una delle patrie del Beato. Tale comunanza non è stata solo motivo di vanto ma ha mosso da sempre la curiosità dell’autore, che nel corso del tempo è divenuta passione per la ricerca delle tracce di Enrico.
“Il lavoro di Sartor parte da una rassegna critica delle fonti e della letteratura posteriore riguardante Enrico – sottolinea mons. Chioatto -, esaminando da quelle coeve fino ai nostri giorni e rivalutando autori trascurati. Anche nei capitoli successivi mantiene costantemente l’attenzione al confronto della documentazione, vagliandola, pronto sempre ad avvertire se il dato è verificato oppure deriva dalla tradizione. L’autore consente poi al lettore di controllare l’attendibilità attraverso la riproduzione, in testo o in nota, di ampi stralci esemplificativi delle fonti difficilmente reperibili. Data l’estrema scarsità delle notizie è difficilmente, ricostruibile la vicenda di Enrico, proprio per la sua figura, prima del suo soggiorno a Treviso nell’ultima fase della sua vita. Mentre il fresco ricordo dei contemporanei e le registrazioni quotidiane dei fatti il giorno della morte ed il periodo immediatamente successivo consentono una narrazione più sviluppata”. Molto dettagliato, ad esempio, è il racconto dei miracoli attribuiti al beato, con le dichiarazioni dei miracolati stessi e dei testimoni raccolte dai notai.
Mazzocato, che è presidente dell’Ateneo di Treviso, durante la conferenza stampa ha sottolineato come dalla storia del beato Enrico emerga la presenza di un Dio che sta con gli ultimi e che si serve degli ultimi.
Sartor ci accompagna poi attraverso i secoli nel lungo iter del processo per il riconoscimento della santità e alla conoscenza del culto che si è sviluppato attorno alla figura di Enrico prima e dopo la sua beatificazione e alle sue reliquie. Veramente notevole è il capitolo riguardante l’iconografia, sia quella conservatasi, sia quella scomparsa di cui rimane attestazione, tanto nel trevigiano, quanto nel Tirolo e nelle altre aree di lingua tedesca.
In vista del convegno, il comitato scientifico del centenario ha pensato alla realizzazione di un’acquaforte che non solo andasse ad arricchire la già vastissima iconografia del santo, ma fosse anche il segno evidente e destinato a durare di questa esperienza secolare, una sorta di prezioso “gadget” del convegno. L’artista trevigiana Bruna Brazzalotto (la più nota exlibrista italiana, premio internazionale della grafica 1999 alla rassegna di Malta, attualmente molto apprezzata anche sul fronte della “scrittura” di icone russe) è stata designata per la creazione dell’opera grafica. Il risultato è di grande impatto e fascino. “E’ un impegno che ho accettato con grande gioia, anche a me Enrico è molto caro, è il santo della mia città” ha detto questa mattina l’artista ricordando quando si recava in cattedrale a pregarlo con la mamma.