Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
STORIE DI SPERANZA: Una fiducia ben riposta


A volte nella vita a fare la differenza sono uno sguardo attento e un orecchio ben teso. Nel fluire superficiale delle cose tutto sembra privo di profondità e si mescola in un panorama indistinto, se non ci si sforza di aguzzare la vista e dischiudere un pochino il cuore.
Marilisa ne sembra convinta mentre racconta come la sua esistenza sia cambiata, in un modo che non aveva assolutamente previsto, quando Faisal si è affacciato nella sua vita e lei nella sua.
Il lungo viaggio di Faisal
“È una storia molto lunga” ammette Faisal nell’esordio del suo racconto, anche se, poi, ne fa una sintesi estrema.
La partenza dal Bangladesh a 13 anni e mezzo, da solo, attraverso i continenti, lungo la rotta balcanica: era il 2016 e nel suo Paese non ci poteva più stare, per motivi familiari. Non indugia in nessun dettaglio, è Marilisa ad aggiungerne, per descrivere quanto la prospettiva di Faisal abbia arricchito la sua, anche nei piccoli gesti quotidiani.
In Italia Faisal c’è arrivato nel 2018, a 16 anni: la polizia lo ha trovato a Mogliano e lo ha inserito in una comunità a Mestre, dedicata a minori non accompagnati, dove è rimasto per sette mesi.
Qui si è impegnato molto: aveva voglia di imparare, poca vergogna nello sbagliare, molta curiosità nel conoscere i luoghi e scoprire le abitudini; ma è stato anche importante per lui essere avvicinato alla comunità bangladese di Mestre e poter tornare a giocare a cricket (sport molto popolare nel suo Paese d’origine). Poi, la proposta di affido a una trevigiana, che lo ha tenuto con sé fino ai 18-19 anni, quando scade l’erogazione del contributo regionale dall’Ulss 2 e questi giovanissimi rischiano di trovarsi di nuovo in mezzo a una strada.
Nel frattempo, però, Faisal s’era rimboccato le maniche: ha completato la terza media (lui che in Bangladesh mostrava predisposizione per la matematica e aveva iniziato studi di economia) e ha frequentato per due anni la scuola serale dell’alberghiero. “Non sapevo che cosa volevo fare da grande - racconta Faisal -, ma poi mi hanno parlato della scuola di cucina e ho pensato che mi piaceva vedere i pizzaioli preparare l’impasto delle pizze e lanciarle in aria”. E infatti, per intuizione, ma con tanta determinazione, ha iniziato uno stage in una pizzeria, dove a oggi ha un contratto a tempo indeterminato e fa quello che effettivamente gli piace fare. Merito di quel professore che ha trovato a scuola, che è stato capace di notare il suo talento e valorizzare la sua passione: “Per me è un grande amico”, dice con affetto parlando di lui.
L’incontro con Marilisa
Mentre Faisal trova la sua strada in Italia, Marilisa, che fa parte di un gruppo di laici consacrati, conclude i suoi anni di onorato servizio come infermiera. Le due figlie, Letizia e Irene, sono grandi e vivono in altre città e senza di loro, per lei che è vedova da 31 anni, la casa sicuramente appare un po’ più vuota. È in quel momento che le si affaccia l’opportunità di conoscere Faisal, un giorno di febbraio 2021, e di accoglierlo in casa propria. “Ci siamo detti entrambi che dovevamo essere chiari l’uno con l’altro, che sarebbe stata una prova - racconta Marilisa -, anche perché io ho avuto due figlie femmine, e non ero sicura di avere le energie per seguire un adolescente o poco più”.
La prova, a quanto pare, è andata bene: esattamente quattro anni dopo, il 18 febbraio 2025, e dopo mesi di attesa, si è conclusa la procedura di adozione e Faisal è diventato ufficialmente parte della famiglia di Marilisa. Nonostante ciò, non è un cittadino italiano, perché per quello ci vorrebbero dieci anni di residenza o almeno cinque dopo l’adozione: questa è appunto la legge che la cittadinanza italiana è chiamata a cambiare con il referendum dell’8 e 9 giugno. “Nonostante l’adozione, potrebbe essere rimpatriato in qualsiasi momento - spiega Marilisa -, perché è sempre lungo e difficile avere i documenti in ordine. Dall’adozione del 18 febbraio abbiamo appuntamento per il nuovo permesso di soggiorno il 17 ottobre”.
Questione di sguardo
Persone come Faisal, per la nostra cittadinanza, sono come tesori. Sono persone che si impegnano e che vogliono fare la loro parte. Sono persone che rispettano le regole, che vogliono far parte di una comunità; e sono giovani, in un Paese povero di giovani. Racconta Faisal: “Ho tante persone che ringrazio, perché hanno la capacità di comprendere, ed è per questo che sono qui. La gente riconosce il mio potenziale (nel mio Paese questo non succede), e la gente è capace di aiutare (al di là dei soldi). È grazie a queste persone che ho voglia di crescere qui, e di aprire possibilità per altri”. E, infatti, un sogno nel cassetto ce l’ha, ed è aprire un locale tutto suo: “Non bisogna lamentarsi, non bisogna mollare o desiderare più di quello che si ha, ma volersi migliorare tutti i giorni”.
Per Marilisa, sempre sostenuta dalla fede, la speranza è “quel lumicino nel buio, un profumo, un fiore, qualcosa di bello come quello che ho visto in Faisal, fin dal primo giorno. Ci sono stati momenti in cui rischiava di abbattersi, come qualsiasi ragazzo della sua età, ma chi viene da lontano spesso non ha nessun sostegno e rischia di perdersi. A maggior ragione in loro bisogna avere fiducia e aiutarli a capire le proprie potenzialità”.