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Treviso scopre l'Armenia e la tragedia del suo popolo

Una mostra fotografica e molte iniziative, soprattutto nelle scuole, raccontano ai trevigiani la storia e la cultura armena. E domenica in Duomo una messa in rito armeno ricorderà le vittime del genocidio di 100 anni fa

Ancora pochi giorni per visitare a Treviso la mostra fotografica “Armin Theophil Wegner e gli Armeni in Anatolia, 1915". L'allestimento a palazzo dei Trecento si conclude infatti domenica 25 ottobre. Inaugurata il 16 ottobre scorso, la mostra è solo uno dei numerosi eventi che sono stati promossi dalla Fondazione Feder Piazza nell'ambito della manifestazione “Armenia amica. Storia e cultura del popolo armeno". Quest'anno si ricordano i cento anni del genocidio del popolo armeno ad opera del Governo dei Giovani Turchi nel 1915. Si trattò del primo genocidio del XX secolo, dimenticato e sempre negato dalla Turchia, in cui morirono oltre un milione e mezzo di persone. Il genocidio è stato ufficialmente riconosciuto negli anni '80 dalle istituzioni internazionali, a cominciare dalla Commissione Onu per i Diritti dell'uomo. Le 80 fotografie della mostra, allestita per la prima volta nel 1995 e da allora itinerante in più di 90 città italiane, sono state scattate dall'ufficiale tedesco Armin Theophil Wegner, testimone oculare di quei crimini durante il suo servizio in Medio Oriente, nell'ambito delle operazioni militari della Prima guerra mondiale, quando Germania e Turchia erano alleate.

La mostra, corredata di carte geografiche e schede storiche, oltre che di un video sulla storia e la cultura dell'Armenia, documenta anche l'impegno di Wegner nella difesa dei diritti civili e nello sforzo di far conoscere al mondo quanto era accaduto nei deserti dell'Anatolia. Scrisse lettere, diari, scattò fotografie, sfidando i divieti delle autorità turche e tedesche, raccolse e inviò appelli in tutta Europa, e non solo. Celebre la sua lettera - appello del 1919 al presidente degli Stati Uniti Wilson, in cui denuncia lo sterminio del popolo armeno ed auspica una patria per i sopravissuti. L'essere stato testimone dell'annientamento di un popolo, gli dà la forza e il coraggio per cercare di “fermare" Hitler attraverso un appello indirizzato nel 1933 al cancelliere tedesco per scongiurare le persecuzioni del regime contro gli Ebrei. Fu catturato dalla Gestapo, torturato e incarcerato. Liberato, si rifugiò nel 1936 in Italia, dove visse, tra Roma e Stromboli, fino alla sua morte, nel 1978. Tra il 1941 e il 1943 lavorò a Padova come insegnante di tedesco. Solo negli anni '60 la sua opera fu resa nota e nel 1968 venne insignito del titolo di Giusto dalo Yad Vashem in Israele.

La Fondazione Feder Piazza, con la collaborazione dell'Unione Armeni d'Italia e dell'Ambasciata della Repubblica d'Armenia in Italia, è intervenuta nelle scuole, alla Media Stefanini e al liceo scientifico Da Vinci, e sabato 24 alle 16, all'auditorium S. Caterina ci sarà la premiazione del concorso letterario per i giovani sul tema del genocidio. Venerdì 23, invece, alle 18, sempre a S. Caterina, convegno “Storia armena. Genocidio negato". Domenica 25, a S. caterina, dalle ore 9, presentazione dei libri “Amararmenia" di Diego Cimara e “Mairig" di Henry Verneuil; alle ore 12, in duomo, messa in rito armeno a ricordo e suffragio delle vittime del genocidio. Nel pomeriggio, alle 18, a Palazzo dei Trecento, proiezione del film “Common ground".

La mostra è aperta dalle 9 alle 12 e dalle 15.30 alle 19 tutti i giorni, ingresso libero.

Info: www.armeniaamica.it

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