Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Il razzismo non finisce con l'olocausto
Giorno delle Memoria: i risultati di una ricerca dell'Osservatorio antisemitismo del Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec) di Milano sui fenomeni antisemiti registrati in Italia nel corso del 2017: 109 nuovi episodi che riguardano web, grafica, diffamazione e offese, atti di vandalismo. Un dato emerge chiaro: il conflitto Israele-Palestina contribuisce ad alimentare antipatie verso gli ebrei.
Centonove nuovi episodi di fenomeni antisemiti in Italia nel corso del 2017: 60 riguardano il web; 20 sono segnalazioni di graffiti e grafica; 15 atti di diffamazione e offese, 11 insulti e poi episodi vari di vandalismo. Sono gli ultimissimi dati rilevati dall’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec), che dal 1975 svolge una costante azione di monitoraggio e studio del fenomeno antisemitismo in tutte le sue molteplici manifestazioni in Italia.
A parlare al Sir dei dati registrati nell’ultimo anno, alla vigilia del Giorno della memoria, è Betti Guetta, sociologa e responsabile dell’Osservatorio. “Quello che emerge – dice – è che già da alcuni anni il discorso si è molto spostato sul web ed è diventato sempre più violen aggressivo”.
Su Facebook. Sono aumentati i profili (personali) e i gruppi (collettivi) su Facebook che contengono contenuti altamente antisemiti. Si va dagli stereotipi agli insulti alle offese. L’Osservatorio ha analizzato 210 profili (160 profili personali e 50 gruppi di comunità) ed ha ricevuto e catalogato 2.635 post da social network, di cui 243 dal Bk (fb russo) e 2.392 da Facebook. “Per finire nella nostra classificazione – precisa la sociologa -, vuol dire che i toni sono molto virulenti. Parliamo cioè di post con immagini e scritti altamente offensivi, condivisioni di barzellette estremamente ciniche, banalizzazione della Shoah, per non parlare della strumentalizzazione dell’immagine di Anna Frank. Ma sappiamo bene che sul web viaggia di tutto, anche sotto forma di ironia, false forme di umorismo”.
Sulla Rete. Nel 2017 l’Osservatorio ha rilevato 330 siti, di cui 130 promossi da neonazisti e tradizionalisti cattolici, per l’area di estrema destra; 110 sono cospirativisti; 70 antisionisti e 20 negazionisti. “Questa classificazione – spiega Guetta – tiene conto del fatto che i temi presenti nei siti e catalogati in questo modo sono trasversali, nel senso che chi fa un discorso negazionista è anche antisionista. Hanno però una connotazione principale che li caratterizza nell’area in cui li abbiamo messi”.
Contenuti e toni: ad essere vittime non solo gli ebrei. Il tema principale è la negazione della Shoah ma ciò che l’Osservatorio evidenzia è soprattutto un peggioramento del modo in cui i temi vengono tratti. Di per sé la ricerca non fa emergere grandi novità rispetto agli ultimi anni quanto piuttosto “una permanenza e un peggioramento del discorso antisemita”. La sociologa avverte: “Siamo di fronte ad un fenomeno che non riguarda a nostro avviso esclusivamente gli ebrei. Riguarda l’intera società italiana. Il nostro Osservatorio ha preso come oggetto di ricerca e studio l’antisemitismo, ma se noi andiamo a contare – e altri lo fanno – fenomeni di anti-ziganismo piuttosto che di anti-immigrazione, ci accorgeremmo che il problema anti-ebraico è solo un particolare in una società sempre più antitollerante”. In questa ondata di “odio mediatico” è caduta anche la presidente della Camera Boldrini: secondo l’Osservatorio sono tutti “segnali di debolezza culturale”. Si dice spesso che “con gli ebrei si inizia”. Significa che gli ebrei
“sono una spia, la primissima spia di allarme di un fenomeno che sta lentamente ma progressivamente dando all’Italia un profilo di intolleranza”.
A questo si aggiunge poi un altro fenomeno: lo sdoganamento di certi discorsi che se prima erano considerati tabù, oggi sono pienamente legittimati ed espressi. “E questo perché ogni anno ci allontaniamo dal passato e dalla sua memoria e perché i giovani non hanno alcuna preparazione culturale per affrontare con consapevolezza certi temi. Mi è stato detto, per esempio, che su Fb qualcuno ha scritto che anche gli ebrei devono essere inclusi nello ius soli”.
Antisionismo. Il conflitto Israele-Palestina contribuisce ad alimentare antipatie verso gli ebrei. La reiterata rappresentazione di Israele come Stato “razzista e di apartheid” crea risentimento, indignazione e ostilità contro gli ebrei, e ad ogni nuova crisi in Medio Oriente questo sentimento riemerge. L’Osservatorio segnala come esempio significativo di violenza verbale, la manifestazione-presidio contro Israele, organizzata il 9 dicembre in piazza Cavour a Milano da organizzazioni arabo-islamiche e centri sociali dove è risuonato lo slogan: “Khaybar, khaybar ya yahud, jaish Muhammad saya’ud”, che vuol dire: “Khaybar, Khaybar, o ebrei, l’armata di Maometto ritornerà”.
Quali sono i possibili rimedi? Ci sono Paesi che stanno ragionando in questa direzione a partire, per esempio, dal creare alleanze con i gestori dei vari social network, chiedendo di mettere sistemi di controllo sempre più elevati. Ma tutto ciò non basterebbe: c’è bisogno di “una ricostruzione linguistica e morale del Paese”. Guetta parla di “un’opera di bonifica” per liberare le discussioni pubbliche e private dai litigi e dagli insulti. E poi lascia aperto un interrogativo: “Ci chiediamo se non sia arrivato il tempo di pensare a regole di contenimento, di dare cioè un segnale per dire che non si può pensare di rimanere impuniti all’infinito”.