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Treviso-Ostiglia, corridoio tra il verde: è il primo di 5 inserti

Nel numero in edicola il primo inserto "Pedalando con voi", dedicato all'itinerario ciclopedonale della Treviso-Ostiglia. Per 5 numeri consecutivi, infatti, offriamo una raccolta dei 5 percorsi cicloturistici più belli di Treviso e dintorni.

08/05/2015

Dritta davanti a sé, corre per un tratto lunghissimo e l’orizzonte appare come un puntino irraggiungibile alla fine di un corridoio verde, costeggiato da campi coltivati, case e boschi incontaminati che ombreggiano la via. E’ una strada molto suggestiva che attira ogni giorno centinaia di visitatori, con punte di grande affollamento il fine settimana. La Treviso-Ostiglia è una vera e propria meta per chi ama le due ruote o, semplicemente, le passeggiate lontano dal traffico cittadino. L’origine di questo tratto turistico, però, nasconde una storia che non ha nulla a che fare con bici e pedali.
La storia. Venne costruita come linea ferroviaria che collegava Ostiglia (Mantova) a Treviso. La I Guerra mondiale interruppe i lavori che vennero ripresi solo nel 1920, per concludersi a pochi mesi dall’inizio della II Guerra mondiale. La sua presenza favorì il commercio e agevolò i paesi agricoli del Veneto centrale. Nodi fondamentali, oltre alle due stazioni terminali del percorso, furono Camposampiero, Legnago, Grisignano di Zocco. Il tracciato venne utilizzato, purtroppo, anche per deportare ebrei verso i campi di concentramento della Germania nazista, ed essendo un’opera strategica fu più volte bombardata dagli alleati. A causa dei danni enormi il manufatto venne dismesso e abbandonato. Fortunatamente, questa infrastruttura non venne mai privatizzata né utilizzata per altri fini, ma rimase demaniale, preservandosi quasi integralmente. Lungo la via, si possono vedere ancora molte stazioni e caselli che, seppur malmessi, sono riconoscibili e in gran parte recuperabili. Lungo il percorso sono visibili inoltre attrezzature, ponti e infrastrutture originali. Si tratta dunque di un cammino ricco di storia che si snoda per 118 chilometri.
Il tracciato. Grazie a un progetto di recupero delle Province di Treviso e di Padova, oggi possiamo fare circa 50 chilometri dei 118 dell’intero percorso. Si può percorrere in parte il primo tratto che parte dal centro città e raggiunge Quinto di Treviso e poi si snoda fino all’Oasi di Cervara di S. Cristina. Da qui alla ex stazione di Badoere e fino al confine con la provincia di Padova, la pista ciclabile è tutta su fondo sterrato di ghiaino. Il tratto padovano, su asfalto, tocca ben dieci Comuni: Piombino Dese, Trebaseleghe, Loreggia, Camposampiero, S. Giustina in Colle, S. Giorgio delle Pertiche, Campo S. Martino, Curtarolo, Piazzola sul Brenta e Campodoro, fino ai confini con la Provincia di Vicenza.
L’itinerario ci porterà così ad attraversare il Parco del Fiume Sile, il fiume di risorgiva più lungo d’Europa, e il parco agrario di Tergola. Con piccole deviazioni potremo toccare alcune delle più famose ville venete come villa Cornaro a Piombino Dese o Villa Marcello a Levada e vedere i Santuari Antoniani.
Inoltre la ciclabile oggi incrocia tre dei più frequentati assi ciclabili del Veneto come la via del Brenta, la ciclabile del Muson dei Sassi, dove si snoda il cammino di Sant’Antonio (dopo Castelfranco, questo percorso prosegue col nome di Sentiero degli Ezzelini, uno dei prossimi itinerari che proporremo, ndr) e la ciclabile del Sile che scende fino a Jesolo. Per ricaricare le energie vi consigliamo una sosta in uno degli agriturismi che trovate lungo il percorso, dove degustare le delizie tipiche.

Nel numero della Vita del Popolo di questa settimana, ampio inserto con numerose schede e approfondimenti.

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