Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
L'erbario di mons. Antonio Saccon
La prima parte del viaggio nelle raccolte conservate al Centro "don Paolo Chiavacci" a Crespano del Grappa
“Don Antonio, ha visto questo fiore che ho trovato nel greto del torrente? Che bello! Come si chiamerà?”. “Perbacco, hai trovato l’Aquilegia einseleana, sai che è un tipico fiore delle rocce dolomitiche? Bel colpo ragazzo!”.
Dialoghi come questo, fedelmente ricostruiti grazie a testimoni, avvenivano nei giorni di luglio 1946 a Palù San Marco (nei pressi di Auronzo di Cadore), dove i seminaristi trascorrevano alcune settimane estive e dove il sacerdote, guida tanto paziente quanto appassionato di natura, era mons. Antonio Saccon, figura emerita del Clero trevigiano e del mondo della cultura. Il frutto di queste “erborizzazioni educative” (anche in anni successivi e anche in altre sedi estive diocesane) furono le classiche raccolte di erbe essiccate, note come “erbari”.
Alcuni erano personali dei seminaristi, spesso fugaci quaderni limitati a queste sole esperienze estive. Quello invece, da cui prendiamo spunto per queste noterelle, era l’erbario privato di mons. Saccon, frutto di anni e anni di meticolosa investigazione e di collezione di campioni delle piante osservate nel tempo e nei luoghi dove l’avrebbe portato il suo sacerdozio. Mons. Saccon, prima della morte, donò questo suo prezioso erbario all’amico don Paolo Chiavacci che lo conservò gelosamente presso il “Centro incontri con la natura” che aveva fondato in una casera, in località Crespano del Grappa, alle pendici meridionali del celebre Massiccio. L’erbario è tutt’ora lì, è custodito con mille attenzioni e forma il nucleo fondante di un piccolo patrimonio di altri erbari fra i quali le piante della tesi di laurea in Scienze naturali raccolte negli anni 1977-1978 da suor Adriana Marcante.
In questo articolo vogliamo far sapere che esistono questi erbari, farne conoscere il valore e raccontare come mons. Saccon e suor Adriana avessero anticipato l’attuale attenzione per le bellezze del Creato e soprattutto insegnato a tutti noi che l’amore e la cura per la natura devono nutrirsi di conoscenza e di consapevolezza.
Antonio Saccon era nato a Santa Maria di Sala (Ve) il 2 settembre 1913. Alunno nel Seminario vescovile di Treviso e ordinato sacerdote nel 1936, nel 1942 conseguì la laurea in Scienze Naturali all’Università di Padova e fu insegnante in Seminario fino al 1977 (e per alcuni anni anche al Liceo “Canova” e all’Istituto femminile “Zanotti”, entrambi a Treviso). Per alcuni anni fu Canonico della Cattedrale e assistente dell’Agesci. Morì a Treviso l’1 ottobre 1992. All’interno del Seminario di Treviso esiste tutt’ora il museo naturalistico “Scarpa” dove mons. Saccon, ancora studente, conobbe mons. Giuseppe Carraro (poi Vescovo di Verona), altra figura di “sacerdote-naturalista”, che fu il suo maestro. Del museo “Scarpa” fu animatore e direttore fino alla sua morte. La sua passione per la natura ebbe quindi solide radici, religiose e scientifiche. Come scrisse Antonio De Nardi, “tutta la sua vita si svolse tra la cattedra dell’insegnante e il banco del ricercatore, sempre guidato da un amore appassionato per la sua terra, mettendo a disposizione il meglio di sé per una efficace salvaguardia del territorio trevigiano”.
Concetti e valori che trasmise ai sui alunni e ai suoi seminaristi, come da testimonianze che siamo riusciti a raccogliere. L’erbario, ovvero la raccolta di campioni di erbe essiccati ed etichettati, era parte di questo modo di approcciarsi alla natura: per amare bisogna conoscere. In tutto trattasi di 371 campioni conservati in 9 fascicoli, frutto di raccolte nei luoghi della sua vita: Santa Maria di Sala (dove si recava in famiglia), Vedelago, Montello e altre località del Trevigiano. Una parte importante è composta dalle raccolte effettuate nei soggiorni estivi con i suoi seminaristi, soprattutto a Palù San Marco e a Lorenzago di Cadore.
In alcuni cartellini sono leggibili, di suo pugno, commenti sui luoghi visitati nelle gite e anche su alcuni suoi seminaristi. Sfogliare questo erbario è come incontrare questa persona, con la sua dedizione alla natura e all’educazione.